Messa del crisma
Is 61, 1-9; Ap 1, 5-8; Lc 4, 16-21
Carissimi fratelli e sorelle
Vorrei, stimolato dalla liturgia della parola così profonda, dire due parole ai sacerdoti e poi fare anche qualche considerazione sulla liturgia che, questa sera, vede la consacrazione degli oli. Il Signore Gesù si presenta con un ministero, conscio della sua chiamata, applicando a sé quel brano del profeta Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura: “Lo Spirito del Signore è sopra di me per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio”. Gesù ha la consapevolezza di una missione, di una missione profonda. Cari confratelli, noi abbiamo la consapevolezza di essere diversi da Gesù e ci fa sempre un po’ effetto perché tendiamo quasi a scindere da noi quelle capacità che in Gesù erano divine e a lasciarci, come scarto di lavorazione per noi, una serie di impegni morali, di cose da fare. Questo fa sì che il nostro ministero sacerdotale possa diventare pesante, mentre invece, in virtù del sacramento dell’ordine, è Cristo che agisce. E se noi vediamo in Gesù Cristo la grandezza della sua maestà e della sua divinità, ebbene dobbiamo ricordarci che Gesù Cristo la rivive e la ripresenta in noi, perché noi siamo la ripresentazione sacramentale di Gesù Cristo, maestro, sacerdote, pastore. Questa ripresentazione di Cristo, che è la nostra vita, è qualcosa che ci fa agire in un modo differente da come pensiamo di poter fare a favore del popolo; noi, infatti, che cosa abbiamo di differente da tutti i nostri fratelli e sorelle? Nulla se non questo sacramento; niente se non una grazia speciale di Dio. Ma questa grazia è forte, fortissima e serve ad edificare la Chiesa che il Signore ci ha chiamato a vivere in profondità qua ad Alessandria. Questa sera, arrivando all’altare, e osservando la nostra processione dal fondo, pensavo che io sono onorato di essere membro di questo presbiterio, perché vedo dei confratelli che hanno deciso di dare la vita al Signore e che hanno fatto il cammino lungo gli anni di sacerdozio, e questa sera sono ancora qui a testimoniare e a rinnovare questo loro desiderio di essere ministri del Signore. La cosa bella del nostro sacerdozio è l’essere sganciato dalle nostre capacità umane; questa è una consolazione. Siamo dei poveretti, con difetti e pregi, ma il Signore agisce attraverso di noi con la sua grazia senza troppo guardare per il sottile. Il Signore non se la prende con noi, per fortuna è buono e misericordioso; egli sa che quando noi rinnoviamo la nostra voglia di ritornare a lui con tutto il cuore, ci dona la grazia con forza, supera le nostre pochezze, le nostre indegnità e le nostre fragilità; basta che noi gli diciamo con il cuore: “Signore Gesù abbi pietà di questo tuo servo, di questo tuo servo che sbaglia, di questo tuo servo che ha dei difetti”. Credo che la cosa bella del nostro presbiterio sia quella di saperci accogliere gli uni gli altri nelle nostre povertà; credo sia il più bel segno della presenza del Padre nel nostro presbiterio. Io non voglio essere accolto da voi per dei doni umani, e nessuno di voi, spero, senta il bisogno di essere accettato dagli altri confratelli in virtù delle cose che fa, perché nessuno mai è stato giustificato dalle opere della legge, ci dice San Paolo, e questo vale anche tra noi. Dobbiamo essere gli uni gli altri il segno di questa misericordia del Padre che fa sì che il nostro presbiterio sia il più bello e dove uno possa desiderare di vivere, perché accolto per quello che è, così com’è, stimolandoci al bene. A volte teniamo molto al carico morale mentre facciamo fatica ad accogliere questa misericordia del Signore e ad incarnarla tra noi. Io sono convinto, ad un anno e mezzo di distanza dal mio ingresso, che il Signore voglia fare grandi cose in questa Chiesa e le vuole fare prima di tutto attraverso di voi, che il Signore ha scelto e che vi siete donati al Signore; e le farà, nonostante tutte le nostre fragilità, debolezze e pochezze, Vescovo incluso. In questa liturgia c’è anche la consacrazione degli oli, serviranno per l’esercizio del vostro ministero ordinato e del vostro sacerdozio ministeriale, serviranno per santificare il popolo di Dio. Che bello il popolo di Dio, che senso di festa, di casa e di accoglienza che dà il popolo di Dio radunato per la celebrazione dell’eucaristia insieme al Vescovo e ai suoi sacerdoti! Il popolo di Dio cammina per le vie del tempo, nelle vie della storia, santificato dalla grazia di Dio come vero popolo di santi, nazione santa, popolo di sacerdoti, chiamati a vivere il vangelo oggi qua ad Alessandria nella sua bellezza, nella sua radicalità e nella sua profondità. Gli oli che consacriamo sono il segno per dire che il Signore anche in questo anno farà grandi cose: il Signore anche in questo anno passerà a santificare, a benedire, a guarire il suo popolo; il Signore anche in questo anno passerà a chiamare ogni cuore a sé e a rendere ciascuno di noi, capaci di essere diffusori della luce del Signore, la luce pasquale di Cristo che arriva a ciascuno di noi. Ecco cari fratelli e sorelle, questa celebrazione così bella ci ricorda che Cristo è la sorgente sia del sacerdozio ministeriale, sia del sacerdozio battesimale, e che tutti noi siamo un solo corpo in Cristo Gesù e tutti noi edifichiamo la Chiesa, portiamo la luce del Vangelo, amiamo i nostri fratelli, soprattutto quelli che ne hanno più bisogno. Non posso dimenticare tra questi i nostri fratelli carcerati. Questa mattina ho celebrato al Don Soria e nel primissimo pomeriggio al carcere S. Michele toccando con mano la sofferenza di questi nostri fratelli e sappiamo che ci sono tanti altri fratelli nella sofferenza per problemi economici, problemi morali, di salute; tutti oggi vogliamo abbracciare, tutti oggi vogliamo accogliere e per tutti vogliamo pregare. Chiediamo al Signore la grazia di essere veramente un corpo solo, un’anima sola in Cristo e capaci di amarci veramente come Gesù desidera; amarci gli uni gli altri: solo così sarà possibile realizzare il piano di Dio, perché, colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati e ha fatto di noi un regno, possa risplendere con la sua gloria attraverso le nostre vite. La Vergine Maria, nostra Signora della Salve che in questa Chiesa veneriamo con tenerezza filiale, interceda per la nostra Chiesa alessandrina affinché possa portare il frutto che il Signore desidera.
Sia lodato Gesù Cristo