Settimana Sociale di Cagliari: un punto di non ritorno

Settimana Sociale di Cagliari: un punto di non ritorno

Dal 26 al 29 ottobre 2017 si svolse a Cagliari la 48° edizione delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, fondate nel 1907 dal beato Giuseppe Toniolo, del cui comitato scientifico sono attualmente membri due piemontesi, l’arcivescovo Marco Arnolfo e il gesuita Francesco Occhetta. Ora gli Atti di questo importante evento ecclesiale, insieme alle tappe e ai documenti che l’hanno preparato, sono disponibili con il titolo stesso dell’incontro, Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale, (ed. Palumbi, pp 483, euro 20, con DVD allegato), titolo che è mutuato da una definizione di papa Francesco.

Il volume, corredato da un ricco apparato fotografico, volutamente mantiene il tono parlato delle relazioni e riporta non solo gli interventi magistrali degli esperti ma anche le voci “dal basso” dei portavoce dei territori, dei laboriosi esponenti delle comunità, degli imprenditori che creano lavoro, dei rappresentanti delle istituzioni che si sono messi in ascolto dei circa mille delegati delle Chiese locali.

Ne abbiamo parlato con il sacerdote e teologo morale Bruno Bignami, dal settembre scorso direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della Conferenza Episcopale Italiana.

Qual è l’aspetto di novità di questo libro?

«Si propone di essere uno strumento pastorale. Rispetto infatti ai classici atti delle Settimane precedenti, si è cercato di offrire non solo le relazioni ma anche i dibattiti. Ne guadagna il tentativo di presentare la complessità del confronto tra i partecipanti, senza semplificazioni. I testi, inoltre, vengono offerti in formato cd e su chiavetta per poterli utilizzare nell’ambito della pastorale sociale».

Ma in sintesi qual è il lascito della Settimana di Cagliari?

«È un punto di non ritorno. La Chiesa italiana intende offrire un proprio contributo in termini di idee e di prospettiva a proposito del lavoro. Non ci si è limitati a indicare le cose che non vanno, a lamentare la disoccupazione giovanile, a denunciare il lavoro nero o il caporalato ma si è cercato di presentare le buone prassi che sono già presenti nei territori del Paese. Il buon lavoro, frutto della creatività e dell’impegno di molte persone, esiste già e può diventare un riferimento per altri territori che soffrono carenza lavorativa».

Quindi a che cosa può servire questo libro?

«Proporre oggi gli atti della Settimana Sociale aiuta a non disperdere un patrimonio di riflessioni e a far tesoro di un lavoro che apre prospettive di futuro. “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale”: non è una questione di principi ma di esperienze innovative da condividere e far conoscere. Il lavoro è frutto di una comunità generativa, non del genio di un individuo».

Ecco, genio di un individuo. Qualcuno afferma che la Chiesa è contro la meritocrazia e favorisce l’assistenzialismo. È così?

«La Chiesa dovrebbe guardare con sospetto l’uomo solo al comando o quello che si fa da solo. Questo è il concetto. La meritocrazia andrebbe quanto meno discussa: se letta in senso individualistico è un problema più che una risorsa».

Fabrizio Casazza