Epifania del Signore
Is 60, 1-6; Ef 3, 2-3.5-6; Mt 2, 1-12
Carissimi fratelli e sorelle, in questo giorno dell’epifania del Signore, della manifestazione del Signore, siamo chiamati a farci molte domande. Paolo parla del mistero “che non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”. Questo ci fa pensare a quanto sia importante per noi dire a tutti questa gioia grande. Tuttavia ci sono altre riflessioni che si presentano alla nostra mente: coloro che annunciano questa gioia grande sono persone che l’hanno sperimentata? Chi è lo strumento del manifestarsi di Dio, deve a sua volta aver avuto la manifestazione di Dio, altrimenti che gioia è? Altrimenti che gioia trasmettiamo? Se non c’è stata una gioia che ha scosso la nostra vita, che ci ha trasformati, che ci ha cambiati, finiamo per trasmettere solo norme, precetti, comportamenti, liturgie nel senso deteriore del termine perdendo il cuore. Allora vi faccio questo invito: vedete, delle persone molto distanti sono partite da casa loro perché hanno colto dei segni e hanno capito che era sorta una stella, una persona chiamata a governare, a pascere il suo popolo. Sono partite da distante per andare a rendergli omaggio. Quelli che erano a casa, a Gerusalemme, non si erano accorti di niente, e sapevano anche dove doveva nascere: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”. Quindi questa gente che abitava ad un passo da Betlemme, Gerusalemme è vicinissima, non era partita per adorare il Signore. Questi, da distante, sono partiti e sono andati ad adorare il Signore, hanno trovato l’indicazione esatta, sono arrivati, hanno adorato e sono tornati felici. Quelli di Gerusalemme non si sono mossi, anzi Erode aveva il disegno di ammazzarlo. A volte succede così anche per noi: noi non siamo capaci di muoverci per arrivare ad adorare quel Gesù che è tra noi. Altre persone partono da distante per incontrare Gesù, e lo incontrano e tornano pieni di gioia alla loro casa, mentre noi, che viviamo a fianco della fonte della gioia, non la possediamo. Allora in quest’anno della misericordia io vi chiederei un favore: anziché stare a convertire gli atei, perché non proviamo ad ascoltarli? Non dico che non bisogna annunziare il Vangelo, sto solo dicendo che spesso annunziamo il Vangelo prima di essere evangelizzati, diventiamo familiari di Dio senza aver gustato in pienezza l’epifania di Dio per la nostra vita. Perché non proviamo ad ascoltare, questo per sapere se siamo credenti, perché vedete, le migliori evangelizzazioni che ho visto nella mia vita sono quelle di persone che ti prendono per un braccio e ti si accompagna. San Pietro diceva: “Siate sempre pronti a rendere conto della speranza che è in voi”. Uno coglie la tua speranza e ti chiede la ragione. A volte noi siamo invadenti ed andiamo a spiegare agli altri che cosa devono fare quando non è il momento; è un po’ tipico del nostro tempo dare delle risposte a delle persone che non hanno domande. E non è esattamente la strategia migliore. Allora proviamo ad ascoltare i nostri fratelli; io vi devo dire che da tanti fratelli atei ho sentito molte cose sagge che mi hanno aiutato a capire i miei difetti nella vita di fede. Forse così facendo possiamo recuperare, come per l’epifania, quella manifestazione di Gesù che ci rende più convinti e convincenti, e, senza bisogno di tante parole, ci mette in quella condizione per cui altri ci seguono per strada e ci dicono: “Scusate, ma come mai siete così contenti?”. Io chiedo al Signore la grazia che tutto noi riusciamo a fare questo cammino in questo anno della misericordia; un cammino che sia prima di tutto interiore; non voglio vedere grandi gesti esterni, o meglio li voglio vedere come frutto di una profonda interiorità. Vorrei che quest’anno decidessimo di fare sul serio con la misericordia, di fare sul serio con Dio e dare una svolta alla nostra vita. La Vergine Maria ci aiuti ed interceda per noi perché sappiamo vivere in questo modo la vita vera, credibile, gioiosa.
Sia lodato Gesù Cristo.