Crisma

Messa del crisma
Is 61, 1-3.8-9; Ap 1, 5-8; Lc 4, 16-21
Carissimi confratelli nel sacerdozio carissimi fratelli e sorelle, il vangelo, riprendendo il testo di Isaia che abbiamo ascoltato, ci presenta Gesù in un atto molto solenne con il quale si manifesta come la realizzazione di quella profezia. E’ un atto particolarmente solenne, un atto che non è accolto da grande entusiasmo e approvazione; la reazione è negativa come tante volte la reazione al bene è negativa. E questa, carissimi fratelli e sorelle, è la grande sfida di essere a questo mondo e che vediamo riproposta dai fatti di cronaca. Nella vita si può scegliere di fare il bene, oppure si può scegliere di lasciarsi andare ai propri istinti anche negativi e anche a ideologie cieche e assassine; si possono fare tante cose. Abbiamo una libertà che è bellissima e terribile. Ma la grande sfida si gioca proprio sul fatto dell’avere il coraggio di scegliere il bene anche quando non tutti fanno questa scelta; perché questo è il punto dello scandalo, questa è la domanda che si stanno facendo tutti in questi giorni. Gesù dice delle cose molto belle e che condividiamo tutti: “Lo spirito de Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore”. Poi? Poi di fronte al male, di fronte alla cattiveria, di fronte all’assassinio dov’è la risposta? Gesù Cristo è la risposta a tutto questo, ma è una risposta che non è facile da cogliere, perché non è facile riuscire ad ascoltare, con attenzione e disponibilità, quello che Gesù ha da dirci. Questa mattina, facendomi la barba, mi ha colpito particolarmente la croce che porto al collo; mi è stata donata nel giorno della mia ordinazione presbiterale. Oggi festeggiamo anche il sacerdozio di tutti noi, in modo particolare festeggiamo i nostri confratelli che sono pastori attraverso il loro servizio presbiterale di parroci e in tutti i servizi che sono necessari per la nostra diocesi. E pensavo: questa croce l’ho al collo da 25 anni, c’è la data, e mi ricorda il giorno in cui sono diventato sacerdote. E ho fatto questo pensiero: mi sento proprio custodito dalla croce. Se ve lo dicessi così, probabilmente pochi capirebbero qualcosa, perché uno potrebbe pensare: “Sarà la crocetta che lo custodisce?”. Una volta una mia parrocchiana mi aveva telefonato dicendomi: “Scusi, signor parroco, voi vendete croci, perché dicono che portano bene”. Non è questo il senso. Essere custoditi dalla croce non è portare un amuleto al collo; essere custoditi dalla croce non vuol dire che la mia vita è una croce, come si dice popolarmente. Io mi sento veramente custodito dal mistero della croce senza il quale verrei annientato; il mistero della croce è la croce di Cristo che mi custodisce. Che cosa intendo? Il mistero della croce di Cristo è il mistero di qualcuno che ha voluto amare radicalmente, anche di fronte al male e alla cattiveria; la risposta al male è l’amore perché il male ci contagia inoculandoci nell’animo pensieri di paura o, peggio, di odio. L’odio rende l’uomo un bestia, lo disumanizza, lo rovina. La croce è la vera risposta: è la forza dell’amore di fronte al male, anche di fronte all’indifferenza e alla cattiveria. La forza dell’amore è quella che ci custodisce; noi siamo custoditi dal mistero della croce, quel mistero che ci fa andare avanti silenziosamente costruendo, nel nascondimento, il bene secondo la volontà di Dio, con gioia con passione, con amore, con forza, con determinazione, con costanza, perché noi vogliamo seguire Gesù, e Gesù ci ha detto che la vera vittoria è quella di amare radicalmente, ed è quella che dà la risurrezione. Ora non moriremo tutti martiri, quindi quando parlo di morte e di risurrezione non ne parlo fisicamente; può anche succedere e a tanti nostri fratelli, a troppi fratelli cristiani succede; ma sto parlando di quelle morti interiori che dobbiamo affrontare nella vita, e nelle quali siamo chiamati ad amare, perché questa è la salvezza che custodisce il nostro cuore dal precipitare nel terribile fiele del contagio del male; un fiele che nel migliore dei casi ci impaurisce, ma che può contagiarci e farci diventare amari, aspri. Siamo dei consacrati, lo Spirito del Signore ci ha consacrati, ha consacrato tutti noi fratelli e sorelle nel battesimo, e ha consacrato noi che abbiamo ricevuto il sacramento dell’ordine. Cari confratelli, è bello celebrare insieme l’eucaristia quest’oggi ricordando la nostra consacrazione, e consacrare quegli oli che userete per il popolo di Dio durante questo anno. Questo mistero va avanti attraverso di noi coscienti di essere povere creature al servizio di qualcosa di infinitamente più grande di noi. In questa messa crismale chiediamo la grazia di saper vivere, noi per primi, questo amore; di essere custoditi dal mistero della croce che ci ha appassionati, ci ha catturati e ha catturato per intero la nostra vita; lo chiediamo attraverso la nostra preghiera. Carissimi confratelli, grazie per il vostro servizio, grazie per il vostro impegno. Sento che questa battaglia che stiamo combattendo dentro i nostri cuori per avere sempre la forza di amare, di ricominciare, di perdonare, di essere sempre più positivi in comunione gli uni con gli altri è una cosa bellissima e che sta portando frutti palpabili nella nostra comunità ecclesiale. Vi ringrazio per questa battaglia che stiamo facendo insieme e di cui, alle volte, siamo gli ostacoli, perché è così la vita. Ma vogliamo perseverare nel bene, crescere sempre di più perché il Signore porti a compimento la sua opera di grazia tra noi. Vogliamo allora continuare questa celebrazione affidandoci al Signore, testimone fedele, primogenito dei morti, sovrano della terra, a colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue. Vogliamo sperimentare la sua misericordia in questo anno della misericordia e vogliamo dire il nostro “sì” ripetendo nel cuore, gridando con la vita: “Signore custodiscici nel mistero della croce”. Amen.
Sia lodato Gesù Cristo.