Madonna della Salve
Pellegrinaggio Zona Centro città
At 7, 51 – 8, 1 – Gv 6, 30-35
Carissimi fratelli e sorelle, in questo ottavario della Madonna della Salve, ci facciamo guidare da cinque verbi su cui ruoterà il convegno ecclesiale di Firenze che si terrà in autunno. Sono verbi tratti dalla Evangelii gaudium, verbi soliti di Papa Francesco. Ieri sera abbiamo parlato di “uscire”, questa sera parliamo di “annunciare”. Sono verbi che si collegano: Chiesa in uscita e Chiesa che annuncia. Una Chiesa che annuncia che cosa? Ieri avevo sottolineato come si annuncia soltanto ciò che si conosce personalmente, e viene spontaneo condividere la gioia di una cosa bella, sperimentata con un’altra persona che ci è vicina e che ci sta intorno. Quest’annuncio parte però da dei segni, perché anche se non possiamo vedere Gesù tutti i giorni, ci sono cose che, in questo mondo e in questo cammino terreno, ci indicano Gesù. E di fatto noi uomini siamo alla ricerca di segni; il Vangelo che abbiamo ascoltato, racconta come qualcuno della folla, dopo che Gesù aveva detto che bisogna credere, pone questa domanda: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Gesù risponde: “Questa è l’opera di Dio, che crediate in colui che ha mandato”. Continuano: “Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Questo per dire: “Hai moltiplicato un po’ di pani ieri, poca roba; i nostri padri hanno avuto la manna, il pane che viene dal cielo”. E Gesù risponde: “In verità, in verità io vi dico: non è Mosé che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”. “Signore, dacci sempre questo pane”. “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai”. Questo è il discorso del pane di vita e sicuramente c’è l’allusione eucaristica, ma questa c’è in quanto sottende una realtà profonda. Questi hanno cercato Gesù perché hanno mangiato dei pani normali, ma Gesù dice di cercare un altro pane: “Non è Mosé che vi ha dato il pane dal cielo”; la manna in fondo era un pane che trovavano per terra al mattino e che serviva per nutrire il corpo, ma l’uomo ha bisogno di un altro pane, quello dal cielo, quello vero. E qual è il pane vero? “È colui – non è una cosa – che discende dal cielo e dà la vita al mondo”. Il pane vero è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo. E Gesù nell’ultima cena dirà: “Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. Non c’è amore più grande che dare la vita. Allora colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo, compie un atto d’amore. Carissimi fratelli e sorelle, che cosa c’è d’importante se non l’amore, la cosa che sazia l’uomo più di tutto è l’amore. Il vero pane che discende dal cielo è quell’amore che sazia i nostri cuori perché, come il nostro corpo vive di pane e di cibo terreno, i nostri cuori vivono d’amore. Senza amore non si vive, si muore. Forse lo dimentichiamo: se c’è un momento in cui l’uomo si sente più solo e meno amato è questa stagione, questa epoca in cui far l’amore è più semplice. Paradosso incredibile, perché quello non è amore, perché l’amore è qualcosa di molto più profondo. L’amore è ciò di cui tutti abbiamo bisogno, e la maggior parte dei nostri problemi scaturiscono dal fatto che noi abbiamo bisogno d’amore, o non ne abbiamo avuto abbastanza, o è stata ferita la nostra capacità d’amare. Chi non ha mai sentito l’amore o chi non l’ha sentito abbastanza si sente più insicuro, ha bisogno di conferme. L’amore incoraggia, l’amore aiuta, l’amore rafforza, l’amore dà senso alla vita, l’amore ti fa sentire importante. Quello di Dio ti fa sentire unico. Lo scopo dell’amore è questo: farti sentire unico e prezioso. Dio sa che il bene massimo dell’uomo è l’amore. Allora vediamo santo Stefano che ci è stato presentato nella prima lettura: questo santo muore lapidato perché ha qualche cosa da annunciare, annuncia Gesù Cristo. Questo annuncio è così capitale che egli è disposto a dare la vita per questo annuncio. Non dice: “Scusate abbiamo scherzato, non è poi così importante, non è il caso che mi uccidiate, dico anche che Gesù Cristo non è risuscitato se vi fa problema”. Stefano non fa così; annuncia Gesù a costo della vita perché sta proponendo qualcosa di capitale: l’amore si è fatto vicino all’uomo. Questo è l’annuncio del Vangelo: Dio è amore, ci dice san Giovanni, Dio è amore e il Verbo di Dio, la parola di Dio si è fatta carne, è tangibile, l’abbiamo potuta toccare. L’amore che si può toccare è Dio che è venuto tra gli uomini. Ecco l’eucaristia, ecco il pane disceso dal cielo: è l’amore che possiamo toccare, l’amore alla nostra portata, l’amore donato a me, a ciascuno di noi. Questo è il vero annuncio per questo mondo desolato, per questo mondo in cui abbiamo tanti mezzi di comunicazione e ci sentiamo tanto soli, per questo mondo in cui l’amore, anche nella coppia sembra friabile. Abbiamo questa bella notizia: Dio è amore e l’amore si è fatto vicino a me, l’amore si è donato a me. La Chiesa deve annunciare non un decalogo morale, non per nulla affascinante neppure per chi l’annuncia; siamo qua per annunciare una cosa bellissima: Dio ci ama. Per preservare questo amore, poi, saremo disposti a fare tantissime cose, come una mamma è disposta a fare tantissime cose per il proprio figlio in virtù dell’amore che ha; se dovesse pensare ai sacrifici che fa per un figlio slegati dal suo amore, non li farebbe mai. Se noi riducessimo la relazione con il figlio ai sacrifici fatti, non capiremmo niente; la relazione con un figlio è l’amore, è carne della tua carne, sangue del tuo sangue, lo ami. Lo stesso è Dio con noi, lo stesso è la nostra vita, lo stesso è il nostro annuncio. L’annuncio cristiano è l’annuncio bellissimo che l’amore si è fatto vicino a noi. Ecco il cibo che sazia i nostri cuori, e questo cibo è sostanziato nell’eucaristia che è proprio l’amore di Gesù che dà la vita fino alla morte. “Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. “Prendete e mangiate questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”. Gesù, che dà la vita per gli amici, è l’amore allo stato massimo e questa è l’eucaristia. Con queste parole il pane e il vino diventano il corpo e il sangue di Gesù: sono le parole dell’amore. Vogliamo chiedere al Signore di essere Chiesa che annuncia ma per essere Chiesa che annuncia dobbiamo avere la gioia di un amore personale, vissuto a tu per tu con Dio, direttamente; un amore che noi riconosciamo e che ci viene incontro. Lo vogliamo sperimentare adesso nell’assemblea liturgica, insieme sotto lo sguardo di Maria nostra madre, lei che era piena di gioia perché sentiva fortemente questo amore; un amore che ha portato nel grembo e, quando l’ha avuto nel grembo, è andata dalla sua parente Elisabetta ad esprimere la sua gioia, la gioia di un amore. Ci affidiamo alla nostra amatissima Madonna della Salve perché l’amore che lei ha vissuto fin sotto la croce, anche quando era doloroso, sia un amore che anche noi riusciamo a vivere, a scoprire, a sentire sulla pelle, a sentire nel cuore. Questo amore ci invada e faccia di noi persone felici, persone che muoiono dalla voglia di annunciare agli altri questa felicità
Sia lodato Gesù Cristo.