Inizia l’anno Giubilare in Diocesi
Apertura della porta santa in Cattedrale
Sof 3, 14-17; Fil 4, 4-7; Lc 3, 10-18
Carissimi fratelli e sorelle queste parole che abbiamo ascoltato del profeta Sofonia sono parole che sembrano scritte per l’apertura del giubileo; sono le parole della liturgia della parola della terza domenica di avvento, ma sembrano scritte per l’oggi: “Rallegrati figlia di Sion, grida di gioia Israele, esulta e acclama con tutto il cuore figlia di Gerusalemme, il Signore ha revocato la tua condanna”. Carissimi fratelli e sorelle, grazie di essere qui; un grazie di cuore perché siamo qui per esultare, per gioire e per vivere un anno di grazia del Signore qual è il giubileo, perché il Signore ha revocato la condanna, ha usato misericordia nei nostri confronti; il Signore ha misericordia di noi e vuole dispiegare la sua misericordia, in questo anno, in modo straordinario. È una grazia vivere questo anno; da tempo attendevo questo giorno, e sono contento che iniziamo insieme così numerosi questo cammino. Il fatto che siamo così numerosi vuol dire che ci crediamo, vuol dire che abbiamo delle speranze, delle attese e vogliamo fare in modo che non siano deluse. Per questo vi ricordo che il giubileo era un anno che capitava ogni cinquant’anni, gli ebrei dicevano “ogni sette settimane di anni”; ricordando che per gli ebrei il settimo giorno è il sabato, l’anno ogni sette settimane di anni è lo strasabato dei sabati, il sabatissimo, l’anno del riposo della terra, l’anno in cui l’uomo torna a riposare in Dio, l’anno in cui i legami della schiavitù sono cancellati. Questo è il nostro anno. Ma per viverlo bene bisogna che ripartiamo come facevano gli ebrei. Credo che sia importante avere questa mentalità: vogliamo ripartire. Ho intenzione di fare questo: ripartire dall’abc, dalle cose semplici della nostra vita cristiana, come se la dovessimo cominciare per la prima volta; e l’abc della vita cristiana comincia dalla misericordia, prima di ogni cosa, perché il Signore ci ha insegnato che prima di ogni altra cosa dobbiamo aver misericordia. La preghiera che Gesù ci ha insegnato è fatta in questo modo: Gesù ci fa chiedere: “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Se noi recitiamo questa preghiera senza perdonare ai nostri fratelli sembra diciamo: “Vedi Signore come io non perdono a quel fratello, mi raccomando non perdonare neppure a me in questo modo”. Guai a noi se dovessimo fare così; e non commento l’insegnamento del Padre nostro: “Infatti se voi non perdonerete ai vostri fratelli, neanche il Padre vostro perdonerà a voi”. Vogliamo quindi incominciare dalla misericordia: è un inizio bellissimo. San Giovanni Battista, abbiamo ascoltato nel Vangelo, dice delle cose molto concrete: la domanda che gli pongono tutte le categorie di persone è unica: “Che cosa dobbiamo fare?”. È forse la domanda che avete in mente anche voi: “Per fare il giubileo quest’anno che cosa dobbiamo fare? San Giovanni, che è l’ultimo dei profeti, dà delle indicazioni molto concrete e sulle cose da fare. Gesù alla domanda: “Che cosa dobbiamo fare?”, non dà la stessa risposta di Giovanni Battista, non chiede delle cose concrete, ma richiama a dei principi importanti, uno potrebbe dire più astratti, certamente più impegnativi. Anche a san Pietro quando, agli inizi della Chiesa, comincia a predicare chiedono: “Che cosa dobbiamo fare?”. È la domanda classica che tutti abbiamo nel cuore. Pietro non indica una cosa da fare, ma dice: “Convertitevi, poi fatevi battezzare, immergetevi nel mistero di Gesù Cristo e riceverete lo Spirito Santo”. Ricordo, come fosse ieri, la prima volta che ho fatto adorazione eucaristica: quando il sacerdote ha esposto il Santissimo Sacramento nell’ostensorio e si è ritirato, dentro di me questa domanda: “E adesso che cosa devo fare?”. È la domanda che abbiamo nel cuore: “Che cosa dobbiamo fare?”