Ordinazione diaconale Stefano Mussi

Ordinazione diaconale di Stefano Mussi
Carissimo Stefano
la liturgia di questa sera ci ha voluto far compiere un percorso insieme a Maria e aiutati dalle Sacre Scritture; un percorso che ci ha introdotto nelle prefigurazione dell’AT, dove Maria viene chiamata “Benedetta in mezzo a tutti i popoli, gloria di Gerusalemme, magnifico vanto di Israele, splendido onore della nostra gente”. E possiamo dire che è veramente tutto questo; anche i vostri cuori che hanno cantato il nostro inno alla Madonna della Salve, esprimevano questo fatto: Maria è vanto della nostra gente, onore del suo popolo. Ci è stato fatto vedere, nel Vangelo, Maria ai piedi della croce; è quello che è raffigurato nella nostra immagine della Madonna della Salve: Maria ai piedi della croce di Gesù, con il discepolo. A lei Gesù rivolge la sua attenzione tirando fuori con fatica quelle poche parole; con fatica perché, crocifisso, era sospeso in modo tale che non poteva muovere i muscoli del plesso solare e in croce si muore di asfissia salvo che uno si punti sul chiodo dei piedi e si tiri su per prendere respiro; immaginatevi quanto sono costate a Gesù queste parole: “Donna, ecco il tuo figlio”, e al discepolo: “Ecco la tua madre”. Noi, questa sera, vogliamo ripeterle anche per te Stefano, e vogliamo dire con il cuore alla Madonna: “Ecco il tuo figlio”; e a te diciamo: “Eco la tua madre”, Maria la nostra dolce mamma che in sé raffigura la Chiesa intera; Giovanni ha molto chiaro questo ruolo materno di Maria. E a te conviene dire con il Salmo: “Ecco io sono il tuo servo Signore, sono il tuo servo, il figlio della tua ancella; hai spezzato le mie catene”. Caro Stefano, sotto la protezione di Maria vieni ordinato diacono; diacono vuol dire servo, e in Maria trovi veramente il modello del servizio. Questa donna dalla vita nascosta, con un ruolo così importante, questa madre poco invadente che, nel Vangelo, smette di parlare quando Gesù incomincia il suo mistero, è sempre presente nei momenti cruciali: è presente con il suo silenzio amoroso. Caro Stefano trova in Maria il modello del tuo servizio; trova in Maria la tua capacità di stare con la gente, soprattutto con i più poveri. Sappiamo che il diaconato è nato per servizio delle mense e per il servizio dei poveri: trova in Maria l’esempio per stare con i poveri con un servizio umile e silenzioso. Servizio, una parola che abbiamo indorato a furia di parlarne, è proprio un rendersi servi, rendersi schiavi; è qualcosa che ci chiede tante volte di passare su di noi stessi; è qualche volta che ci chiede anche di saper accogliere le umiliazioni. Durante la liturgia della parola pensavo alle umiliazioni che avevo sperimentato durante il mio diaconato: ricordo che una volta ero andato dal rettore abbastanza furente a far valere le mie ragioni e questi, dopo avermi ascoltato, mi aveva detto citando il salmo: “Bene per me se sono stato umiliato, perché impari ad obbedirti”. Ho impiegato tanto tempo ad imparare questa lezione di umiliazione perché sono un poveretto, e non so se ancora l’ho imparata, ma è veramente importante per il nostro ministero, perché assicura il fatto che facciamo le cose per amore, e non per noi stessi. Abbiamo sempre la mania di vedere che le cose vadano sempre bene, come abbiamo stabilito, con un ordine, con un programma, tutto a posto; ma la vita è tutto a posto e niente in ordine, e nella vita i veri passi avanti li facciamo quando tutte queste cose ben stabilite saltano, e noi abbiamo il coraggio di rimetterci del nostro, di fare ciò che dovevamo fare senza alcun riconoscimento e anche di subire qualche umiliazione. Queste saranno le bolle che certificano la verità del nostro impegno di amore per gli altri, perché quello che conta è amare, quello che conta e che Gesù vuole insegnarci è l’amore radicale; il nostro ministero è un mistero d’amore. Questa sera, Stefano, ti consacri al Signore ed è bello, per noi diocesani, che la consacrazione sia un’opera sacramentale, e quando ricevi il sacramento dell’ordine ti consacri al Signore, perché è il Signore che prende possesso su di te. È bello sentire le mani di chi ti consacra prendere possesso di te a nome della Chiesa; è l’azione di Dio che dice: “Stefano tu sei mio”. Dio è un soggetto molto imprevedibile e quando prende le nostre vite non sappiamo dove ci porta. A Pietro l’aveva detto in modo chiaro: “Un giorno tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vorrai. Questo disse in quale modo egli avrebbe glorificato Dio” (Gv 21, 18- 19). Questo è lo stile di Dio; però non è una minaccia perché il Signore è anche molto buono con noi e ci fa provare delle gioie e una pace che è una della grazie più grandi che possiamo incontrare. Non possiamo trovare una pace più grande di quella di sapere che stiamo facendo ciò che desidera il Signore; non esiste una pace più grande, non l’ho mai incontrata. È dolcissimo servire il Signore; è faticoso perché ci