Giubileo Valenza

Giubileo Zona Valenza
Gs 5, 9-12; 2Cor 5, 17-21; Lc 15, 1-3.11-32
Carissimi fratelli e sorelle:
“Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove”. Questo annuncio è bellissimo. Se noi siamo in Cristo siamo una nuova creatura; non siamo più quelli di prima. Io vorrei che ci credeste perché, essere in Cristo, non è una condizione burocratica ma esistenziale, per cui se ontologicamente siamo in Cristo, perché siamo stati battezzati tuttavia abbiamo da divenire persone che sono in Cristo; occorre infatti completare questo cammino per vivere veramente in Cristo. Noi siamo già salvati; ma se adesso vi dicessi: “Che bello siamo già in paradiso”, sarebbe una affermazione vera perché il paradiso è fuori dal tempo e in questo momento ci è presente; ma vi mettereste tutti a ridere dicendomi: “Se il paradiso è questo siamo a posto, ci aspettavamo qualcosa di più”. Allora è vero che siamo in Cristo con il battesimo, ma è anche vero che questo, per certi versi, ha ancora da divenire e nel corso della nostra vita spirituale; se facessimo un cammino serio e profondo ad un certo punto ci renderemmo conto che qualcosa sta cambiando dentro, che con una vita spirituale profonda, ecclesiale, comunitaria, la nostra vita personale cambierebbe radicalmente, diventando nuova. “Se uno è in Cristo è una creatura nuova; le vecchie cose sono passate, ecco, ne sono nate di nuove”: questo è l’annuncio che ci sentiamo fare. L’amore e la misericordia sono una occasione per dare una svolta alla nostra vita, per vivere questa novità alla quale siamo chiamati sempre, ogni giorno. Chissà in che modo nuovo posso vivere ancora la mia vita! Eppure quanto è cambiata, quanto si è rinnovata, quanto ho sperimentato questa novità. Ma sono anche conscio che potrò ancora sperimentare tante volte questa novità se sarò fedele alla grazia di Dio. Allora fare l’anno della misericordia è un essere presenti qui insieme, ora, in questa cattedrale, nella nostra chiesa madre per compiere un cammino interiore, per rinnovarci, per cambiare qualcosa dentro. Non è un atto superstizioso, non è una cosa magica: siamo qua per fare un cammino interiore con una coscienza chiara e netta che la vera novità della vita parte dal profondo del cuore. La novità di vita non è semplicemente cambiare qualche azione, ma nasce da un approccio interiore, da uno sguardo nuovo sulla realtà, da una apertura della porta del cuore all’azione della grazia. Ecco il punto, ed è proprio qua che noi oggi riusciamo a far agire la grazia per sperimentare un punto di svolta, una novità nella nostra vita. Come si fa? Questa novità viene da Dio: “Tutto questo viene da Dio” – dice San Paolo – “che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo, e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. La novità, l’essere nuova creatura da dove viene? Viene da Dio che ci ha riconciliati; la nostra vita è nuova quando noi sperimentiamo Dio che ci riconcilia oggi. Vi supplichiamo in nome di Cristo, lasciatevi riconciliare con Dio”. Allora noi vogliamo essere nuove creature, e la novità della vita, nasce dalla riconciliazione con Dio. Dio vuole che ci riconciliamo e attraverso l’apostolo ci supplica: “Lasciatevi riconciliare con Dio”. Tutto questo, Dio lo realizza attraverso il ministero della riconciliazione che ha dato a noi che abbiamo ricevuto il sacramento dell’ordine al secondo gradino con il presbiterato, non perché siamo i più bravi, ma perché ci ha scelti così. Sarebbe temerario dire che Gesù ha scelto quei dodici perché erano i più bravi. Non hanno fatto una grande figura nel corso della vita: uno l’ha tradito, uno l’ha rinnegato e Gesù l’ha poi scelto come capo della Chiesa; l’ha scelto prima e riscelto dopo il rinnegamento. C’è