Festa di don Bosco
2Sam 12, 1-7.10-17; Mc 4, 35-41
Il Signore, attraverso il profeta Ezechiele, ha promesso un pastore per le sue pecore; questo pastore che qui nella lettura viene identificato con Davide, servo di Dio, sappiamo che in realtà il pastore vero sarà Gesù, figlio di Davide. Ma possiamo riconoscere anche in don Bosco questa figura di pastore; la sua figura in mezzo ai ragazzi e ai giovani ci richiama, infatti, in modo immediato e diretto quella di un pastore con le sue pecorelle. E che cosa faceva don Bosco in mezzo ai giovani? Li invitava a stare allegri, se ne prendeva cura perché sapeva che, per entrare nel regno dei cieli, bisogna diventare come bambini, e quindi, don Bosco, non solo insegnava ai giovani ma anche imparava dai giovani. Vi devo dire però che quando penso ai salesiani e penso alla gente che guarda alle opere salesiane mi domando: “Ma questi che cosa capiranno delle opere salesiane?”. Il mondo la vede molto semplice: fanno stare allegri i ragazzi, li fanno giocare in modo pulito, li educano, insegnano loro ad essere onesti, insegnano loro un mestiere, raccolgono tutti e quelli che sembrano cattivi li aiutano a diventare bravi. Questo è vero, tutto vero. Ma io credo che don Bosco, se solo questo fosse l’insegnamento, rabbrividirebbe. Questo perché l’oggetto dei sogni di don Bosco era molto interessante: sognava la Madonna, sognava Gesù, sognava la Chiesa come una barca, sognava l’eucaristia. Con i ragazzi parlava insistentemente di Gesù, della Madonna, dei Santi, dell’importanza di confessarsi spesso, di fare la comunione, di pregare il Signore. Era interessante il ministero di don Bosco; una volta ebbe a dire: “Questo è il nostro metodo: la confessione e l’eucaristia”. Perché queste due cose vanno unite insieme: la gioia dei ragazzi, il fatto che trovino un lavoro e Gesù, la confessione e l’eucaristia? Perché tutti vogliono essere gioiosi e trovare un lavoro, ma questa è un’opera che spesso travalica le capacità degli uomini; solo Dio è capace di dare una gioia profonda e una forza a tutti attraverso la sua grazia. E la vera risposta non l’abbiamo negli uomini ma in Dio, per questo don Bosco voleva portare tutti i ragazzi a Dio. Ha cominciato da bambino, quando ripeteva le prediche che aveva sentito pronunciare dal parroco, faceva giocare gli altri ragazzi, però ad un certo punto diceva: “Adesso ascoltate, il parroco oggi ha detto questo”. E ripeteva loro la predica, e questo lo faceva da bambino; non credo che qualcuno di voi ne sia capace. Lui lo faceva perché convinto che Gesù sia il nostro più grande amico. Gesù infatti è il nostro più grande amico perché ci accompagna per tutta la vita; le persone potranno cambiare ma Gesù resta, Gesù ci vuole bene sempre, Gesù ha misericordia di noi sempre. In questo anno della misericordia, in modo particolare, siamo invitati a riflettere sulla misericordia che Dio ha nei nostri confronti nel sacramento della confessione, che non è semplicemente andare dal sacerdote a dire le cose brutte della propria vita, ma è presentare a Dio i nostri difetti e la nostra pochezza per sentire l’amore di Gesù. Che bello essere perdonati, che bello, quando abbiamo fatto qualcosa di sbagliato, sentire l’amore di qualcuno che ci perdona; questo ci impedisce di essere separati da lui, di allontanarci da lui per paura del castigo. Don Bosco insegnava queste cose. Carissimi ragazzi mi raccomando seguite don Bosco, imparate a conoscere Gesù, pregate, confessatevi spesso, fate la comunione e vedrete che Gesù vi accompagnerà sempre tutti i giorni della vostra vita. L’augurio che vi faccio di cuore è che possiate vivere ciò che don Bosco ha insegnato con passione e con amore. La Vergine Maria, nostra Signora della Salve e patrona di Alessandria, che qui celebriamo in modo particolare davanti a questa sua immagine, accompagni tutti noi perché possiamo vivere la nostra vita in un modo veramente gioioso con Gesù.
Sia lodato Gesù Cristo.