Omelia Processione Salve

Pellegrinaggio alla Salve Processione
Carissime autorità civili e militari
Carissimi confratelli nel sacerdozio, carissime religiose e religiosi, fedeli tutti Grazie della vostra presenza numerosa e affettuosa in occasione della processione alla Madonna della Salve. È veramente toccante accompagnare l’immagine della Vergine Maria per le strade della nostra città, perché rappresenta la nostra richiesta di benedizione sulle nostre case, sul nostro agire, sul nostro vivere la quotidianità che ha bisogno di essere intrisa di un senso profondo che è il senso di Maria. Noi siamo stati affidati a Maria sotto la croce e ora ci prende come figli; accoglie noi che abbiamo profonda coscienza ed esperienza quando siamo ricorsi alla lei e abbiamo trovato una risposta, un aiuto, un conforto. Perciò vogliamo chiedere alla Madonna la grazia che la nostra vita quotidiana sia piena di questo suo modo di essere presente che è quello sotto la croce: essere presente di fronte ad ogni fatica, ad ogni dolore. Cari ammalati ricordate che in modo particolare la Madonna è con voi, vi è vicina. Sono queste le ultime parole di don Bosco che, sul letto di morte, dettava al sacerdote che gli stava vicino: “Guardate che la Madonna è in questa casa, è con voi”. Don Bosco diceva che dobbiamo affidarci alla Madonna perché lei sicuramente ci sta vicina, e precisava: “Devi dire che è con voi, che è qui in questa casa e ha detto di pregare il santo rosario”. Ecco cari ammalati ricordatelo anche voi: la Madonna vi è vicina, lei che è stata sotto la croce è presente anche alla vostra croce, oggi e ogni giorno. La Madonna ci insegna il vero modo di stare di fronte alle sofferenze e alle fatiche, e noi vogliamo imparare da lei questo modo di vivere la sofferenza e la fatiche perché è il migliore, e perché Maria, la mamma di Gesù, era la sua prima discepola; e Gesù è quello che sa meglio di tutti. Vorrei però anche sottolineare come proprio in questo momento, sotto la croce, Maria diventa la madre della Chiesa: Gesù le affida il discepolo amato e in lui tutti noi. Sono le ultime volontà di Gesù: che abbiamo una madre, la Chiesa, e che viviamo come fratelli. Voglio ringraziare tutti voi per i sensibili progressi che vedo nel crescere nella fraternità. Voglio ringraziare prima di tutto i miei confratelli nel sacerdozio che stanno camminando su questa strada e si stanno impegnando e credo che il nostro esempio, anche imperfetto e piccolo, sia di grande aiuto a tutti; vi esorto a continuare a camminare in questo modo. Ringrazio le autorità: abbiamo vissuto il pranzo in vescovado ed è stato un momento di fraternità molto bello e profondo. Vi ringrazio per questo modo di servire che parte dalle relazioni umane prima ancora che dal dovere istituzionale. Questo esempio di comunione e di fraternità sarà di grande benefico per la nostra popolazione e vi esorto a camminare in questo modo con serenità, collaborazione e stima reciproca. Un grazie a tutti voi che vivete la fraternità nella vostra quotidianità perché, anche se nascosta, segna lo stile di una comunità ecclesiale e civile; questa fraternità fatta di piccole cose, di piccole attenzioni, di atti gentili, di sorrisi, di educazione, di attenzione all’altro, ai suoi bisogni, ai suoi doveri nella banalità della vita quotidiana fa la differenza. Vi ringrazio per gli esempi che ho visto e che continuo a vedere nella nostra città e nella nostra Chiesa. Vi ringrazio con il cuore perché credete che nulla di quello che fate, anche la cosa più piccola e invisibile, sia senza un frutto importante. Infine o Maria, ringrazio te per essere la nostra clementissima patrona vicino a tutti noi nella nostra vita quotidiana; lo dico a nome di tutti gli alessandrini: “Grazie per la tua intercessione, grazie per il bene che ci dimostri”. E noi vogliano esprimerle il nostro affetto, il nostro amore, la nostra vicinanza, la nostra riconoscenza non solo con le nostre parole ma anche attraverso le nostre azioni. “O Maria, accompagnaci ora e sempre perché il bene sempre più fiorisca tra noi”.
Sia lodato Gesù Cristo.