Madonna della Salve
Primo pontificale
At 5, 27-32.40-41; Ap 5, 11-14; Gv 21, 1-19
Carissimi fratelli e sorelle,
Pietro con gli apostoli predica il Vangelo, la Buona novella del Signore incurante della persecuzione. Questo atteggiamento di Pietro è la realizzazione del Vangelo, e questo è il punto di arrivo del cristiano: vengono imprigionati, messi in carcere, un angelo di notte viene a liberarli, li porta fuori passando tutte le barriere, e ordina loro: “Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita”. Devono andare a predicare nel tempio, nella sede dove stanno coloro che li avevano appena imprigionati; e loro vanno nel tempio. Quando al mattino il sinedrio si riunisce per giudicarli, mandano gli inservienti a prelevarli dal carcere, trovano tutto chiuso, tutto sprangato ma gli apostoli non ci sono. E uno si affaccia alla finestra e dice: “Ecco gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo”. “Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di questo uomo”. Tutto sommato risulta abbastanza chiaro chi lo abbia voluto crocifiggere. Perché questi invece di dire: “Siamo liberi, scappiamo via”, sono andati a predicare in bocca al nemico? Per obbedire al Signore, perché si fidano di Dio, perché sono pieni dello Spirito di Dio, perché vogliono dar lode a Dio, perché vogliono amare. Abbiamo ascoltato, dall’Apocalisse, la liturgia del cielo con tutti gli angeli che danno lode al Signore; tutto molto bello, però ci viene da dire: “Ma io come posso fare, come posso amare in questo modo, io non me la sento”. È più che lecito sentire questo, è più che lecito pensarlo, perché in effetti questa capacità di amare così radicalmente non è proprio dell’uomo. Dentro di noi ne sentiamo il desiderio, ma poi, quando facciamo i conti con la nostra interiorità ci rendiamo conto che non abbiamo la statura di questi desideri grandi: esistono nel nostro cuore ma nello stesso tempo sembra quasi che non siano commisurati a noi. La cosa bella è che Dio ha deciso di dare agli uomini la possibilità di amare in questo modo. Il Signore Gesù ha una conoscenza molto concreta della nostra fragilità, e sa come porvi rimedio. Non è forse vero che quel Pietro che è andato predicare nel cortile del tempio dopo essere stato liberato dal carcere dove era stato messo dal Sinedrio, è lo stesso Pietro che ha rinnegato Gesù? Io non avrei mai osato diventare sacerdote se non ci fosse stato san Pietro; è per questo che nel mio stemma, posto sopra la porta della Cattedrale, ho messo un galletto preso dallo stemma della mia famiglia e una lacrima per ricordare la povertà di Pietro di cui le uscite a vuoto ma anche gli slanci di generosità è pieno il Vangelo. E Gesù conosce questa fragilità di Pietro: Pietro che con la sua generosità, la sera prima che Gesù venisse ammazzato, disse: “Signore darò la mia vita per te”. E Gesù che conosceva la sua fragilità gli rispose: “Darai la tua vita per me? In verità in verità io ti dico che prima che il gallo canti, tu mi avrai rinnegato tre volte”. Pietro rimase sgomento, aveva comprato anche le spade, era pronto, eppure accadde quello che Gesù aveva predetto e sperimentò il suo limite, la sua fragilità, la sua pochezza, la sua incapacità di andare dietro a quell’ideale che aveva nel cuore, quello stesso ideale che sperimentiamo anche noi. E come Gesù guarisce questo? Entriamo nel cuore: festeggiando la Madonna della Salve, siamo accompagnati da Lei a capire questo amore; Lei che è stata ai piedi della croce di Gesù, che è rimasta amando, sa come si fa e ci conduce su questa strada; dobbiamo fidarci. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato, Gesù appare agli apostoli sul lago di Tiberiade; siamo tornati come all’inizio, come prima che conoscessero Gesù. Gesù non c’è e alcuni apostoli stanno pescando sul lago, e pescano di notte ma non prendono nulla come la prima volta quando Pietro aveva conosciuto Gesù. Sono a cento metri da riva, si tocca e vedono sulla riva un uomo che ha acceso un fuoco e grida: “Figlioli avete qualcosa da mangiare?”