Omelia Ordinazione Diaconale Santiago Ortiz

Ordinazione diaconale di Santiago Ortiz
At 10, 25-26.35-35.44-48; 1Gv 4, 7-10; Gv 15, 9-17
Carissimi fratelli e sorelle questa sera il Signore scende con il dono del suo Spirito su Santiago per renderlo diacono. Vista così nella sua prosaicità potrebbe sembrare una cosa divertente: renderlo “servo”. Quando uno diventa il servo di qualcun altro non fa una cerimonia particolare, ma, nella Chiesa, questo si fa perché il servizio è il suo mattone fondamentale. Cristo si è fatto servo: “Non sono venuto per essere servito”. Gesù, il figlio di Dio fatto uomo disse: “Non sono venuto per essere servito ma per servire e dare la mia vita in riscatto per gli uomini”. Gesù è il servo, il servo umile, il servo del Signore, colui che viene a servirci; perdere di vista questo è perdere di vista Gesù, cioè perdere di vista tutto. Perché il servizio? Perché abbiamo dei problemi organizzativi e servono dei servi, degli schiavi, delle persone che facciano dei lavori? No. Perché allora il servizio? Perché il servizio è l’espressione più vera e autentica dell’amore, e Dio è amore. Abbiamo ascoltato da San Giovanni: “Carissimi amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio”. Attenzione: “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore”. Sono parole pesantissime, carissimi fratelli e sorelle, parole che non ci stancheremo mai di meditare e non potremo mai dire di averle meditate abbastanza. L’amore è il punto centrale della vita del cristiano, è l’occupazione centrale, è il pensiero, il chiodo fisso, quello che deve essere al centro della tensione nostra e delle nostre comunità. L’amore, non l’efficienza del servizio inteso in senso umano, ma la profondità dell’amore perché quando si ama profondamente si fa anche un servizio intelligente, è l’amore infatti che suggerisce di essere intelligente. L’inverso non funziona: possiamo fare un servizio intelligente e non essere capaci di amare. Lo vediamo dall’amore materno e paterno: chi ama i propri figli con il cuore fa di tutto per loro perché è mosso dall’amore: pensa, programma e agisce in funzione del loro bene. Così deve essere anche per noi. L’amore è molto concreto e si è manifestato in questo modo: “Dio ha mandato il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui”. L’amore consiste nel dare la vita: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici”. Ecco il servizio: è il consegnarsi, è quell’amore radicale e profondo che fa sì che si spenda la propria vita per gli altri. Gesù disse anche: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”. Questo è ciò che ci chiede Gesù, dunque l’amore tra noi deve essere un amore centrale. Amarci gli uni gli altri come lui ci ha amato è il comandamento di Gesù, che spiega: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portate frutto e il vostro frutto rimanga”. Caro Santiago, noi facciamo fatica a mettere a fuoco questa affermazione, crediamo infatti di esser stati noi a scegliere una strada, e spesso siamo noi a sceglierle. Quanto è difficile, invece, mettersi davanti a Dio e avere il coraggio di chiedergli umilmente: “Signore indicami la tua strada”. Come ci viene più facile dire: “Signore se hai bisogno di qualche suggerimento, ci siamo noi”. Ci viene facile pensare in questo modo, e se il Signore non ci suggerisse nulla, diciamo: “Visto che non sai che dirmi nulla, ci pensi io; ma non dire che non va bene quello che penso io”. Gesù nella preghiera che ci ha insegnato, ci ha suggerito di dire: “Sia fatta la tua volontà”; esattamente l’opposto del nostro istinto che ci fa dire: “Signore fa un po’ come ti dico io, fammi il favore che sia fatta la mia volontà”. Amare quindi chiede la comprensione di una relazione corretta con Dio: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”. Ricordati Santiago, che sei stato scelto dal Signore. Ma dire che ti ha scelto il Signore, non ti servirà a copertura di tutto quello che farai solo programmando con la tua testa. Questo è successo storicamente e succede ancora. Il richiamo di Gesù è chiaro: “Io ti ho scelto, non tu hai scelto