Lo stemma

Lo stemma di monsignor Guido Gallese

Il cappello verde con tre ordini di fiocchi e la croce astile gigliata indicano che si tratta di uno stemma episcopale. Lo scudo è composto essenzialmente da due elementi: il monogramma della medaglia miracolosa e il gallo, tratto dallo stemma di famiglia di monsignor Gallese.

Il monogramma della medaglia miracolosa è composto da una grande M che sta a significare Maria e una I orizzontale che sta per ‘Iesus’, Gesù. Entrambe sono sormontate da una croce. La croce è tratta dallo stemma del cardinale Tettamanzi, passata in quello del cardinale Bagnasco, e indica la linea della successione apostolica. Qualcuno interpreta l’insieme ‘croce + I’ come un simbolo eucaristico: un altare sormontato da una croce. Sotto la M ci sono altre due allusioni mariane: la prima è una ghianda del piazzale del Santuario di Nostra Signora di Soviore (diocesi di La Spezia), luogo originario del vescovo; essa richiama anche lo scoutismo (il fondatore Baden Powell aveva disegnato uno scout che si stagliava da una quercia piantata sul mondo, per indicare la diffusione mondiale della fraternità scout) e segnatamente la Comunità di Soviore di cui monsignor Gallese è stato assistente dal 2000 (dopo la morte del fondatore don Sandro Crippa, rettore del santuario stesso) e nella quale ha visto sorgere copiosi frutti della Grazia di Dio; la seconda allusione mariana è il grappolo che indica la Basilica di Santa Maria delle Vigne, primo santuario mariano della città di Genova, di cui il vescovo era canonico dal 2007; il grappolo allude anche al fatto che molte volte monsignor Gallese si rivolgeva ai giovani dicendo che “santi si diventa a grappoli, non da soli!”, per cui indica i giovani di cui ha avuto la cura pastorale ed è un richiamo al raggiungimento della santità. Il grappolo ha due tralci per indicare che dobbiamo sperare ulteriori frutti. Il grappolo è innestato nella I di Iesus perché Gesù ha detto: “Io sono la vite e voi i tralci” (Gv 15,5) e solo con Gesù possiamo portare frutto perché “senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,5). La I è in rosso per indicare che Gesù ci salva con il suo sangue.

Il gallo, oltre a richiamare il cognome, indica il brano evangelico del rinnegamento di Pietro; per questo nei pressi del gallo è posta una lacrima (“E scoppiò in pianto”, Mc 14,72) a indicare la propria fragile umanità che il vescovo vuole affidare al Signore.

Il cartiglio sotto lo stemma reca il motto “Vulnerasti cor meum”. E’ una frase tratta dal Cantico dei Cantici (4,9) che in italiano suona: “Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, mia sposa, tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo, con una perla sola della tua collana”. E’ la frase che il vescovo citò il giorno della sua ordinazione presbiterale, dicendo che il suo cuore era stato rapito da Maria e che la collana della Madonna è il Santo Rosario.