Venerdì Santo
Is 52, 13 – 53, 12; Eb 4, 14-16; 5, 7-9; Gv 18. 1 – 19, 42
Carissimi fratelli e sorelle quest’oggi,
come è noto nel venerdì santo, commemoriamo la morte del Signore. Ma se fosse solo questo dovremmo fare un discorso triste, e non è il tono della liturgia. Questi infatti è molto meditativo, perché di fronte al mistero della morte di Gesù, siamo chiamati a capirne il senso, siamo chiamati a capirne la portata spirituale, altrimenti dovremmo come mi disse con poca attenzione un mio amico: “Dovremmo recitare un Requiem aeternam per Gesù al venerdì santo”. Ma noi sappiamo che Gesù è vivo e non diciamo un Requiem aeternam perché è vivo, ma perché non è la prospettiva più appropriata al Venerdì santo. Il Venerdì santo, e il venerdì è il sesto giorno, noi riprendiamo il tema dell’inizio della Bibbia; che cosa avvenne il sesto giorno? Dio creò l’uomo; si racconta, nel secondo racconto della creazione, che Dio dopo che aveva presentato ad Adamo ogni genere di animali, non ne trovò alcuno che ne fosse confacente e, quindi alla fine, addormentò Adamo con sonno profondo e, durante questo sonno, trasse dal costato di Adamo una costola e con essa plasmò Eva. Carne della sua carne, ossa delle sue ossa. Analogamente, con un parallelo fortissimo, nel sonno profondo di Gesù sulla croce, il sonno di una morte temporanea, Dio trae dal costato di Gesù acqua e sangue, segno del battesimo e dell’eucaristia che sono come la costola attorno alla quale è plasmata la Chiesa. Avviene una creazione: “Donna ecco tuo figlio” e al figlio: “Ecco tua madre”. Oggi sulla croce noi non ricordiamo soltanto una morte, ma ricordiamo un inizio, ed è bello ricordarlo quest’oggi, venticinque marzo, il giorno in cui la vita del nuovo Adamo è iniziata nel grembo di Maria. Per me in modo particolare poiché è l’anniversario del mio battesimo ed è proprio questa vita che sto contemplando oggi, questa vita divina è iniziata in me in questo giorno. Dunque il venerdì santo è la commemorazione di una vita che non riusciamo a vedere, una vita nuova, la vita divina in noi che non riusciamo a vedere. E’ paradossale questa cosa: io sono stato battezzato di sette giorni, ma anche quelli che vengono battezzati da adulti non vedono niente, a parte qualche eccezione mistica; nessuno vede nulla ma c’è una vita. Non stiamo raccontando delle favolette, c’è veramente una vita interiore divina, spirituale che esiste, che dà vita al più profondo di noi, alla nostra anima e che inizia con il Venerdì santo. Gesù l’aveva chiaro perché “se il seme caduto in terra non muore non porta frutto”. Gesù aveva chiaro di essere il seme della vita nuova e morendo, come abbiamo ascoltato questa sera, Gesù “consegnò lo Spirito”. Consegna lo Spirito: è l’atto con cui Dio fa sorgere la vita in Adamo; lo plasma dalla terra e poi infonde in lui lo spirito, il soffio. Ecco cari fratelli e sorelle, noi oggi siamo di fronte al tipico tema di tutti i giorni: o ci fermiamo a guardare quello che vedono i nostri occhi metaforicamente, cioè Gesù che muore; oppure facciamo il salto dell’anima e ci rendiamo conto che c’è un’altra vita dentro di noi, una presenza e una vita nuova che inizia in noi; questa vita nuova è la causa di una riconfigurazione di tutta la nostra vita, di tutte le nostre giornate, perché se Cristo vive in me allora la vita è diversa. Il segreto del cristiano è quella vita nuova che è iniziata quando il seme è morto perché noi portassimo frutto. Lo scopo di Gesù era dare vita, il concepimento nostro avviene in questo giorno. Vogliamo allora chiedere al Signore la grazia di entrare nella profondità di questi misteri, vogliamo chiedere la grazia di capire questa nuova vita, di essere capaci di focalizzare la nostra attenzione su questa vita anche se non la vediamo. Il Signore ci dia questa grazia altrimenti continuiamo a vivere la vita seguendo le regole e questa è una vita perdente; chi si limita a seguire delle regole inciamperà e basta. Chi è capace di vedere questa vita in lui, vivrà in modo diverso perché spinto dal Signore e con la forza di Dio avrà una vita bella in qualsiasi momento anche quando sarà faticosa; bella nella fatica ma sicuramente qualitativamente diversa. Vogliamo chiedere questa grazia al Signore, nel prosieguo di questa celebrazione, e gli chiediamo mentre celebriamo questo mistero, di andare al di là del crocifisso con il nostro sguardo per cogliere la vita vera.
Sia lodato Gesù Cristo.