Festa di Don Bosco
Carissimi fratelli e sorelle, festeggiamo don Bosco, un uomo che il Signore ha suscitato nella Chiesa per un bene grande, per il bene di tanti giovani. L’altro giorno, alla conferenza per il bicentenario della nascita di don Bosco che abbiamo fatto in piazza della Libertà, ascoltando il prefetto e quello che diceva sui santi sociali, questa fioritura di santi contemporanea in Piemonte, ho avuto una intuizione: in quei momenti duri che cosa ha attraversato don Bosco. Erano i momenti dell’unità d’Italia, momenti non facili, momenti di leggi che hanno messo in difficoltà gli ordini religiosi; qualcuno che aveva fatto queste leggi aveva anche dato dei consigli a don Bosco per evitare che avesse dei problemi istituendo i Salesiani. Ebbene ho la sensazione netta che il Signore abbia suscitato così tanti santi, in così poco spazio in quel tempo, perché dal Piemonte sarebbe venuta fuori l’Italia; quindi tanti santi per diffondere in giro per l’Italia la santità, uno stile, la capacità di stare con i ragazzi e con i bambini. È per questo che il Signore ha veramente suscitato un pastore per i giovani, come diceva la prima lettura: “Susciterò per loro un pastore che le pascerà”. Don Bosco, un uomo che il Signore ha preso fin da bambino, ha iniziato a fare dei sogni fin da nove anni di età, poi non ha più smesso. Continuava a sognare dando grattacapi a tutti quelli che lo circondavano, perché sapete che vivere con i santi non è così semplice: si mettono sempre in imprese che sembrano follie. Il mio rettore di seminario, quando parlava di San Giuseppe diceva: “San Giuseppe per forza era santo, perché vivere con la Madonna e con Gesù era veramente dura”. Così don Bosco ha seguito questi sogni che aveva cominciato fin da quando era bambino; il Signore si stava preparando questo piccolo bambino per fare un’opera così grande, e lui è stato docile, ha detto “sì” al Signore Gesù, ha detto “sì” alla Madonna, e li ha seguiti con grande prontezza, e vediamo che cosa ne è venuto fuori. Questo ci fa pensare: forse anche noi dobbiamo imparare ad essere più docili a Gesù e alla Madonna; direte: “Io non faccio questi sogni”. Magari no, magari sì, a volte non gli diamo neanche peso. Ma di una cosa sono certo: in ciascuno di noi, nel nostro cuore, in qualche modo, il Signore parla; a volte sentiamo l’ispirazione a fare una cosa buona, tante volte la scacciamo come un fastidio perché le cose buone ci costano un po’ di più di quelle cattive. Tutte le volte che sentiamo l’ispirazione a fare una cosa buona, impariamo da don Bosco, e cerchiamo di fare il bene sempre. Ciò che abbiamo sentito nella seconda lettura, san Paolo che scrive ai Filippesi: “Rallegratevi nel Signore sempre. Ve lo ripeto ancora, rallegratevi”, don Bosco lo raccomandava sempre ai suoi ragazzi e, ricordava anche, che per non rattristarsi non bisogna peccare, ma confessarsi frequentemente per essere veramente nella gioia, e fare spesso la comunione con Gesù eucaristico. Sono cose semplici, ricordiamocelo; anche don Bosco diceva cose semplici ma vere. Ricordiamocele. Vorrei dire una parola anche ai cooperatori: questa mattina mi sono svegliato e c’era il mio telefonino che mandava fuori dalle cuffiette un po’ di musica, poi ho sentito una voce, mi sono messo le cuffie: era la vita di mamma Margherita. Per combinazione il giorno dedicato a don Bosco questi ha voluto farmi ascoltare la vita di sua mamma per festeggiare bene la sua festa. Ascoltavo la vita di questa donna, che è la prima cooperatrice salesiana, perché quando don Bosco ha cominciato la sua opera e ha affittato la tettoia, che poi è diventata la cappella Pinardi, aveva bisogno di qualcuno che l’aiutasse per tutti questi bambini; la prima cooperatrice è stata mamma Margherita. L’ha chiamata e lei docilissima gli ha risposto: “Se pensi che questa sia la volontà di Dio”; ha venduto il suo appezzamento di terreno, e si è messa anima e corpo ad aiutare suo figlio in questa opera; ne hanno affrontate di tutti i colori, ne sono successe di tutti i generi: povertà, mancanza di mezzi, di cibo; ma poi il Signore provvedeva a tutto. Dovevano affrontare tutte queste emergenze, ma il Signore provvedeva loro. Mi raccomando, cari cooperatori, ricordiamoci che cooperare con don Bosco non vuol dire tirar fuori delle ottime tecniche, ma come don Bosco, bisogna avere la fantasia di credere per metterci in tutte quelle emergenze che oggi ci sono e sono tante, magari non è più la necessità del piatto di minestra, ma sono altre, ad esempio la famiglia. Tutto questo lo dobbiamo affrontare con molta fantasia, decisione e fede in Dio, ricordandoci che quando don Bosco ha iniziato la sua opera, e l’ha iniziata con la mamma, automaticamente ha creato in quella casa uno spirito di famiglia. E quando si parla di famiglia salesiana, se ne parla in senso letterale perché questo è lo spirito di don Bosco: creare una atmosfera di famiglia, una grande famiglia dove c’è affetto, dove ci si vuole bene, anche dove ci si sopporta quando c’è qualche problema: questo è il bello di una famiglia. Una famiglia dove i genitori sono pazienti con i figli, anche se qualche volta fanno scappare la pazienza, però poi si va avanti. Ecco vi invito a fare questo e vi ricordo che, come diceva don Bosco, non basta che voi amiate i ragazzi, ma i ragazzi devono accorgersi che voi li amate, e questo è un impegno grandissimo. Proseguiamo nella celebrazione chiedendo al Signore Gesù la grazia di essere capaci di amare, la grazia di vivere in una grande famiglia, e di essere capaci di viverci bene apprezzando questo dono. Chiediamo per questi cooperatori il dono grande di saper proseguire questa opera di don Bosco mettendoci mani, piedi, testa e tutto. La Vergine Maria accolga questi nostri desideri e li presenti a Gesù.
Sia lodato Gesù Cristo.