un perché: la salvezza ci viene attraverso dei fratelli come noi, e noi non siamo migliori di voi, abbiamo solo un compito diverso dal vostro, siamo qui per voi, il nostro esserci è per voi. Come facciamo a lasciarci riconciliare con Dio? Lasciarci riconciliare è un atto interiore, è un fatto che ricade nel profondo del nostro cuore e ci chiede una collaborazione particolare di fronte ad una grazia che ci viene fatta. Dobbiamo prima accorgerci e per accorgerci bisogna che abbiamo il coraggio di guardare la nostra anima, perché non può esserci riconciliazione interiore senza che noi siamo capaci di lasciarci guardare e di guardare nel profondo del nostro cuore. Non sono qui a chiedervi di fare qualche cosa, sarebbe facile; abbiamo già rinnovato le promesse battesimali per esprimere la fede e poi diciamo una preghiera secondo le intenzioni del Papa, una bella confessione, una comunione entro gli otto giorni: abbiamo fatto l’indulgenza e siamo a posto. Certo che c’è anche questo, ma non consiste in un fare, è questa la fatica di Gesù, è questa la fatica di Pietro. Io mi sono rivisto e ripensato in questi giorni il primo discorso di Pietro, è impressionante: Pietro non dice cosa fare, ma conclude il discorso riepilogandone il succo: “Sappia con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Messia quel Gesù che voi avete crocifisso”. Questo è quello che Pietro ha da dire, e infatti quelli che lo ascoltano “si sentirono trafiggere il cuore e dissero: Fratelli che cosa dobbiamo fare”. Anche noi siamo fatti così, non scappiamo da questo modo di fare. Ma Pietro risponde: “Convertitevi, e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e ricevere il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro”. E’ un atto interiore profondo, non tanto basato sulle cose che facciamo, quanto su questo fatto: “Adesso io, Signore, mi metto davanti a te; divento veramente cristiano quando riesco ad aprirti il mio cuore a fartelo vedere con le sue piaghe, con le sue ferite e dirti: Signore Gesù tu sei il mio salvatore. Guardami, guarda le mie sofferenze, passa una mano sulle mie piaghe, guariscimi; guarda i mie peccati, perdonami Signore. Porta la salvezza nel mio cuore”. Quando io apro il mio cuore a Gesù, tante cose diventano chiare nella mia vita, capisco tanti perché, e allora posso veramente migliorare non di un miglioramento che parte da una decisione morale, ma un cambiamento che parte da una presa di coscienza profonda: “Signore, ho questo difetto, tu sei il mio salvatore”. E il Signore farà sì che riuscirò a cambiare. Sembra la stessa cosa ma è diverso, tra il decidere di cambiare le azioni o il prendere coscienza dei nostri errori invocando Gesù come salvatore, c’è una differenza abissale. Il cammino giubilare si sviluppa qui dietro attraverso tre cappelle e poi il deambulatorio fino ad arrivare alla cappella della Madonna della Salve dove c’è la presenza di Gesù nel santissimo sacramento e il confessionale dove vivere la riconciliazione. I sacerdoti saranno disposti un po’ ovunque, siamo in tanti e ci sono tanti confratelli pronti a farvi vivere la riconciliazione con il Signore. Vi chiedo di fare questo percorso con profondità, pensando alla vostra vita e vi chiederei anche di ritornarci a farlo da soli, nel silenzio, con calma. Far giubileo vuol dire lasciare che questa grazia della misericordia, col tempo e con il passare delle settimane e dei mesi, entri nel nostro cuore. Concentriamoci adesso e apriamo il nostro cuore a Dio per far entrare la sua misericordia. In nome di Cristo vi supplico: lasciatevi riconciliare con Dio. La Vergine Maria, nostra dolce Mamma, nostra Signora della Salve, ci accompagni perché possiamo vivere insieme questo giubileo.
Sia lodato Gesù Cristo.