Pontificale Notte di Natale
Is 9, 1-6; Tt 2, 11-14; Lc 2, 1-14
Carissimi fratelli e sorelle
buon Natale a tutti,
il Signore vi faccia gustare, quest’anno in modo particolare e forte, la dolcezza della presenza del Signore Gesù venuto in mezzo a noi. Abbiamo ascoltato nel Vangelo la nascita di Gesù, una nascita così semplice. E a me fa molto pensare perché è un mistero, un mistero grande, il mistero di Gesù nato, fattosi uomo, il verbo di Dio, il figlio di Dio fatto uomo, venuto in questo mondo: un mistero grandissimo. Io mi domando: “Quando lo capiremo mai?”, “Quando lo capirò mai, io, questo mistero?”. Ne capisco sempre dei bocconcini, dei pezzetti, ma, ogni volta che ne capisco di più, sento che ci sono ancora grandi parti che mi sfuggono. Ad ogni risposta che mi do, si aprono più domande, e mi trovo davanti al mistero. Un mistero che funziona, perché di fatto posso costatare nella mia vita l’amore del Signore. Ed è per questo che pensavo all’amore del Signore che si fa vicino ad ognuno di noi. Cari fratelli e sorelle quanto bisogno abbiamo dell’amore oggi; come è svalutato, come è poco vissuto, come è faticoso viverlo, perché siamo in una società che è egoista, una società che ci spinge, in modo implicito, a vivere i nostri interessi, le nostre cose, il nostro benessere, la nostra realizzazione, i nostri consumi. E in questo modo non ci accorgiamo che l’amore ci sfugge di mano, come se si frantumasse. L’amore è friabile, lo possiamo sentire sgretolare tra le nostre mani. E questa è una condanna perché noi abbiamo nel cuore la sete dell’amore, noi abbiamo nel cuore il desiderio immenso di essere capaci di vivere la vita donandoci a qualcuno, essendo capaci di amare con fedeltà e per sempre; ma in questo sperimentiamo come non si riesca così bene, soprattutto nella nostra società. Gesù è venuto a portarci un aiuto per amare. Gesù è venuto a dirci: “Vi sono vicino, vi amo, sono con voi; vi do il mio amore, voglio portarvi il mio amore”. Sappiate che l’amore di Gesù sarebbe l’amore del Padre e l’amore del Padre verso il Figlio è lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è concreto; noi lo vediamo come la terza persona della Trinità, un po’ sulle nuvole, ha anche le ali, ma lo Spirito Santo è molto concreto. E Gesù è venuto qui per amore: un amore che non si ferma davanti a nulla, non si ferma di fronte a disagi, neppure di fronte al fatto di non avere una casa o che sono in spostamento per andare a censirsi; non si ferma di fronte al fatto che dovranno partire direttamente da Betlemme per l’Egitto senza tornare nemmeno più a Nazaret, che era più a nord. Un amore che non si ferma di fronte a nessun problema, a nessuna fatica e neanche alla persecuzione; un amore che arriverà al dono completo di sé e della propria vita. È un amore concreto per noi cari fratelli e sorelle. Noi siamo forse gli ultimi pazzi sognatori rimasti in questo mondo un po’ cinico e disincantato, molto interessato; siamo rimasti a sognare perché questo amore di Gesù sembra un sogno. Però può essere realtà. Come? Se lo viviamo insieme. Entrando vedevo tanti volti noti e mi veniva in mente la prima volta che sono entrato in questa cattedrale gremita dalla porta centrale là in fondo, il giorno del mio ingresso, il 25 novembre di due anni fa, e non conoscevo nessuno, eravate degli sconosciuti. E mi rendo conto che in questi due anni ho conosciuto tante persone, i volti diventano noti e amici, persone che vedo diverse volte e con cui ho scambiato diverse parole e con cui ho fatto discorsi profondi; persone con le quali ho vissuto pezzi di vita; sento crescere l’affetto per voi. Vorrei dire a tutti, anche a quelli che non conosco, che vi voglio bene e che vorrei essere capace di amarvi veramente; sono il primo sognatore che vuole essere capace di amare, ma lo faccio con le mie deboli forze e, in questi giorni, le sento ancora più deboli perché sono stato un po’ malato e mi sento fiacco; corrisponde un po’ allo stato della vita, una vita debole ma con il Signore possiamo fare grandi cose. Dobbiamo provarci, dobbiamo mettere in pratica l’amore, dobbiamo far sì che l’amore prenda carne nelle nostre vite, dobbiamo vivere l’amore. Cari fratelli e sorelle, l’amore non si fa, si vive, perché se non c’è la vita dell’amore profondo nel cuore rischiamo di trovarci con un amore friabile tra le mani. Uniamoci insieme carissimi fratelli e sorelle, proviamo ad amare, proviamo a incontrarci, a rincontrarci e a far nascere pian piano con la frequentazione l’amore. Lo diceva la volpe al piccolo principe nel famoso libro di Saint-Exupéry: “Ci vuole pazienza; bisogna incontrarsi, incontrarsi, incontrarsi, ma pian piano si crea un legame”. E questo legame è amore e questo amore cambia il mondo. Insieme possiamo cambiare questo mondo, insieme possiamo amare ma, soprattutto, insieme a Gesù, a questo bambino che è venuto a sconvolgere la nostra vita in questo modo così strano; un Dio strano, un Dio che ci sta chiamando, un Dio che ci ama e che vuole che anche noi amiamo. Carissimi fratelli e sorelle, che questo natale sia un richiamo forte alla nostra voglia di amare; che Gesù ci possa sedurre e ci faccia gustare la dolcezza del suo amore. La Vergine Maria, che ha dato al mondo e per noi il suo figlio Gesù, ci aiuti e ci accompagni e ci guidi in questa liturgia perché il nostro cuore sia toccato dalla dolcezza e dalla tenerezza del Dio fatto uomo.
Sia lodato Gesù Cristo.