Festa della Chiesa locale e conferimento del ministero del lettorato al seminarista Santiago Ortiz Giraldo
Dn 12, 1.3 – Eb 10, 11-14.18 – Mc 13, 24-32
Carissimi fratelli e sorelle abbiamo ascoltato, nella liturgia della parola, questo “annuncio dei tempi di angoscia” in cui però “viene salvato il popolo”: uno strano binomio ed è singolare ascoltare queste parole all’indomani dei gravi fatti avvenuti a Parigi la notte scorsa. “Dopo la tribolazione il Figlio dell’uomo viene sulle nubi”. Questo atto escatologico è un atto che si ripete nella vita di ogni cristiano e nella vita della Chiesa, assieme alla tribolazione accade che si vede arrivare il Signore; e questo deve essere un monito per noi e, a maggior ragione, per la nostra Chiesa tribolata a diverso titolo. Non è un grandissimo momento per la Chiesa, abbiamo ascoltato dei molti scandali e degli attacchi alla Chiesa che si concentrano, in modo particolare, in occasione dei Sinodi, dell’Assemblea dei Vescovi, cose che comunque ci devono fare riflettere. Il Papa ci ha rivolto delle parole molto forti e vorrei riprendere rapidamente quello che ha detto nella cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, perché celebrare la festa della Chiesa locale all’indomani del convegno di Firenze significa accogliere un indirizzo di movimento chiaro. Vorrei riprendere quello che ha detto il Papa: facendo riferimento all’affresco della cupola con Gesù giudice e con la scritta: “Ecce homo”, ha spiegato che Gesù Cristo è passato dall’essere giudicato (ecce homo) a diventare il giudice del mondo; ma il suo giudizio non è brandendo la spada che gli viene posta da un angelo, ma facendo vedere le sue piaghe; è il giudice di misericordia. Dice ancora il Papa (il titolo del convegno era: “Gesù Cristo, il nuovo umanesimo”): “Possiamo parlare di umanesimo solamente a partire dalla centralità di Gesù”. Vedete, anche a seguito di ciò che è accaduto la notte scorsa, queste parole hanno un significato profondo, possiamo parlare di umanesimo solamente a partire dalla centralità di Gesù, scoprendo in lui i tratti del volto autentico dell’uomo; è in Gesù che scopriamo i tratti del volto dell’uomo, il vero umanesimo; il vero umanesimo non è barbarie, non è violenza, morte, terrore; il vero umanesimo è prossimità. Il Papa continua dicendo: “È la contemplazione del volto di Gesù che ricompone la nostra umanità”. Dobbiamo contemplare, lasciamoci guardare da lui, Gesù è il nostro umanesimo. “Quando contempliamo il volto di Cristo notiamo un volto svuotato perché Gesù si è abbassato, si è abbassato fino agli uomini, ha lasciato ‘la divinità’, è sceso nell’umanità”. Se non ci abbassiamo anche noi non possiamo vedere il volto di Cristo. La vita cristiana, e qui è il punto difficile, ci fa scoprire i tratti del volto autentico dell’uomo solo quando ci abbassiamo. L’umanesimo di Gesù ha alcune caratteristiche e presenta tre tratti: l’umiltà: dobbiamo perseguire la gloria di Dio e questo non coincide con la nostra, un dramma questo, sarebbe bello che la gloria di Dio coincidesse con la nostra. Il disinteresse: vuol dire cercare la felicità di chi ci sta accanto e, quindi, ci porta ad essere in uscita, cercare la felicità degli altri. La beatitudine: il cristiano ha in sé la gioia del vangelo, Evangelii gaudium; per essere beati è necessario avere il cuore aperto, è questo quello che ci insegna Gesù. Il Papa dice che per la Chiesa italiana tutto questo vuol dire evitare due tentazioni: quella pelagiana e quella gnostica. Due deviazioni dottrinali, quella pelagiana è quella per la quale si ha più fiducia nelle proprie pianificazioni, organizzazioni e strutture che nella grazia; il Papa richiama fortemente l’importanza che la riforma della Chiesa non si esaurisca nell’ennesimo piano per cambiare le strutture. È quello che ingenuamente noi pensiamo, ma non è così; la riforma della Chiesa è innestarsi e radicarsi in Cristo lasciandosi condurre dallo Spirito. L’avreste detto che questa è la definizione della riforma della Chiesa? Innestarsi e radicarsi in Cristo lasciandosi condurre dallo Spirito: questo è il concetto di riforma della Chiesa del Papa. Seconda tentazione: lo gnosticismo. Lo gnosticismo è quando noi basiamo la salvezza sul sapere le cose, ma non basta. Lo gnosticismo porta a confidare nel ragionamento