Cattedrale

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La cattedrale di Alessandria, posta al centro della città, non presenta purtroppo quelle caratteristiche di severa antichità proprie delle chiese cattedrali delle altre città italiane.

Per la verità ad Alessandria vi era una cattedrale, e bellissima, che risaliva al sec. XIII, ma fu abbattuta nel 1803 per esigenze militari dal dittatore dell’epoca Napoleone Bonaparte.

La prima chiesa cattedrale, col titolo di S. Pietro, era stata fabbricata con la città tra il 1170 e il 1175 sull’area dell’attuale piazza della Libertà. Ma risultando troppo piccola per le esigenze della nuova città fu atterrata e sostituita da un secondo edificio, su disegno dell’arch. Ruffino Bottini di Casale, che la costruì nello stile di transizione lombardo-gotico.

La fabbrica iniziatasi nel 1228, era ultimata nel 1297; il campanile incominciato nel 1292 veniva finito soltanto nel 1629; la porta maggiore scolpita da Petrobono veniva inaugurata il 6 aprile 1384. Si ha notizia di un restauro generale nel 1585.

Purtroppo questa seconda e bella cattedrale scompariva, come abbiamo detto, nel 1803. Il capitolo, dopo una breve sosta nella chiesetta dell’Annunziata, in Via Urbano Rattazzi, si trasferiva il 19 febbraio 1803 nella chiesa di Sant’Alessandro. Il 17 agosto 1805 otteneva dallo stesso Napoleone, in sostituzione della vecchia cattedrale, la chiesa di San Marco. Questa chiesa in stile gotico con quattro cappelle minori esisteva già nel 1231, affidata ai canonici regolari di S. Martino di Mantova.

Passò ai domenicani del B. Salomonio dal 1253 fino al 1794, anno in cui per esigenze militari e poi, soppressi i regolari, fu incamerata dal governo francese, adibendola prima a vari usi, e dopo come quartiere. Il convento attiguo veniva trasformato in prigione correzionale della città e dipartimento.

La chiesa di S. Marco, concessa quale nuova cattedrale, era però ridotta in pessimo stato. Fu necessaria una ricostruzione quasi totale e questa, su disegno dell’architetto Cristoforo Valizzone, si effettuò tra il maggio 1807 e il novembre 1810. Si ebbe così una chiesa di stile neoclassico in stridente contrasto con le parti vecchie conservate: cioè il voltone della navata centrale e le colonne.

Il 1°dicembre 1810, benedetta dal vicario generale di Casale Monferrato mons. Francesco Salina, era riaperta non più con il titolo di S. Marco, ma di S. Pietro e Marco. Il solenne e processionale trapasso da S. Alessandro in duomo, causa pioggia abbondante, fu però rimandato al giorno seguente 2 dicembre.

Negli anni 1874-1879, su disegno del conte Emilio Arboreo Mella, vercellese, si eliminò l’inconveniente del doppio stile, il gotico nella parte vecchia e il neo-classico nella nuova, e si giunse all’attuale architettura in stile bramantesco con cupola dello stesso stile nell’incrocio dei due bracci. Durante questi restauri il capitolo della cattedrale peregrinò prima a S. Stefano (15 giugno 1874) e poi nella chiesa della SS. Trinità in Via Ghilini (23 dicembre 1874).

L’attuale decorazione risale al 1926-29 e si fece dopo il terribile incendio che nella notte tra l’1 e il 2 settembre 1925 “tutto sconvolgeva e guastava” nella cattedrale di Alessandrina.

Il vescovo S. E. mons. Nicolao Milone si sobbarcava subito il duro compito di portare a “novello splendore il massimo nostro tempio”. E con le offerte degli alessandrini, alle quali si erano aggiunte quelle più vistose di S. S. Pio XI, del comm. Perego Lavagetto, del sen. Teresio Borsalino, nella primavera del 1926 si potevano iniziare i lavori di restauro.

La decorazione, in seguito a concorso, veniva affidata al prof. Luigi Morgari; il capo mastro Giuseppe Sacchi, alessandrino, si assumeva l’onere delle opere murarie.

Nell’aprile 1929, l’inaugurazione dei restauri, che coincideva così con la celebrazione cinquantenaria dei restauri 1879.