Pellegrinaggio a Castellazzo Bormida
Santuario Madonna della Creta
Inizio anno pastorale
Carissimi fratelli e sorelle, la grande domanda della nostra vita, quella che portiamo sempre nel nostro cuore e che non ci può lasciare mai anche se sepolta e diventa subconscia, è questa: “Io sono un albero buono o un albero cattivo?”. E visto che il sistema per capirlo è quello dei frutti, siamo molto attaccati ai frutti, tanto che ci sforziamo di portare sempre frutti buoni. Questo è il nostro problema. Ma per portare frutti buoni non dobbiamo sforzarci in modo innaturale, ma dobbiamo fare in modo che la linfa, che scorre nel nostro albero, sia buona; diversamente non nascono i frutti buoni. Per fare questo dobbiamo ascoltare le parole di Gesù e metterle in pratica. Se le mettiamo in pratica siamo come una casa costruita su una roccia, se le ascoltiamo soltanto e non le mettiamo in pratica, costruiamo senza fondamenta e tutto ciò che facciamo è destinato alla rovina. Inutile costruire una casa, abbellirla, intonacarla, affrescarla internamente, mettere un mobilio accurato e bello, se poi crolla; andrebbero distrutti tutti gli intonaci, gli affreschi, il mobilio e tutto quello che ci teniamo dentro. Bisogna costruire la casa sulla roccia. Vi avevo già raccontato di quel mio parente a cui avevano fatto lo scherzo delle banane; questi aveva un banano in giardino che, ovviamente, non portava frutto perché da noi è difficile che possano fruttificare se non sono in una serra; un amico, per scherzo, gli aveva appeso un casco di banane comprato dal verduraio. Il mio parente, quando ha visto questo casco di banane, ha chiamato sua moglie dicendo: “Guarda sono nate le banane”. Ma in realtà erano appese con un gancio. Anche noi agiamo in questo modo: ci piace tirar fuori i frutti, mentre invece questi devono sgorgare dalla nostra vita in modo naturale, spontaneo, senza sforzo. Come facciamo? Dobbiamo preoccuparci prima di tutto della linfa, non dei frutti; nella nostra vita deve scorrere una buona linfa e la linfa è la grazia di Dio. San Paolo ci dice: “Ma il calice della benedizione che benediciamo non è forse comunione con il sangue di Cristo? Il pane che spezziamo non è forse comunione con il corpo di Cristo?”. Ricordiamoci che Gesù, a proposito dell’eucaristia, ci ha detto: “Chi mangia di me vivrà per me”. L’eucaristia è una forza grandissima per tutti noi. Anche Benedetto XVI aveva scritto “Ecclesia de Eucaristia”, la Chiesa viene dall’eucaristia. Quando noi ci nutriamo dell’unico pane, diventiamo un unico corpo. Siamo chiamati ad essere un corpo solo, e ciascuno di noi in questo corpo è un pezzo. Il Vescovo non è la Chiesa, la comunità è la Chiesa; c’è bisogno di tutti, c’è bisogno del contributo di tutti i doni che il Signore ha fatto a tante persone e che vanno messi insieme a servizio della comunità. Questo è importante da comprendere: l’eucaristia è proprio il punto in cui si fa sintesi di tutto. Perché? Perché l’eucaristia è il dono d’amore di Gesù, è Gesù che ci ama, ci ama da morire; questo è il punto di sintesi della Chiesa: l’amore di Cristo che viene riversato nei nostri cuori. L’amore è il punto di sintesi, e quando noi ci nutriamo del corpo di Cristo, rinnoviamo la nostra alleanza con Dio, e ricordando che è il sangue della nuova alleanza, diciamo: “Anche noi amiamo. Sì vogliamo amare”. Fratelli amare gli altri in modo gratuito ci fa faticare, però è bellissimo perché ci fa vivere con la pace nel cuore. Ognuno di noi dovrebbe avere sempre il coraggio di dire: “Sì voglio amare e posso amare solo con la tua forza Signore”. Ecco allora la bellezza di essere qui a iniziare questo cammino insieme, carissimi fratelli e sorelle, sono contento della presenza di tanti sacerdoti che ringrazio, dei consacrati e di tante persone, famiglie, laici e giovani; siamo qua insieme per iniziare un cammino, una avventura pazza: siamo delle persone che vogliono amare sodo quest’anno. Ma sappiamo anche che siamo dei poveretti, e pensando a Pietro, sentiamo il peso dei nostri difetti. Questa sfida è incredibile: persone difettose che decidono di amare; ed essendo una sfida grandissima ci mettiamo insieme ad affrontarla. Per questo vogliamo rinnovare la nostra alleanza con Dio insieme, adesso; per questo imploriamo Gesù. La Vergine Maria, sotto il cui sguardo siamo venuti ad iniziare questo anno pastorale, interceda per tutti noi, faccia sentire il suo amore materno, perché riusciamo quest’anno a fare dei passi significativi in avanti nell’amarci e nel volerci bene, anche con tutti i nostri difetti, e così portare l’amore di Dio nel mondo, cosa di cui il mondo ha grande, grande sete. Vogliamo allora continuare la bellezza di questa celebrazione, non è la bellezza estetica ma la bellezza dell’amore che ora ci viene donato. Il nostro cuore sappia riconoscere questo amore, innamorarsi, e sappia diffonderlo come effetto e frutto di questa buona linfa che ci viene donata.
Sia lodato Gesù Cristo.