. “Non abbiamo preso nulla”, gli rispondono. “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La parte destra dove si tocca, pescare di giorno a riva gettando la rete dalla parte destra piuttosto che dalla sinistra non è sensato. Queste indicazioni sono dettate da Gesù perché vuole educare gli apostoli ad avere fiducia in lui; e questi fanno quello che Gesù aveva detto loro anche se non sanno ancora che quell’uomo a riva è Gesù; ma forse anche perché con Gesù avevano preso una abitudine e sapevano che, in certi momenti, bisognava fare e basta, anche se non capivano. Buttano la rete e questa si riempie di pesci, e Giovanni dice: “È il Signore”; e Pietro si getta in acqua e arriva da Gesù. Portano il pesce, lo mangiano, poi Gesù si rivolge Pietro: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”. Pochi giorni prima Pietro era stato molto spavaldo, ora non ne ha più voglia; aveva pianto amaramente, aveva pianto abbastanza non solo la sera del rinnegamento ma anche nel sabato, ripensando a come si era accomiatato da Gesù, e credo anche la domenica di pasqua, quando il risorto appariva a tutti tranne che a lui. In quel momento avrà pensato: “L’ho fatta troppo grossa e non me l’ha perdonata”. “Certo Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Come ben sappiamo non si risponde: “Ti voglio bene” a chi ci dice: “Ti amo”. Ma Gesù che è il Signore e che quindi è anche un signore, tira diritto e dice: “Pasci le mie pecorelle”. Poi gli richiede: “Simone di Giovanni, mi ami tu?”. Pietro sente un groppo in gola: “Certo Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. “Pasci i miei agnelli. Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. La terza volta Gesù si arrende a Pietro come ha fatto tante volte e come fa anche con noi. E Gesù con grande pazienza gli chiede: “Mi vuoi bene?”. Petro sente tutto il dolore del rinnegamento e dice: “Signore, tu sai tutto, tu sai che io ti voglio bene”. “Pasci le mie pecorelle”. Vedete Gesù lava il triplice rinnegamento con una triplice professione d’amore per dire che possiamo sbagliare, possiamo fallire, possiamo anche rinnegarlo, nulla è peggio di questo; ma tutto può essere lavato dall’amore. L’amore è la grande chiamata dell’uomo, un amore gratuito, un amore che non aspetta di essere ricompensato, un amore che è generoso, un amore che perdona, un amore che è misericordioso, unilaterale. Se arriva una ricompensa, bene, diversamente si insiste nell’amare. “Salve regina, madre di misericordia”: lei ha insistito ad amare sotto la croce, quando quelle persone pessime hanno torturato a morte il suo figlio e glielo hanno ammazzato sotto gli occhi. Questo amore è incredibile, e noi, nella nostra Madonna, l’abbiamo raffigurato proprio in questo momento. Gesù determina anche questo amore: è un amore fino alla morte. “In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: Seguimi”; seguimi a morire. Non ci piace tanto questo; è difficile che noi moriamo da martiri, statisticamente in Italia è molto difficile, ma questo non toglie che dovremo amare radicalmente. La tradizione di Roma ci racconta come Pietro, durante la persecuzione sia scappato da Roma, e sulla Appia antica, mentre usciva dalla città, avendo incontrato Gesù che veniva dalla direzione opposta, gli abbia chiesto: “Quo vadis, domine?” (Dove vai, Signore?). “Eo Romam, iterum crucifige” (Vado a Roma, per essere crocifisso nuovamente). Pietro comprese il senso di queste parole e tornò indietro; verrà crocifisso in piazza San Pietro, poi sepolto sul colle Vaticano, dove adesso sorge la Basilica di San Pietro. Sono stato giusto dieci giorni fa negli scavi Vaticani, nel cimitero precristiano che Costantino aveva riempito di materiale di riporto, sbancando il colle, per costruire la basilica con l’altare sopra la tomba di san Pietro. Pietro, quel Pietro che ha sbagliato tante volte e che ha avuto tante debolezze ce l’ha fatta con la grazia di Cristo. Cari fratelli e sorelle, davanti ala Madonna vi chiedo: “Vogliamo anche noi provarci?”. Non importa quanto siamo deboli, non importa quanto siamo fragili, vogliamo fidarci della parola di Gesù, vogliamo rispondere a Lui che ci dice: “Ti amo”, il nostro: “Signore ti voglio bene”. Facciamolo insieme come comunità alessandrina, davanti alla nostra Madonna della Salve; impegniamoci, aiutiamoci, sproniamoci, condividiamo questo cammino, e allora la nostra comunità e la nostra città cambierà volto. È quello che chiedo all’intercessione della Vergine Maria per continuare questa celebrazione nella quale Gesù ci ama radicalmente.
Sia lodato Gesù Cristo.