Natale del Signore
Messa di Mezzanotte
Is 9, 1-6; Tt 2,11-14; Lc 2, 1-14
Carissimi fratelli e sorelle buon natale a tutti.
Il Signore è venuto nel mondo; il Signore è venuto salvarci. Siamo qua per celebrare questo Natale, e per fare un passo avanti rispetto alla tradizionalità con la quale lo festeggiamo. Il Natale è una tradizione di cui però tutti sentiamo il bisogno di recuperarne il senso, perché non se ne può più di pubblicità, di compere; se non c’è un senso finirà anche questo, con buona pace di quelli che ci fanno i soldi. Il senso del Natale qual è? Il Vangelo ci dice che: “Si compirono i giorni del parto per Maria mentre si trovavano a Betlemme dove si erano spostati a causa del censimento”. E ci dice anche che: “Non c’era posto per loro nell’alloggio”, e “Maria diede alla luce il suo primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia”, il luogo dove le bestie mangiano. Il senso del Natale è questo: c’è Dio che si fa uomo e usa questo modo strano. La semplicità in una mangiatoia, gli angeli che appaiono ai pastori perché, in qualche modo, a qualcuno bisogna dirlo e bisogna indicare che Gesù è nato. Gli angeli appaiono ai pastori, non appaiono alla corte di Erode, ma a dei pastori: “Vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi nella città di Davide è nato per voi il salvatore”. Questa gioia è quella che pervade tutta la liturgia della parola: “Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda”, abbiamo ascoltato nella prima lettura. “È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini”, scriveva San Paolo a Tito. C’è questa gioia, la gioia perché è nato per noi il salvatore che è Cristo Signore. “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce adagiato in una mangiatoia”. Il segno è al contrario, e per fortuna lo dicono gli angeli. Noi diversamente vorremmo trovare un segno della maestà di Dio, del fatto che Dio è venuto nel mondo, e trovare uno in una mangiatoia non ci dà questa idea. Ci dà l’idea che è semplicemente una persona povera. Ma l’angelo appare ai pastori per dire: “Guardate che il bambino avvolto in fasce in una mangiatoia, è il Figlio di Dio”. Anche noi siamo in questa situazione di difficoltà per indicare il Signore presente con un segno misero, nell’eucaristia. Io, a volte, mi interrogo su quanti cristiani sanno che nell’eucaristia, in quel pane bianco, è veramente presente Gesù, e non è semplicemente un pane benedetto. Mi faccio delle domande perché è un po’ faticoso da credere. Una prima osservazione: abbiamo la storia piena di miracoli eucaristici e, per chi volesse andare a studiare, e con la passione di una persona appassionata della scienza, vi dico che gli studi scientifici sono interessantissimi sui miracoli eucaristici. Bel problema per noi: Dio ha una presenza talmente semplice che passa inosservata, e noi dobbiamo richiamarcene in qualche modo altrimenti la banalizziamo; facciamo fatica a credere che veramente sia così e, lungo la storia della Chiesa, ci sono stati un sacco di problemi, discussioni ed eresie; fatichiamo a credere per questo gioco di Dio di stare tra gli angeli e la mangiatoia. Ma dobbiamo stare al gioco di Dio, come lui gioca. La seconda osservazione che vi faccio è questa: la grande gioia c’è perché è nato il salvatore. Carissimi fratelli e sorelle vi dico questo: il Natale per voi verrà, è venuto o viene in quel giorno in cui personalmente voi stessi direte: “Il Signore Gesù è il mio salvatore”. Nel giorno in cui constaterete che Gesù è il vostro salvatore, egli verrà e lo toccherete con mano; quando vi renderete conto che Gesù è il Salvatore, quello sarà il Natale perché nascerà in voi la grande gioia. I cristiani sono marcati dalla questa grande gioia quando hanno scoperto che Gesù è il salvatore. Uscendo di chiesa, a volte, noi abbiamo il volto un po’ triste; se noi ci mettessimo ad osservare ciò che Gesù insegna, senza avere scoperto che Lui è il nostro salvatore, faremmo una fatica orba e otterremmo scarsi risultati; e la nostra vita diventa pesante. Ma non deve essere così, fratelli e sorelle, deve essere una gioia; la gioia c’è solo quando abbiamo scoperto che Gesù è il nostro salvatore, e per questo veniamo da lui, non per il precetto domenicale. Guai, se venissimo per il precetto domenicale, saremmo tristi perché prima o poi ci peserà; veniamo perché abbiamo scoperto che Gesù è il nostro salvatore. Per me incontrarlo è una gioia, ed è per questo che vengo da Gesù, perché è una gioia. Allora il mio augurio per voi è di scoprire questa gioia, e di scoprirla in questo Natale dell’anno giubilare della misericordia, nel quale siamo chiamati dalla Chiesa a riflettere sulla misericordia di Dio che è venuto a salvarci, a salvare ognuno di noi anche se non abbiamo il titolo per essere salvati, ma ci salva per pura carità, per pura misericordia. Questa misericordia di Dio che riconosco ci deve portare ad essere misericordiosi con i fratelli. È l’augurio che vi faccio. Ringrazio le autorità della loro presenza; al Sindaco ho fatto una promessa solenne e lo dico davanti a tutte le autorità: con tutto il nostro impegno vogliamo vivere quest’anno della misericordia con serietà, e vogliamo cambiare e diventare misericordiosi. Voglio che il nostro Sindaco possa vedere che nella nostra società, quest’anno, qualcosa cambierà diversamente saremmo degli imbroglioni. Se l’anno della misericordia ci passa con due preghierine non siamo seri. Questa è la promessa che facciamo: vogliamo cambiare, migliorare, vogliamo che sia visibile nella nostra società alessandrina la misericordia in questo anno: che cresca e che diventi un dono per la nostra Diocesi e per la nostra città. La Vergine Maria, nostra Signora della Salve, ci accompagni, ci guidi e interceda per noi perché sappiamo incontrare in Gesù il Salvatore del mondo, il Salvatore della nostra vita.
Sia lodato Gesù Cristo.