Ospedale Mauriziano di Valenza
Festa degli ammalati – liturgia dei santi Cirillo e Metodio, patroni d’Europa
Is 52, 7-10; Mc 16, 15-20
Carissimi fratelli e sorelle, abbiamo ascoltato questa finale del vangelo secondo Marco, il sedicesimo capitolo, scelta perché indica la missione dell’evangelizzazione; e anche nella prima lettura abbiamo sentito: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi”. È il tema dell’evangelizzazione, la caratteristica della festa dei santi Cirillo e Metodio. Una prima riflessione: questi santi hanno evangelizzato gli slavi; per noi è tutto semplice: sono andati ad evangelizzare gli slavi, l’abbiamo dato per buono, nessuno ha contestato e nessuno neanche si è chiesto come hanno fatto. Abbiamo una mentalità ingegneristica, nella quale basta che tutto funzioni; ha funzionato, hanno evangelizzato e va bene così. Ma c’è un problema: adesso è l’Italia da evangelizzare. “Come da evangelizzare?” si chiederà qualcuno. Se la sera prima di morire Gesù Cristo ha detto: “Fate questo in memoria di me”, e alla domenica a celebrare in sua memoria ci viene solo il 7% della popolazione della nostra diocesi, vuol dire che il 93% almeno, concretamente, è indifferente alle sue ultime volontà. Sarà colpa del Vescovo, sarà colpa dei preti, o sarà colpa di tutti? Il vangelo ci dice che è colpa di tutti; infatti, da Vescovo della diocesi, constato che queste parole non sono vissute tra noi. “Andate in tutto il mondo”, dice il Risorto apparendo agli Undici; voi vi mettete il cuore in pace: “Lo sta dicendo agli Undici, agli apostoli e quindi sono affari del Vescovo o dei preti”. “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà condannato”. Poi coinvolge anche voi: “E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono”. Siete quelli che credono? Allora sentite bene i segni che vi accompagnano: “Nel mio nome scacceranno i demoni”; chi l’ha già fatto? Nessuno. “Parleranno lingue nuove”; qualcuno di voi l’ha fatto senza aver fatto un corso di inglese o di tedesco? Zero. “Prenderanno in mano i serpenti e se berranno qualche veleno non recherà loro danno”; neppure questo. “Imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. L’avete fatto questo? No. Siamo una delusione cari fratelli e sorelle, siamo una delusione. Gesù ha detto che questi sono i segni che accompagneranno quelli che credono, e noi siamo una delusione. Allora dobbiamo chiederci: “Ma questa pagina di vangelo l’ha detta così per dire o è vera?”. Domanda più difficile: “È possibile che queste cose succedano a me?”. La risposta: “Sì, è possibile”. Ma ci sono alcune condizioni perché possano accadere. Il testo continua: “Il Signore Gesù dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e siede alla destra di Dio”. Dopo che Gesù è sparito in cielo, “essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano”. Ecco il segreto: Dio non fa miracoli a casaccio, ma per confermare la parola che viene predicata. Sapete che non sono solo gli apostoli quelli che predicano, Gesù manda anche i cosiddetti 72; erano discepoli, laici come voi, e sono andati in giro a predicare. Gesù era proprio uno scriteriato: dopo un anno e mezzo, li ha mandati a predicare; ne ha presi 72 e li ha mandati in giro a predicare, a scacciare demoni e a operare guarigioni. Dopo un anno e mezzo! Noi, per il seminario, abbiamo sette anni di formazione, per medicina una decina di anni; Gesù scriteriato, dopo solo un anno e mezzo li ha mandati in giro a predicare e a fare miracoli; e funzionava; hanno infatti scacciato veramente i demoni, e tornati pieni di gioia e dicono: “Signore anche i demoni si sottomettono a noi”. E Gesù a loro: “Sì ho visto il demonio cadere dal cielo come una folgore, ma non rallegratevi che avete il potere sui demoni, rallegratevi invece che i vostri nomi sono scritti nel cielo”. Allora che cosa dobbiamo fare perché questa parola di Gesù non rimanga lettera morta? Dobbiamo prima