Giubileo della Vita Consacrata

Giubileo della vita consacrata
Ml 3, 1-4; Lc 2, 22-40
Carissimi fratelli e sorelle
“anche l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi come negli anni lontani”: questa profezia di Malachia ci ricorda come la nostra offerta deve essere piena, deve partire dal profondo del cuore per essere gradita a Dio. E l’offerta più piena è quella che noi facciamo della nostra vita; l’offerta a Dio più gradita di tutte è quando noi offriamo noi stessi a Dio, offriamo la vita intera. Qualsiasi cosa possiamo offrire sicuramente la nostra vita è la più grande. L’offerta amorosa di sé che vuol dire spendersi quotidianamente con questo amore grande per il Signore, è lo spettacolo più bello che ci sia nella natura, l’amore è sempre lo spettacolo più bello della natura. Noi vogliamo che questa offerta di sé sia “gradita al Signore come nei giorni antichi”; ma oggi possiamo costatare, da un punto di vista statistico, che non è poi così di moda; ma dietro a questa statistica sicuramente ci stanno delle fatiche, delle scelte che viviamo noi come società e come Chiesa; tra queste sicuramente l’individualismo spinto, la molta attenzione e sensibilità verso i beni materiali; da qui la fatica di vivere la dimensione di questa offerta totale di sé nella vita consacrata. Una delle dimensione che dovremmo recuperare è quella che dà la forza sacramentale di questa offerta; la vita consacrata non è un sacramento, ma si rifà a un sacramento, quello del battesimo; essa è una specificazione del sacramento del battesimo. E mi pare di cogliere che oggi facciamo molta fatica a vivere la grazia dei sacramenti, quelli che si ricevono una volta sola: battesimo, confermazione, ordine, matrimonio. L’eucaristia e la riconciliazione li abbiamo sotto gli occhi, e tutte le volte che ci accostiamo a ricevere questi sacramenti dovremmo fare memoria della forza, della potenza, del senso e dello scopo di quei sacramenti. Il battesimo sembra un po’ una cosa come dire: “Sono stato battezzato, adesso vivo la vita cristiana”, come se fossi semplicemente entrato in una stanza e avessi attraversato una porta. Ma il battesimo non è semplicemente una porta che si apre per entrare in un nuovo ambiente o in un nuovo contesto; è la forza che mi accompagna in quell’ambiente o in quel contesto. Vengo da una settimana di esercizi spirituali con un gruppo di una quarantina i sacerdoti delle nostre diocesi circonvicine predicata da monsignor Vittorio Viola. Monsignor Viola, vescovo di Tortona, ci ha predicato gli esercizi spirituali sulla nostra ordinazione presbiterale. Ne è emerso che noi sacerdoti pensiamo molto poco alla nostra ordinazione sacerdotale, anche in questo caso la consideriamo come se fosse una porta: prima non potevo celebrare la messa, da quel giorno posso celebrare messa; prima non potevo confessare, da quel giorno posso confessare. Adesso ho questo dato di fatto: posso celebrare messa e confessare. Ma non è così, il sacramento dell’ordine mi fa essere ripresentazione sacramentale del Signore nella Chiesa, prima ancora che nell’azione sacramentale. Carissimi fratelli e sorelle, il nostro battesimo ci fa essere cristiani incorporati a Cristo nella Chiesa, figli di Dio; ci inserisce nel mistero pasquale dandoci, giorno per giorno, la grazia di vivere la vita cristiana, la quale non è costituita da azioni da compiere, ma è prima di tutto un lasciarci guidare dallo Spirito Santo. Questo è il punto centrale e principale: dobbiamo lasciarci guidare dallo Spirito di Dio. Il consacrato è colui che, guidato dallo Spirito di Dio, decide di rispondere alla sua chiamata mettendo a disposizione e nelle sue mani la propria vita intera e la propria affettività. Per cui colui che è maggiormente disposto a seguire lo Spirito di Dio, è quello che oggettivamente ha meno vincoli di chiunque altro nel seguire lo Spirito di Dio. Questo è molto bello e credo che sia la scoperta che dobbiamo mettere in luce sempre più nella vita consacrata. Noi siamo in un mondo che ci fa guardare alle cose per obiettivi, ma la vera forza di una congregazione religiosa non è semplicemente il carisma, l’opera che vuoi fare, ma è prima di tutto l’apertura e la disponibilità totale a Dio; e questo vale per tutti. Senza tutto questo, il carisma diventa solo un obiettivo da raggiungere, e la gente si chiede: “Ma perché per raggiungere quell’obiettivo bisogna consacrarsi?”. Per molti dei nostri carismi non c’è bisogno di consacrarsi. Vogliamo chiedere al Signore la grazia di ricuperare questa dimensione sacramentale della vita consacrata che ci permetta di andare alle radici della chiamata di Dio che ci ha costituiti tali, e che ci fa essere qui, oggi davanti a lui, con il nostro status di consacrati, di ministri ordinati, e di quello che siamo. Il battesimo sicuramente per tutti noi è la base di ogni dono, la fonte da cui scaturisce la pienezza della vita. Vogliamo chiedere al Signore anche la grazia di camminare in questa strada con dedizione e con amore, perché il fatto di essere stati presentati davanti a Dio nel battesimo – come oggi è la festa della presentazione del Signore – ci faccia rileggere ogni nostra azione e sia la fonte del rinnovarsi della nostra vita consacrata. La Vergine Maria, che ha tenuto in braccio Gesù portandolo al tempio, tenga in braccio ciascuno di noi perché possiamo vivere la nostra vita consacrata come vero dono e vera disponibilità a Dio. S
ia lodato Gesù Cristo.