. Carissimi fratelli e sorelle, non si tratta semplicemente di fare delle cose, ma si tratta di avere misericordia. Vogliamo che la misericordia diventi la chiave di lettura della nostra vita in questo anno; una chiave di lettura che pian piano, durante l’anno, deve conquistarci il cuore e diventare il criterio fondamentale della nostra giornata. Quando mi alzo devo chiedermi: “Oggi come posso avere misericordia?”. Questo devo fare: avere misericordia, sperimentare la misericordia di Dio su di me, diversamente non capisco quando devo avere misericordia. Prima devo sperimentare quanto Dio ha misericordia con me e poi avere misericordia. Lo so che è deludente dirvi questo, preferireste che vi dicessi: “Fate queste cose”. Ma non è questo lo stile di Gesù: Gesù è provocante, e ci dice: “Abbiate misericordia, guardate il mio volto, che è il volto della misericordia del Padre, e abbiate misericordia”. Vorrei che durante l’anno questa misericordia si traducesse in opere personali, in opere comunitarie, in opere civili. Non con la frenesia di fare delle opere, perché a noi piace tanto fare; ma vorrei che fosse la maturazione di un atteggiamento del cuore di persone che hanno il desiderio di vivere la misericordia, di essere misericordiosi. Questo è il nostro desiderio. Perciò vogliamo raccogliere questa sfida. Siamo qui in tanti, in tantissimi e vogliamo insieme prenderci l’impegno della misericordia per quest’anno. Ringrazio di cuore le autorità civili e militari presenti, segno della loro attenzione alla vita della Chiesa, ma anche testimoni del fatto che noi vogliamo lasciare un segno nella società; non vogliamo fare solo una cosa di pietà religiosa, questa non è una manifestazione solo religiosa, ma il nostro incontro con Dio serva a cambiare il volto di questo mondo per renderlo più bello, più vivibile, più abitabile, più umano; l’incontro con Dio fa sì che diventiamo più umani. Se ci stacca dall’uomo non è incontro con Dio, perché Dio si è fatto uomo. Ringrazio i numerosissimi confratelli uniti a me nel sacerdozio per la loro presenza, per la loro attività capillare nelle singole comunità. Sono convinto che in questo anno avremo la grazia di vedere all’opera il Signore, e fare i ministri della misericordia di Dio è la cosa più bella che ci possa essere; non c’è gioia più grande di quella di poter essere il dispensatore della misericordia di Dio. Ringrazio tutti voi che siete qui, tutte le persone che ci aiutano, sia per la liturgia che per le altre cose della Cattedrale; un ringraziamento grande devo fare a quelle persone che si sono spese con grande generosità in questi giorni, con orari fuori dell’ordinario, per allestire il percorso sulla misericordia qui in Cattedrale. Vorrei darvi queste indicazioni: siamo entrati nella porta della misericordia e, nei prossimi giorni, dove siamo entrati dritti davanti sarà chiuso. Se si entrerà con i pellegrinaggi comunitari si girerà a destra, se si entrerà da soli si girerà a sinistra. Abbiamo preparato un percorso che si snoda attraverso queste cappelle, dietro il deambulatorio, per arrivare fino all’altare della Madonna della Salve dove c’è il santissimo Sacramento e il confessionale. Abbiamo fatto questo percorso per aiutare le persone a compiere il cammino interiore della misericordia, seguendo la parabola del figliol prodigo e riflettendo sulle scelte di vita come Adamo ed Eva nel giardino di Eden. Vi invito a fare questo percorso non guardando come ad una mostra, ma muovendo il cuore davanti ad ogni proposta che troverete e che parte dalla parola di Dio; questo cammino, infatti, è fatto essenzialmente dalla parola di Dio. Vi chiedo di farlo con calma, c’è tempo, fatelo più volte durante l’anno. Confidiamo che il Signore in quest’anno farà cose grandi. Mi raccomando, impegniamoci insieme, insieme, insieme, perché il Signore farà cose grandi nel suo popolo. La misericordia del nostro Dio sia con tutti voi, e l’intercessione della Beta Vergine della Salve ci accompagni perché in questa celebrazione possiamo incontrare la misericordia di Dio e portarla a tutti i fratelli, una volta usciti da questa Cattedrale.
Sia lodato Gesù Cristo.