Madonna della Salve
Secondo Pontificale
At 4, 8-12; 1Gv 3,1-2; Gv 10, 11-18
Carissimi fratelli e sorelle, Gesù è il buon pastore. L’azione del buon pastore, secondo quello che Gesù ci insegna, è quella di dare la propria vita per le pecore. Questa è la prima cosa che il Signore mette a fuoco del suo ministero pastorale. Vedete io sto pensando, in questi giorni, al mio ministero come Vescovo in questa nostra amata Chiesa di Alessandria, e, pensando a questo ministero, mi verrebbe la tentazione di programmare una serie di azioni pastorali da compiere, ma, visto che svolgo un ministero che ha una linea pastorale, del resto come Gesù faceva andando in giro insegnando e predicando, guardando alla Madonna della Salve che sta sotto la croce – un tempo era chiamata Madonna dello spasimo prima della sudorazione e prima che i canonici andassero processionalmente a cantare la Salve Regina davanti alla statua – pensavo a questo atto salvifico del dare la vita. Vi devo dire che negli ultimi due anni la Madonna, in questo ottavario della Salve, mi sta facendo stare sotto la croce, anche se sento la sua dolcissima presenza, e sono convinto, per fede, che in fondo azione pastorale migliore di questa non ne possa fare se non stare sotto la croce amorevolmente. Questo vale per tutti noi, lo dico per me ed è una riflessione che faccio dal cuore ad alta voce, ma vale per tutti noi: nella nostra vita spirituale, che poi vuol dire anche nella nostra vita fisica, le cose più importanti che possiamo fare sono quelle che poniamo quando siamo presenti amando: questo è di capitale importanza. Questo insegnamento di Gesù è quello di colui che ama e dà la sua vita per le sue pecorelle; perché dare la vita viene proprio dal fatto che Gesù ama. Allora pensiamo alla nostra vita di famiglia: guardiamo alla Madonna e confrontiamo la nostra vita di famiglia con questa sua immagine. Sono presente amando accanto a mio marito e a mia moglie, accanto alle persone della mia famiglia, ai miei figli, ai miei genitori? Sono presente amando sul mio luogo di lavoro, nei compiti che svolgo tutti i giorni che a volte possono essere noiosi, a volte possono essere situazioni che complicano le cose che le rendono difficili e faticose? Sono sempre presente amando? Maria ci dà un esempio molto bello di questa presenza amante, anche nella sofferenza e, come al solito, non dice una parola. La Madonna è speciale: è una presenza fortissima nel Vangelo ma tace quando comincia a far agire Gesù. Dopo le nozze di Cana non c’è più una parola della Madonna nel Vangelo. E anche all’inizio della vita della Chiesa, quando Pietro, colmato di Spirito Santo, annuncia, non dà indicazioni morali, ma chiede di riconoscere Gesù Cristo come colui nel cui nome è stabilito che siamo salvati, in nessun altro c’è salvezza: Gesù è il salvatore, “Dio salva” questo è il suo nome. Maria è sotto la croce perché trova in Gesù la salvezza dell’umanità. E questo punto è veramente importante. Per me Gesù è il salvatore, è colui che mi salva? Ho mai riflettuto su questo concetto di salvezza? La salvezza è fare una vita con il cuore pieno, con il cuore invaso, impregnato dell’amore di Dio. Far una vita non ingannata dal male, fare una vita che non mi porti alla delusione, fare una vita che mi riempia della grazia di Dio, che mi faccia sentire una comunione speciale; fare una vita in cui sento che sto facendo qualcosa di eterno; fare una vita in cui io so che porto il bene ai miei fratelli. Questa è la salvezza, e questa salvezza si esplicita con la vita terrena, in una vita per sempre in comunione con Dio come se si cristallizzasse; ma non è un cristallizzarsi perché è eternità dinamica: come se questo mio amare in questa vita diventasse stabile; adesso è faticoso e non si riesce a tenere bene la condizione, perché dilaniati, trascinati da tante parti, la vita eterna sarà quando potremo amare stabilmente. Carissimi fratelli e sorelle amate! Maria è qui per ricordarcelo: amate, amate perché questo è il segno distintivo del cristiano, è il segno di cui ci parlano le Scritture, perché Dio è amore e non c’è niente di più grande nella vita dell’uomo che amare con generosità con dedizione e con passione. Da questo dovremmo essere riconosciuti, di noi la gente dovrebbe dire: “Vedi come si amano”. Ma noi, nella nostra Chiesa, ci distinguiamo per questo? Ci amiamo così tanto da far dire: “Guarda come si amano?”. È quello che chiedo al Signore per intercessione di Maria: che la nostra Chiesa di Alessandria sia il luogo dell’amore e che la nostra città di Alessandria e tutte le comunità parrocchiali della Diocesi possano essere comunità in cui si vive una intensa gioia, la gioia di chi ama, la gioia di chi prima di tutto è amato da Dio. Che questo si realizza nella nostra Chiesa alessandrina.
Sia lodato Gesù Cristo.