me, e sono io che ti porto”. La scelta di Gesù nei tuoi confronti chiede che tu sia disponibile a mettere al primo posto l’amore, e questo deve essere prima di ogni tua convinzione, idea teologica e pensiero pastorale. Non è facile, chiede una relazione profonda del cuore che va sempre alimentata, chiede un riconoscere la divinità del Signore. Questo sul versante personale. Ma possiamo rileggere tutte queste cose in un senso comunitario: quando Gesù ci dice di amarci gli uni gli altri, sta mettendo la dinamica di base che costruisce una comunità: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Tante persone che scelgono di agire in questo modo edificano una comunità nella quale il fratello è il termine del proprio servizio e del proprio amore. Amare in questo modo chiede a ciascuno di noi una attenzione e uno sguardo d’amore verso l’altro, che non vuol dire controllare l’altro se fa giusto o sbagliato e, di conseguenza, rimproverarlo. L’amore nella vita di comunità è amare un fratello anche quando sbaglia, anche quando il suo errore fa male. Questo amore non è scontato, è impegnativo e genera una società diversa. Noi siamo qui per essere un seme diverso nella società. Saluto il sindaco che rappresenta la società di Valenza. Come cristiani non siamo qui semplicemente per vivere la giustizia, l’adesione alla legge; questo è ciò che lo Stato e la vita civile ci chiede, ma poi ci lascia liberi sul resto. Guai a noi se ci accontentassimo di questo; noi vogliamo andare radicalmente oltre questo, molto più avanti perché vogliamo amare gratuitamente, generosamente. Caro Santiago, quando vedi un fratello che soffre, che è in difficoltà, che ha delle reazioni scomposte o sbagliate, amalo, curalo con il tuo amore, avvicinati a lui con amore: questo è il servizio. A volte potrai ottenere delle reazioni non piacevoli perché, quando ci si avvicina ad una persona che sta male, questa riversa il suo malessere su chi ha attorno. Ma la civiltà dell’amore non si costruisce lasciando dei vuoti attorno alle persone che stanno male, ma colmando questi vuoti, e questo non può essere delegato ad una persona sola perché, da sola, non sarebbe in grado di riempire un vuoto. Occorrono degli alleati, per questo devi essere modello d’amore e trascinare in questa avventura altre persone capaci di amare coloro che stanno male, che hanno delle reazioni scomposte, che soffrono, o che troverai in una situazione fastidiosa. Siamo noi che dobbiamo imparare a vivere in questo modo e non è scontato, ma è la strada che Gesù ci ha tracciato. La comunità è un luogo dove con le nostre povertà e le nostre cadute siamo risoluti ad amare nonostante ogni fatica, ogni caduta, ogni inciampo con la determinazione di ricominciare tutte le volte di nuovo. Questo è il servizio, il diaconato non finisce mai, perché il servizio non finisce mai, perché Gesù ha voluto mettere il suo servizio come significato centrale del suo ministero; il fatto che Giovanni, nel capitolo 13, abbia messo la lavanda dei piedi al posto dell’istituzione dell’eucaristia è molto significativo. Quella è veramente una azione da servo, da schiavo, nemmeno un ebreo poteva fare una cosa del genere con un altro ebreo, ed è per quello che Pietro inizialmente si era rifiutato. Il diaconato non finisce mai, non è un passaggio verso il presbiterato: siamo sempre chiamati a questo amore. Ti auguro Santiago, per intercessione della Vergine Maria, che tu sia capace di servire anche quando soffri, anche quando non ne hai voglia e non sei ben disposto. Ti auguro di essere perseverante in questo perché chi persevera nell’amore vince, regna con Cristo e vedrà la pienezza di frutti abbondanti che il Signore vuole da ciascuno di noi. Con tutto il cuore è il mio augurio per il tuo servizio. La Vergine Maria ci accompagni nel cuore di questa celebrazione, e l’invocazione dell’intercessione di tutti i santi del cielo ci richiama al bisogno che abbiamo dell’aiuto di tutti per questo compito tanto grande per un essere umano. Viviamo questo momento con profondità, con raccoglimento, con convinzione.
Sia lodato Gesù Cristo