logico e chiaro, mentre bisogna uscire verso gli altri e farsi vicini e non semplicemente rimanendo chiusi a ragionare. Il Papa ha portato degli esempi che sono divertenti: S. Francesco d’Assisi va bene, S. Filippo Neri piuttosto inusuale, don Camillo, straordinario; ma effettivamente chi di noi non ha visto don Camillo, lo conosciamo molto più che non S. Filippo Neri; è vero che non è esistito, ma Guareschi in don Camillo è riuscito a sintetizzare i sentimenti di un popolo e di una Chiesa. Prendete in considerazione tutte queste cose e mi direte: “Che cosa dobbiamo fare? che cosa ci sta chiedendo il Papa? Spetta a voi decidere che cosa fare, popolo e pastori insieme. Carissimi fratelli e sorelle, è per questo che, per il secondo anno, ci prepariamo con il discernimento comunitario. Spetta a noi decidere, popolo e pastori insieme; ma per imparare a decidere non si va ai voti; è un cammino dei cuori che si uniscono per ascoltare la parola di Gesù e insieme cercano di capire come attualizzarla oggi nella nostra realtà. Tocca a noi decidere. “Io oggi – dice il Papa – semplicemente vi invito ad alzare il capo e contemplare ancora una volta l’ “ecce homo”; contemplare, fermiamoci a contemplare la scena che ci richiama a due cose: le beatitudini e il giudizio finale (Mt 25) quando il Signore ci chiederà se lo abbiamo accolto affamato, assetato, nudo, carcerato, malato. Il Papa conclude con una esortazione: “Ai Vescovi chiedo di essere pastori; ricordate che quello che quello che fa stare in piedi il Vescovo è la sua gente”. Ve l’ho già detto questo anche se a volte ho la sensazione che non mi crediate, ma guardate che è proprio così. Il Papa ha portato un esempio bellissimo, ha raccontato di un Vescovo che aveva preso la metropolitana e, non avendo a portata di mano la maniglia, era tenuto in piedi dalla gente; “Questa è proprio la vera condizione del Vescovo; e nessuno vi tolga la gioia di essere sostenuti dal vostro popolo”. Alla Chiesa italiana chiede tre cose: l’inclusione sociale dei poveri, sulla quale dobbiamo ragionare parecchio; il dialogo e l’incontro: questo comprende anche delle fatiche; fare il discernimento comunitario non è fare un cammino in cui tutto andrà diritto e saremo tutti d’accordo, ci saranno anche dei momenti di disaccordo. Infine un appello ai giovani per aiutarli a superare l’apatia ed essere modelli nel parlare, nell’agire e nell’essere costruttori dell’Italia. Siamo in un cambiamento d’epoca e il Papa vuole una “Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti; una Chiesa lieta con il volto di mamma che comprende, accompagna, accarezza”. E questa Chiesa la preferisce “sporca, ferita, impolverata per essere uscita piuttosto di una Chiesa che si ammala perché rimane chiusa”. Ecco carissimi fratelli e sorelle, io credo che questi spunti che vengono dal Santo Padre debbano essere oggetto di riflessione. Il Papa alla fine ci chiede di meditare, di rileggere e farne oggetto di discernimento la Evangelii Gaudium: lo dovremo fare perché ce l’ha chiesto. Chiediamo al Signore, in questo momento drammatico, ma anche fecondissimo per la Chiesa, di saper accogliere questi inviti; io vi chiedo di essere pronti a uscire, a partire, ad alzarvi per dare una mano dentro a questa Chiesa e a questa società. Lo chiediamo al Signore. Santiago tu adesso ricevi il ministero del lettorato e i catechisti ricevono il mandato in un contesto, quello di una Chiesa che si sta rinnovando, di una Chiesa che sta decidendo di seguire con più radicalità e determinazione le parole di Gesù; il nostro leggere e proclamare la parola di Dio nell’assemblea, il nostro evangelizzare i ragazzi dell’iniziazione cristiana, gli adulti e tutti coloro a cui siete mandati come catechisti, deve avere questo contorno e chiede a noi, per primi, la capacità di contemplare il volto di Cristo per trovare i lui il fervore, il desiderio, la gioia di servirlo e di annunciarlo. Ve lo auguro con il cuore e lo auguro particolarmente a te, Santiago, in questo cammino di preparazione al sacerdozio: sii capaci di abbattere le barriere che hai dentro per aderire con verità, con forza e con gioia a Cristo e vivere di questa gioia. La Vergine Maria, nostra Signora della Salve, ci accompagni perché questo si realizzi nelle nostre vite.
Sia lodato Gesù Cristo.