Messa Pasquale Interforze
Ger 20, 10-13; Gv 10, 31-42
Abbiamo ascoltato questo vangelo nel quale il Signore Gesù rischia la lapidazione; non gli è successo una volta soltanto, ma, alla fine, l’hanno ammazzato in modo più raffinato, molto meno rapido e molto più doloroso: flagellato, incoronato di spine, crocifisso. Che cosa ha fatto Gesù per meritare questi ripetuti tentativi di lapidazione e poi un morte per tortura? Nulla. Ha fatto tutto giusto, di questo siamo sicuri; ha detto delle parole buone, ha amato, ha compiuto delle opere straordinarie, ha guarito persone, ha dato la salute ai malati, ha risuscitato dei morti; anzi sappiamo che quando ha risuscitato uno morto da quattro giorni, quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e hanno deciso di ammazzarlo. Così credo debba essere il nostro servizio all’interno della società civile; se ci aspettiamo che facciamo tutto bene e che il nostro bene sia riconosciuto, siamo degli ingenui. A me piace questo realismo del vangelo; non ci descrive un mondo fatato, non ci descrive un mondo come vorremmo che fosse o come dovrebbe essere in teoria, ma che poi di fatto non è mai stato e mai sarà. Questo realismo del vangelo mi piace perché mi dice come vivere concretamente, non in un mondo fatato o di sogni. E a chi dice: “Questo non è giusto!”, rispondo: “Welcome to the real world”, “Benvenuto nel mondo reale”; e già che cito Matrix ricordiamoci che, in Matrix, il traditore era uno che preferiva vivere nel mondo dei sogni piuttosto che nella realtà. Quando abbiamo la mania dell’ideale che non esiste, finisce che tradiamo il nostro dovere. Dobbiamo sempre puntare al meglio, ma con la consapevolezza che il servire implica trovarci anche ingiustamente in situazioni di difficoltà. E Gesù su questo è molto esplicito e semplice: “Se amate quelli che vi amano che merito ne avete, non fanno così anche i pagani? Amate i vostri nemici, pregate per coloro che vi perseguitano, benedite coloro che vi maledicono”. Questo era lo stile di Gesù. Credo che questo realismo tipico di Gesù possa insegnare molte cose a noi, che nella società dobbiamo servire, e tante volte lo facciamo senza essere riconosciuti; ma non importa, questo è il vero servizio quando continuiamo con passione, con intelligenza, con amore, con dedizione, con perseveranza a servire gli altri con l’unica grande consolazione: questo è il loro bene. Un servizio senza ritorni particolari, solo in questo modo avrò delle sorprese, ma come dono di Dio, perché il Signore è buono. In questo precetto pasquale ricordiamo che Gesù ha dato la vita per il mondo con questa follia straordinaria che solo Dio può mettere in atto; avete sentito che lo vogliono lapidare perché: “Tu che sei uomo ti fai Dio”, mentre noi abbiamo un Dio che non riusciamo a capire perché è un Dio che si è fatto uomo, al contrario di quello che pensano gli uomini che, ogni tanto, ci tengono a farsi dei. Ma Dio si è fatto uomo, e con questo grande esempio chiediamo la grazia di saper servire come Gesù ha fatto, con passione, con dedizione, incuranti delle fatiche e delle forze contrarie, delle invidie ma con limpidità; così si serve veramente, così si costruisce un mondo migliore.
La Madonna ci accompagni su questa strada.
Sia lodato Gesù Cristo.