Beata Madre Michel
Carissimi fratelli e sorelle la liturgia della parola di quest’oggi, nella festa della Beata Teresa Michel, ci ha presentato una serie di sollecitazioni nell’ordine della carità fraterna. Il profeta Isaia ci ricordava che il digiuno che vuole Dio, è quello di “dividere il pane con l’affamato”, “introdurre in casa i miseri senza tetto”, “vestire chi è nudo”, senza distogliere gli occhi da quelli della nostra gente. Sono parole che provocano e che graffiano il cuore; praticamente nessuno di noi riesce, oggi, ad introdurre in casa i miseri senza tetto; sono anche tempi di versi nel senso che, purtroppo, le insicurezze sono molto peggiori di una volta, le persone che usano tutti i sistemi per introdursi nelle case degli altri a scopo non proprio edificante, o per ricevere la carità, sono tante; sono cambiati i tempi, ma certo non è cambiato il problema dell’aiuto alle persone che sono in difficoltà, che rimane un nostro preciso dovere. Invochiamo il Signore e lui ci risponde, imploriamo aiuto ed egli dice: “Eccomi”; questo ci accade quando se abbiamo attenzione gli uni gli altri, se togliamo di mezzo l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio. Non so come sia ad Alessandria, a Genova si diceva che il mugugno sotto l’ora è libero! Credo sia una delle ragioni della rovina di Genova; perché a furia di brontolare si diventa pessimisti e distruttivi, non costruttivi. Offrire il pane all’affamato, saziare chi è digiuno: è in queste condizioni che vediamo il Signore e lo incontriamo; lui interagisce e risponde, ci aiuta e ci soccorre e ci dice: “Eccomi”. Nel Vangelo Gesù ci ricorda che, tutte le volte che noi facciamo un atto di misericordia corporale verso una persone in difficoltà, è come se lo avessimo fatto a lui stesso. Tante volte nella storia dei santi è capitato che, avendo dato ospitalità o assistito un povero, questi poi si fosse rivelato essere Gesù Cristo; questa è la storia che ho letto in diverse vite di santi. Il Signore ha voluto fare questo proprio per ricordare che è con chi si prende cura di chi ha bisogno. S. Giovanni completa questo discorso con il suo solito stile estremamente verticale ma concreto; dice infatti: “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio”; completa il discorso. Mentre vi dico queste cose, forse dentro di voi, pensate: “Non me la sento tanto. Non so se sono capace di fare così”. Perché effettivamente noi non siamo capaci di fare tutte queste cose, ma l’amore è da Dio. “Se noi conosciamo Dio, l’amore di Dio viene riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci ha donato” (Rm 5, 5), così ci dice S. Paolo. Quindi noi amiamo non con il nostro amore personale ma con l’amore di Dio: “Chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio” (1Gv 5, 1), dice S. Giovanni. “E l’amore di Dio si è manifestato in questo modo: Dio ha mandato suo figlio nel mondo perché noi avessimo la vita attraverso suo Figlio. Non siamo stati noi ad amare Dio, ma lui ci ha amati per primo. Quindi se Dio ci ha amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri (1Gv 4, 9-10)”. Questo è ciò che ci dice il Signore ed è quello che noi non riusciamo a fare. Quando noi non riusciamo a fare le cose, purtroppo abbiamo una reazione psicologica brutta: cerchiamo di dimenticarle. È un classico, funziona anche per le cose quotidiane. Io quando ho tante cose da fare mi capita di dimenticarne alcune. E quando ne hai troppe da fare, il pensiero diventa talmente ansia che poi si finisce per dimenticare qualche cosa; è una difesa psicologica, una cosa inconscia. E così succede anche con le pagine del Vangelo: certe pagine che sono pesanti, noi ce le dimentichiamo, per difenderci. E se noi non abbiamo il coraggio di riprenderle davanti ai nostri occhi e di renderle vive e di pensare: “Non sono io che devo vivere questa pagina, ma il Signore Dio che le deve far prendere vita in me; è lui che mi deve dare la forza di viverle, io credo che il Signore mi può dare la forza di vivere questa pagina”, scordiamo tutto il Vangelo; possiamo ascoltarlo tutte le volte che vogliamo a messa, ma poi ce lo scordiamo tutto. Noi siamo chiamati ad avere questo amore che viene da Dio, dobbiamo