Giubileo Zona Fiumi
Gen 15, 5-12.17-18; Fil 3, 17 – 4, 1; Lc 9, 28-36
Carissimi fratelli e sorelle abbiamo ascoltato da San Paolo: “Se uno è in Cristo è una nuova creatura. Le cose vecchie sono passate ecco ne sono nate di nuove”. Questa novità che vogliamo affrontare è un riguardare la nostra vita come se fosse il primo giorno che siamo diventati cristiani. Giubileo: ripartiamo, riguardiamo Dio, riguardiamo la nostra vita con occhi nuovi perché la conversione, che vuol dire cambiare modo di pensare, chiede prima di tutto che cambiamo lo sguardo perché per odiare le mie azioni negative nei confronti di un fratello o di una sorella devo prima cambiare il modo con cui li guardo. Oggi vogliamo riguardare le cose e la nostra vita in modo nuovo. Per guardare in modo nuovo dobbiamo guardare in modo profondo e questo compito spaventa un po’. Qualcuno di voi potrebbe dire: “Adesso che cosa guardo, la mia vita è tanta e troppa, è multiforme, variegata e lunga”. Dobbiamo guardare la nostra vita in modo nuovo e con uno sguardo profondo; e lo sguardo profondo è quello della misericordia di Dio. Oggi dobbiamo farci delle domande, darci delle risposte in modo profondo cioè sulle vere ragioni che muovono la nostra vita. Dobbiamo chiederci la vera ragione per cui guardiamo quel fratello o quella sorella con uno sguardo negativo. Spesso non abbiamo il coraggio di dirci il vero mentre la parola di Gesù ci chiama alla verità, perché è la verità che ci farà liberi; in questo senso Gesù lo dice. Noi pensiamo che la verità ci costringe; questo è, infatti, il nostro modo di pensare che è dato dalla società di oggi, ma è sbagliato. Quando facciamo la verità dentro il nostro cuore, quando abbiamo il coraggio di guardarci veramente a come siamo davanti a Dio, scopriamo che Dio è lì davanti a noi con le braccia aperte e ci sta aspettando, come il Padre nella parabola che abbiamo ascoltato; ci sta aspettando, sta aspettando che riguardiamo la nostra vita, rientriamo in noi stessi e riguardiamo la nostra vita in modo nuovo e vero. E quando abbiamo il coraggio di uno sguardo di verità su noi stessi, sul nostro rapporto con Dio e con i fratelli allora acquistiamo la libertà perché prima agivamo come uno schiavo, non avevamo il coraggio: lo schiavo, infatti, è colui che vive nella paura, colui che non ha coraggio. L’uomo libero è colui che sta diritto, in piedi di fronte alla realtà così com’è, anche alla realtà della nostra debolezza, della nostra fragilità che non è l’ultima parola della nostra vita perché l’ultima parola della nostra vita è la misericordia del Padre, è il suo perdono, il suo amore; e il suo amore non passerà mai. Ecco perché siamo qui, è una cosa bellissima perché riordina la nostra vita, perché ci rende liberi, e ci rende liberi perché ci rende veri. Allora ripeto con San Paolo: “Vi supplico in nome di Cristo, lasciatevi riconciliare con Dio”. Il mio augurio è che questo breve tempo che passiamo nella nostra Cattedrale, che rappresenta la Chiesa che ci accoglie, sia un tempo un cui andiamo a fondo di noi stessi e ci lasciamo riconciliare con Dio. Per questo i sacerdoti saranno disponibili per la confessione, per la riconciliazione con Dio; si può fare anche personalmente il percorso della misericordia, lo scopo è andare a fondo e vivere qualcosa di nuovo, il giubileo, mettere un punto e andare a capo. La Vergine Maria, nostra Signora della Salve, ci accompagni in questo percorso, aiuti il nostro cuore ad essere forte, dia luce e limpidezza al nostro sguardo per guardarci dentro, per guardare il nostro rapporto con Dio e i fratelli e vedere le cose come stanno.
Sia lodato Gesù Cristo.