Omelia Apertura anno Pastorale – Castellazzo B.

Apertura anno pastorale
Col 1, 21-23; Lc 6, 1-5
Carissimi abbiamo ascoltato questo splendido brano della lettera ai Colossesi che descrive il cammino della vita cristiana. Il cristiano fa un cammino interiore: “Un tempo eravate stranieri e nemici”; quando conosci Dio, veramente questa espressione ti prende: prima eri uno straniero, uno che abitava dall’altra parte del mondo, un estraneo, “Un tempo eravate stranieri e nemici”: quello che dice Gesù ti sembra alle volte bello e ingenuo, talvolta folkloristico. “Con la mente intenta alle opere cattive”. Attenzione, le “opere cattive” non sono cose cattive necessariamente; le opere cattive sono quando tu pur vedendo le cose buone dai precedenza a cose buone ma di ordine inferiore rispetto a cose buone di ordine superiore. E quindi quando di fronte ai problemi di una persona mi occupo solo di quelli più piccoli, senza considerare il resto che magari potrebbe aiutarlo e sollevarlo, già questo potrebbe essere considerato un comportamento negativo, pur restando che ho fatto del bene ad un fratello. Anche nella vita, organizzarla per qualche cosa che può anche essere bella e buona, ma farla ruotare tutta attorno a quella e non, ad esempio, ad amare gli altri sarebbe un grande danno al mondo. Si impiegano le risorse per allevare formiche. Non è un peccato allevare formiche, ma quando si dedicano tutte le forze per allevare formiche, mentre si potrebbero fare cose splendide per gli altri con i doni che il Signore ci ha dato, qualche interrogativo potrebbe nascere. “Un tempo anche voi eravate stranieri e nemici, con la mente intenta alle opere cattive; ora egli vi ha riconciliati nel corpo della sua carne mediante la morte”. Gesù ha offerto se stesso e attraverso la sua offerta amorosa ci ha riconciliati; ci “ha riconciliati nel corpo della sua carne mediante la morte”. Ha offerto la vita, è arrivato fino al punto di dire: “Per me la vita fisica è meno importante che amare”. “Per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili dinanzi a lui”. Ora quando Gesù ci riconcilia nel corpo della sua carne mediante la morte, nello stesso tempo in qualche modo ci inserisce nel suo corpo spirituale che è la Chiesa. Perciò questa riconciliazione non è semplicemente un fatto isolato, strettamente personale; in questa riconciliazione ci fa essere Chiesa e qualcosa di preciso nella Chiesa. Caro lettorando, attraverso la redenzione e insieme a questa ti prepari ad occupare un servizio nella Chiesa, un ministero e questo per presentarti santo, immacolato e irreprensibile dinanzi a lui. Ma non per il gusto nostro del perfezionismo o dell’indefettibilità che spesso è figlia di una superbia infinita; anch’io spesso mi vedo indefettibile, uno che non sbaglia nulla, uno che fa tutto giusto. Ma questi non sono pensieri santi, sono pensieri figli di una superbia pazzesca che non so dominare. Quando Paolo parla di queste cose lo fa con un realismo provato nella carne, molto concreto; in effetti sei santo, perché sei pieno dello spirito di Dio; sei immacolato a motivo della redenzione perché Dio continua a purificarti; diventi irreprensibile perché hai vissuto e offerto i tuoi peccati al Signore per qualcosa di più grande e di più buono. I tuoi peccati allora sono stati l’occasione di un bene ancora più incredibile. È bellissima questa visione della vita, non c’è niente di più bello. Nulla è perduto della nostra vita, Dio ricicla anche il peccato, al cento per cento, tanto che sembra una gemma splendente. Ma come è possibile che questa dinamica funzioni nella nostra vita? Dobbiamo essere fondati e fermi nella fede. Perché per rileggere la vita in questo modo dobbiamo avere uno sguardo di fede: è qui che sta la conversione. La fede non è semplicemente