ricordarcelo; dobbiamo chiederlo, implorarlo. Madre Michel aveva molto chiara questa verticalità della vita cristiana; era una donna di grande preghiera e di grande adorazione eucaristica, perché sapeva che questo amore con cui voleva amare i fratelli e le sorelle più in difficoltà, doveva esser un amore che scaturiva dal cuore di Dio, perché l’amore che scaturisce dal nostro cuore è insufficiente. Per questo bussava alla porta dei cuori di Dio, così come facevano tutti i grandi santi. Sul Monte Figogna, dove è apparsa la Madonna della Guardia, sopra Genova, da qualche anno c’è una statua di don Orione in ginocchio, davanti alla cappella; quando si arriva in quelle giornate con un po’ di nebbia, e ci si avvicina alla cappella, si ha la sensazione che ci sia qualcuno lì in ginocchio a pregare, ma è la statua di don Orione. In una notte di nebbia don Orione era rimasto lì in ginocchio sul serio: doveva fondare la sua opera più grossa a Genova, il Paverano, enorme, e per fondarla era salito a piedi sul monte Figogna, dalla Madonna della Guardia, di cui era molto devoto. Dopo aver celebrato messa, il rettore del Santuario l’aveva invitato a cena. “No, devo andare, devo andare”. Don Orione aveva fatto finta di andarsene, e approfittando delle tenebre, solo era sceso fino alla cappella dell’apparizione e si era messo in preghiera restandoci tutta la notte. Così è nato il Paverano, la più grossa opera caritativa di Genova. Tutte queste grandi opere sono nate dalla preghiera, dal cuore di uomini e donne di Dio che hanno saputo raccogliere la sfida di Dio e la sua chiamata all’amore radicale, e lo hanno fatto mettendosi di fronte a lui con coraggio. Ed è quello che dobbiamo fare anche noi, cari fratelli e sorelle. Non dobbiamo dimenticare le pagine scomode del Vangelo; è ovvio che non riusciamo a vivere tutto il Vangelo, ma se dimentichiamo alcune pagine, noi lo profaniamo; dobbiamo semplicemente metterci di fronte al Signore e dire: “Signore questa pagina è così dura, guarda quanto poco sono capace di metterla in pratica, come sono scarso; aiutami, istruiscimi, illuminami, donami il tuo amore, donami il tuo Santo Spirito perché io possa amare con il tuo cuore i miei fratelli, le persone in difficoltà, le persone che hanno problemi”. Che bello se riuscissimo a fare così. Questa mattina dicevo queste cose a degli studenti di una scuola superiore a Valenza, e dalle loro obiezioni, mi sembrava di essere un po’ marziano. Dicevo loro: “Guardate che tutti abbiamo dei problemi: e anche voi, crescendo, soffrite, ve ne renderete conto. E quando state soffrendo se c’è un altro che vi carica con espressioni pesanti, con scherzi, con pesantezze, non diventa forse più difficile la vita? E se c’è una persona che soffre e questa persona magari ha un modo di rapportarsi un po’ faticoso e che risente di questa sofferenza, perché lo appesantiamo di più dandole ancora più sofferenza; non basta già quella che ha?”. Dalle reazioni dei ragazzi sembrava che non ci avessero mai pensato o che nessuno le avesse mai dette loro. Cari fratelli e sorelle dobbiamo ricordarci di tutte queste cose; ciò che ha fatto Madre Michel è una testimonianza del fatto che si può creare un ambiente di amore e di accoglienza nel quale si può vivere bene, e dove ci si ama a vicenda; questo è il dono di Dio, questo è il paradiso sulla terra; non ci sarà mai un posto perfetto, ma quanto più noi facciamo conoscenza del Signore, tanto più realizziamo queste cose nella vita. Il mio augurio è che questa opera e il carisma della Madre Michel si rinnovino, non vadano perduti; si rinnovino sempre più al mondo di oggi. E lo vogliamo chiedere al Signore con grande cuore perché Madre Michel non ha fatto semplicemente una serie di opere, ma ha reso presente un carisma, un approccio ai fratelli nella nostra Chiesa alessandrina. E ci tengo tanto, come Vescovo di questa Chiesa, che questo carisma, questo modo di relazionarsi ai fratelli e alle sorelle si conservi, si rinnovi e si vivifichi sempre più. La Vergine Maria e Madre Michel intercedano per noi, ora, in questa celebrazione, perché possiamo mantenere questo carisma e rinvigorirlo sempre più secondo il nostro tempo.
Sia lodato Gesù Cristo.