di tutto crederla. Cari fratelli e sorelle, di fronte alle parole del vangelo che non riusciamo a vivere, dobbiamo prima di tutto crederci, non rassegnarci; non dobbiamo rassegnarci, guai se ci arrendiamo. Dobbiamo credere fermamente che il Signore può realizzare questa parola. Seconda considerazione: queste cose avvenivano perché c’era una comunità; comunità vuol dire un gruppo di persone che si vuole bene, che ha voglia di vivere insieme l’insegnamento di Gesù ed è concorde nella preghiera, impegnato nell’ascolto dell’insegnamento degli apostoli, nello spezzare il pane e nella carità”. Questa è una comunità: persone che si vogliono bene. Gesù aveva detto prima di morire: “Da questo sapranno che voi siete miei amici, se avrete amore gli uni per gli altri”. Non se avrete il certificato di battesimo, ma se avrete amore gli uni per gli altri. Ci vuole fede, ci vuole la comunità e la comunità chiede che noi viviamo insieme volendoci bene, ascoltando l’insegnamento degli apostoli, celebrando l’eucaristia e aiutando i poveri. Se noi facciamo queste cose come comunità è impossibile che non accada quello che abbiamo detto. Tutte le volte che ho trovato una vera comunità, ho visto accadere alcune di queste cose. Una confidenza: ho tre suore che vivono in casa con me in episcopio, sono indiane, e una di queste non è stata tanto bene; ha avuto un problema di salute e dovendo farsi operare, doveva prima mettere a posto l’anemia; ci volevano tre mesi per questo. La sua madre generale, dall’India, le dice di ritornare in India perché hanno procedure un po’ diverse: fanno una trasfusione e operano subito. Le procedure dell’India sono diverse dalle nostre. La suora è ritornata in India e, già che c’era, prima di entrare in ospedale è andata a fare un bel corso di esercizi spirituali predicati da un sacerdote carismatico che già aveva guarito un sacco di ammalati. Questa suora va all’ospedale, fa gli esami e trovano che non aveva più nulla. È ritornata senza avere fatta l’operazione. In questo modo possiamo togliere il lavoro ai medici. Un esempio per non andare troppo distante, ma alla mia suora questo è successo. Queste cose succedono ancora oggi, nel 2014; ma succedono dove c’è la fede, dove si predica la parola di Dio, dove ci si vuole bene, dove si prega insieme, dove si celebra insieme l’eucaristia con il cuore, dove si è attenti ai poveri. Lo vogliamo fare anche noi? Ci proviamo? Partecipate alle vostre comunità parrocchiali con questo spirito, vogliate bene ai vostri parroci, incoraggiateli, sono un dono prezioso che il Signore vi ha fatto; stanno facendo vita grama perché questo è uno dei momenti più duri della storia della Chiesa, perché non si vedono i risultati. Continuiamo a predicare questa parola di Dio e non vediamo risultati nelle nostre comunità; immaginatevi che bello. Sarebbe come se un dottore non vedesse mai nessun paziente guarito: ha studiato per un sacco di anni, e non vede nessun ammalato guarire. Pensate a quanto è duro oggi fare i sacerdoti con questi pochi risultati. Vogliate bene ai vostri sacerdoti, state loro vicino, aiutateli a costruire una vera comunità cristiana, perché oggi di vere comunità cristiane non se ne vedono. È duro per un Vescovo fare questa constatazione, non lo dico per accusare: siamo nella stessa barca e la nostra barca ha le vele giù, siamo alla deriva, dobbiamo fare qualcosa: dobbiamo credere che Gesù ci parla veramente, che dice queste cose, le vuole realizzare e le può realizzare persino attraverso noi. Carissimi fratelli e sorelle è questo l’augurio che vi faccio: costruite vere comunità cristiane perché vogliamo vedere i frutti bellissimi della parola di Gesù in mezzo al nostro popolo. Vogliamo vedervi felici, entusiasti di Gesù, per l’abbondanza della grazia di Dio. La Vergine Maria ci aiuti e ci accompagni perché questo dono di grazia si diffonda nella nostra Chiesa alessandrina.
Sia lodato Gesù Cristo.