aderire ad alcuni articoli, e lo facciamo con il credo; ma la fede è proprio dare uno sguardo alla realtà con lo sguardo di Cristo, ed è quello che ha voluto insegnarci e comunicarci. Guardiamo la realtà in un modo differente dicendo: “Crediamo che la realtà sia questa; crediamo che i nostri peccati e i nostri difetti non siano un ostacolo, non siano un problema, non siano una macchia che ha rovinato la nostra vita; crediamo che le nostre fragilità e le nostre debolezze non siano un ostacolo ad essere un dono per l’umanità”. Ci vuole una bella fede, ma è così. Io sono saldo e fondato su questa fede, le azioni che promanano dalla mia vita saranno insicure e deboli e il peccato continuerà a perseguitarmi e a farmi dire: “Tu non vali niente”, mentre Dio sta dicendo: “Tu sei prezioso ai miei occhi; per te andrei contro i popoli e le nazioni”. Che bella la vita cristiana, che grazia essere cristiani, che bello poter guardare la realtà della nostra vita in questo modo; che benedizione e diventiamo benedizione per il nostro mondo quando viviamo così! “Fondati e fermi nella fede, irremovibili nella speranza del Vangelo che avete ascoltato”. Crediamo di aderire a questa fede, ma poi viene il momento nella vita in cui tutto questo sembra sbiadire, bloccarsi, non andare a compimento. Esiste la tenebra, esiste l’esperienza di essere sulla barca di notte a remare inutilmente, su un lago con le onde e il vento contrario. Domenico tu hai una certa età, non sei più un giovincello, hai già vissuto la tenebra nella tua vita, hai già vissuto l’esperienza di sentirti straniero, ma non illuderti nel pensare di avere già pagato il conto; ci saranno sempre altre esperienze di questo genere e bisogna metterle in conto e dire: “Vado avanti con decisione”, pronto mentalmente a dire: “Succederà qualcosa”. Questa è la speranza sapendo che la parola definitiva nella tenebra non è il mare agitato, non è il vento contrario, ma Gesù Cristo, parola del Padre, verità del mondo, verità della nostra vita, senso di ogni cosa; e questa parola verrà messa in luce. Ecco la speranza del Vangelo, questa parola annunziata è la buona notizia, la buona parola, è Cristo. Carissimi siano contenti, gioiosi per essere parte di questo bellissimo disegno di Dio, siamo qua per offrire a Dio la nostra fede, per continuare saldi nella speranza del Vangelo; il Signore porterà a ciascuno di noi la gioia e la pace e il dono completo di sé, perché egli si è donato completamente sulla croce. La nostra vita non è condizionata dalle azioni che compiamo esteriormente, come abbiamo ascoltato nel vangelo, o dalle norme o dalle cosa da fare; non vogliamo essere degli anarchici, ma vogliamo vivere in modo più vero mettendo al centro Cristo, il Signore del sabato e di tutte le cose, e lui ci farà osservare ogni cosa in pienezza quando noi ci consegniamo interiormente, profondamente, totalmente a lui. Gesù ha detto che non passerà neppure un iota, ma la pienezza della legge è l’amore che Gesù è venuto a portare. Continuiamo questa celebrazione con la benedizione di Domenico, come lettore, segno per noi del fatto che Cristo sta benedicendo tutti noi e ci sta chiamando a svolgere un ministero nella Chiesa, un servizio. Partecipiamo con spirito di stupore e di contemplazione al potentissimo mistero dell’eucaristia nel quale l’amore di Cristo, che offre se stesso, si diffonde nella Chiesa e nel mondo; e continua ad operare nei nostri cuori in modo che anche noi possiamo diventare persone che offrono e amano. La Vergine Maria, dolcissima madre del Signore che noi veneriamo con tenerezza e con amore in questo santuario, ci accompagni in questo cammino interiore, e accompagni con la sua intercessione e la sua benedizione la nostra Chiesa in questo anno pastorale.
Sia lodato Gesù Cristo.