Apertura dell’anno pastorale Castellazzo
1Tm 1, 15-17; Lc 6, 43-49
Carissimi fratelli e sorelle il vangelo che abbiamo ascoltato ci fa fare un serio esame di coscienza su quelli che sono i nostri frutti: “Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto”. Che fatica però, per noi, capire quali sono i nostri frutti perché questi si raccolgono nella stagione giusta, e quando arrivi davanti ad un albero dipende in che stagione sei. Abbiamo allora la scommessa dell’agricoltore: quando hai seminato il seme, quando hai piantato l’albero devi aspettare che cresca in modo da dare frutti. Quando hai seminato il seme devi aspettare che la pianta esca fuori dalla terra e arrivi a maturazione; solo allora puoi vedere i frutti. La fatica del lavoro spirituale sta nel fatto che i frutti non vengono immediatamente, hanno questa mancanza di visibilità, e nel momento in cui tu compi un’opera spirituale, quindi non visibile perché spirituale, il frutto lo vedi dopo un certo tempo, a volte dopo anni. L’unica nostra risorsa è confrontarci con la parola di Dio: questa ci fa capire come sono i nostri frutti. “Perché mi invocate: ‘Signore, Signore!’ e non fate quello che dico?”. Gesù ci ha insegnato il modo di pregare e dire: “Padre, sia fatta la tua volontà”. Nella preghiera di Maria ascoltiamo: “Si compia in me secondo la tua parola”, e nella preghiera di Gesù nel Getzemani: “Non la mia, ma la tua volontà sia fatta”; e tutto questo mentre a noi viene spontaneo chiedere al Signore: “Per favore, te lo chiedo, fa’ quello che ti dico”, cioè sia fatta la mia volontà. Gesù invece ci insegna l’atto fiduciale: “Sia fatta la tua volontà, o Padre”. Allora il nostro frutto buono viene quando noi sappiamo dire con il cuore: “Signore, sia fatta la tua volontà”. Quando diciamo così costruiamo il nostro edificio su basi solide, perché chiediamo che sia costruito sulla parola di Dio: “Avvenga di me secondo la tua parola”, “Sia fatta la tua volontà”, in questo modo non può crollare. Quando invece lo costruiamo su nostri ottimi pensieri, ma nostri, rischiamo che col lungo tempo vadano giù. Questo per noi un richiamo a ritornare alla parola di Dio e all’insegnamento degli apostoli che ci viene trasmesso dalla Chiesa affinché sappiamo costruire qualche cosa di duraturo e sappiamo portare veramente frutto. Questo potrebbe sembrare un cammino difficile, faticoso: “Che cosa mi metto a costruire io? Costruisco io la Chiesa?”; ciascuno di voi può pensarlo, lo penso anch’io, lo possiamo pensare tutti. Ma la visione di speranza che abbiamo è questa: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Carissimi fratelli e sorelle, più io mi imbatto nel mio essere peccatore, più mi accorgo che è il Signore che mi salva. Non sono io che faccio il bravo da solo, è Gesù il mio salvatore; e Gesù si serve di una persona limitata come me per compiere il suo disegno di grazia. “Questa parola è sicura e degna di essere accolta da tutti”, ci dice san Paolo, in questo modo tutti noi siamo essenziali per il disegno di Gesù perché siamo difettosi, perché nella nostra debolezza agisce la potenza di Dio. Questa è una visione di speranza bellissima: non c’è bisogno di essere strabravi per fare qualcosa di buono nella Chiesa, c’è bisogno di saper confidare in Gesù, di saper dire al Padre con il cuore: “Sia fatta la tua volontà, e credo che farai la tua volontà anche in me povero peccatore, in me che ho questi difetti, in me che ho questi limiti evidenti, credo questo Signore”. Questa è la forza della nostra Chiesa, questa deve essere la roccia su cui costruiamo la Chiesa di Alessandria in tutte le sue articolazioni, multiformi e ricche quanto è multiforme e ricco il popolo di Dio, ma di una ricchezza che non proviene dalle sue doti personali, ma dalla potenza di Dio che sottende alla nostra debolezza. Questo è proprio un cammino bellissimo, è il cammino che vogliamo compiere in questo anno che sarà per quasi la sua interezza coperto dall’anno della misericordia. Vogliamo sperimentare la misericordia di Dio perché è la misericordia che salva, è la misericordia di Dio verso di noi che fa’ sì che possiamo essere strumenti efficaci di Dio; non perché siamo bravi, ma perché Dio è misericordioso, perché Dio solleva e innalza gli umili. Grazie Signore per questa tua bontà, fa’ che viviamo quest’anno della misericordia con profondità e apertura; fa’ che in questo anno della misericordia non abbiamo paura di guardare ai nostri peccati, ai nostri difetti, alle nostre pecche e alle nostre insufficienze. Donaci Signore un cuore forte e fa’ che crediamo in te e non in noi stessi. Solo in questo modo costruiremo sulla roccia. La Vergine Maria accolga questi nostri desideri e ci porti a camminare sulla via della vita, sulla via della pace.
Sia lodato Gesù Cristo.