chiede di cambiare prospettive e di seguire il suo modo di fare che è imprevedibile, ma è dolcissimo. Allora questo essere figlio di Maria, figlio della Chiesa, chiede a te, Stefano, di servire i piccoli e i poveri con grande amore, con grande carità, con gratuità, senza aspettarti nessun ringraziamento, nessuna ricompensa. Io vorrei che questo anno di diaconato non fosse soltanto un anno di cuscinetto verso il sacerdozio come istintivamente potrebbe essere. Devi viverlo bene perché anche questo ultimo gradino è molto importante; ti chiedo di viverlo con un grande amore ai poveri; ti chiedo di viverlo con una grande attenzione alla parola di Dio che proclami. Nella liturgia hai questo compito principale: proclamare il vangelo; fallo in modo tale che questo vangelo entri nei cuori, preparati pregando e parla con il cuore. Queste sono le due cose che ti chiedono un impegno importante. Ed infine, lo abbiamo ascoltato negli Atti degli apostoli, la Chiesa. Maria rappresenta la Chiesa; vengono elencati gli apostoli che si riuniscono nel cenacolo, nel luogo dove Gesù ha istituito l’eucaristia; non era casa loro, eppure sono rimasti inchiodati in quel luogo. Noi ricordiamo dai vangeli che Gesù disse agli apostoli: “Entrate in città, troverete un tale alla fonte, seguitelo, e in quella casa dove entra dite al padrone di casa: Il maestro viene a preparare qui per la pasqua”. Questo è lo stile di Gesù che ci mette in imbarazzo poiché è imprevedibile. Non era casa loro, erano in una casa dove avevano preparato per la pasqua, eppure sono ancora lì dentro, come se il cenacolo fosse diventata la loro casa. Ricorda Stefano che il vero ministero nella Chiesa si vive nella comunione, la casa è il luogo dove tutti ci incontriamo e dove impariamo ad essere perseveranti e concordi nella preghiera. Non farti tentare dal demonio del personalismo, dell’esaltare se stessi, dell’egoismo, della superbia e dell’usare i tuoi doni per far vedere che sei bravo, ma cerca sempre la concordia e la comunione dentro la Chiesa, con il tuo grado di diacono, insieme ai fratelli: il Signore ci dà grandi grazie quando agiamo insieme, quando sappiamo vivere questa perseveranza e concordia nella preghiera tra di noi e insieme a Maria, la madre di Gesù, alle donne e ai fratelli di lui, cioè tutta la Chiesa. Quando siamo insieme il Signore fa grandi grazie. Cari fratelli e sorelle, quest’oggi è la festa della Madonna della Salve ed è bello che il Signore ci faccia il dono di un diacono per la nostra Chiesa. Sono cinque anni che non c’è una ordinazione e questa è una grande grazia e una grande benedizione; siamo proprio grati a Dio per questo dono. Questo ci deve fare pensare: il ministero ordinato è essenziale per la Chiesa e forse non abbiamo abbastanza stima di questo ministero e, forse, a volte pensiamo che non sarebbe bello che il nostro figlio diventasse sacerdote. Io, scherzando, dicevo alla gente che pregava per le vocazioni: “Non bisogna pregare per la vocazione dei figli degli altri, altrimenti non è una preghiera sincera”. Dobbiamo accrescere la stima verso questo dono di Dio. È vero, qualche volta possiamo essere deludenti e anche scandalizzarvi; io vi chiedo scusa a nome dei confratelli e a nome mio personale per tutte le volte che, noi ministri ordinati, non siamo un esempio specchiato di virtù e di vita evangelica, ma credo che il Signore ci abbia donato gli uni agli altri per fare questo cammino assieme; il cammino della vita cristiana non è il cammino di qualcuno più bravo che insegna come fare agli altri poveretti, ma è il cammino di uomini e donne che, insieme con qualcuno che ha un ruolo particolare, quello di pastore, camminano nella via del vangelo; e il pastore, che ha un ruolo particolare nella comunità, è chiamato anch’esso a crescere grazie ai fratelli. In questo momento, oltre a chiedervi scusa per tutte le volte che magari vi abbiamo deluso e a chiedervi di rinnovare la vostra fiducia in questo ministero ordinato, voglio dirvi grazie anche a nome dei mie confratelli. Chissà quanti ringraziamenti verrebbero fuori se ci mettessimo qui questa sera ad enumerare tutto quello che fate per noi: grazie per l’esempio che ci date, grazie per tutte le persone che incontriamo lungo la strada e che ci aiutano, ci sostengono, ci servono e ci amano; grazie per tutte le persone che camminano con noi; grazie per tutte le persone che hanno il grande entusiasmo di ave riscoperto Gesù e che rinnovano anche in noi questo entusiasmo; grazie di cuore. Camminate insieme ai vostri pastori perché il Signore non mancherà di fare grandi grazie alla Chiesa di Alessandria se rimane unita e fedele, se esercita la grande virtù del perdono, se rimane concorde nella preghiera e nella comunione. La nostra Signora della Salve guidi tutti in questo cammino con la sua dolcezza, e ci porti a Gesù: ci riempirà di ogni grazia e farà risplendere questa Chiesa del suo amore e della sua presenza.
Sia lodato Gesù Cristo.