Pellegrinaggio alla Salve
Zona Fiumi
At 6, 8-15; Gv 6, 22-29
Carissimi fratelli e sorelle il diacono Stefano si trova in difficoltà per avere vissuto il Vangelo. “Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della Cilicia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava”. Questo atteggiamento nei confronti di Stefano è abbastanza usuale nel mondo, e non dobbiamo illuderci nel non vederlo. Dicevo ieri che è estremamente improbabile che noi in Italia si possa morire martiri, ma che dobbiamo amare, amare da morire, amare pronti a morire che, per quanto possa sembrare ed essere, è veramente difficile. Qualche volta ci viene la tentazione di pensare: “Se seguo il Signore, ne possono capitare di tutti i colori”. In parte è vero, comunque anche se non lo seguiamo ci possono capitare di tutti i colori, solo che non abbiamo neanche la consolazione di seguirlo e nemmeno gli strumenti di grazia che il Signore ci dà. La via che ci ha insegnato il Signore è quella di imparare a fare anche delle difficoltà l’elemento di salvezza. Attenzione: non solo sopportarle, perché umanamente possiamo sopportare le difficoltà in cui ti troviamo. Ma Gesù invece ci insegna a far sì che le difficoltà in cui ci troviamo siano l’elemento della salvezza, questa è la fantasia di Dio, incredibile. Non solo, quindi, riusciamo a sopportarle, ma, attraverso di esse, ci viene data una grazia speciale. Ecco il senso della Madonna della Salve: dietro di lei c’è la croce, è una Madonna dello spasmo, del dolore, della sofferenza. La nostra Madonna della Salve vuole insegnare a tutti noi, che le vogliamo tanto bene, a trasformare la sofferenza in un elemento di salvezza e di grazia. Questo, da un punto di vista umano, è folle, sembra impossibile; in effetti se dovessi affrontarlo filosoficamente, cioè solo con l’uso della ragione e senza la rivelazione, non saprei darne una spiegazione. Del resto i filosofi, lungo tutta la storia della filosofia, non sono mai riusciti a trovare una buona ragione alla sofferenza. Però il Signore ha un modo differente di vedere le cose: come fare delle sofferenze e delle fatiche della vita un elemento di salvezza? Noi abbiamo una impostazione che ci indirizza verso le cose materiali, siamo fatti in questo modo poiché quello vediamo, quello tocchiamo e quello mangiamo diventano le cose più importanti; sono i pani che mangiamo che ci impressionano molto più di tutte le elucubrazioni mentali. E allora che succede? Succede che di fronte al miracolo dei pani e dei pesci, noi rimaniamo colpiti dal fatto che Gesù ha dato da mangiare a tutti, ed è vero, ma lo ha fatto per significare un’altra cosa. Seguiamo il racconto del Vangelo. Gesù ha attraversato il lago a piedi di notte, e quando arriva a Cafarnao la gente gli chiede: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. Gesù infatti si era fatta lasciare dagli apostoli una barca sull’altra riva, e la gente, vedendo la barca l’hanno cercato senza trovarlo, alla fine, quando hanno visto che gli apostoli erano andati verso Cafarnao, anch’essi si sono diretti verso quella città. Hanno trovato Gesù e gli hanno chiesto: “Quando sei venuto qua?”. “Come hai fatto?”. E Gesù dice: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. Ecco che cosa ci chiede il Signore. Noi siamo pronti a guardare a questo miracolo dicendo: “Il Signore ha saziato tutti”, ma in realtà Gesù ha parlato di altro. Anche le persone che lo ascoltavano dissero con la loro concretezza umana: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”. Una domanda molto concreta: “Che cosa devo compiere per fare le opere di Dio”. “Questa è l’opera di Dio: – risponde Gesù – che crediate in colui che egli ha mandato”. Non diamo tutto per scontato; certo con la testa ci crediamo tutti, ci credo anch’io. Ma questa fede in Gesù, è una fede che va commisurata con la croce: io credo quando di fronte alla croce so guardare la mia sofferenza come un elemento di salvezza, quindi non la devo semplicemente sopportare, ma con la fiducia che il Signore, così forte, trasformerà questa mia sofferenza personale in una salvezza, e probabilmente non solo mia. Questo è anche il nostro pellegrinaggio alla Madonna della salve; non siamo qui per dire: “Guarda come soffre, poverina, gli hanno ammazzato Gesù”. Sarebbe la sopportazione: la Madonna ha sopportato tutto questo. Ma la Madonna era ai piedi della croce, non solo per sopportare – se così fosse il cristianesimo sarebbe un grande club di masochisti – per accompagnare Gesù nella grande missione dell’amore, e Gesù ha amato quelli che lo crocifiggevano, li ha amati, questo è lo scandalo di Gesù Cristo. Voi capite com’è bella questa scelta, ma nello stesso tempo tutti pensiamo: “Com’è difficile”. Ma adesso pesiamo alla meta: com’è bello riuscire a fare in questo modo; forse che non è vero che se tutti agissimo in questo modo sarebbe diverso il nostro mondo? Certamente, ma bisogna che qualcuno cominci. È vero, abbiamo paura, ma insieme ai fratelli, con la convinzione che il Signore è con noi e che ci sta guardando, potremo farcela, e questa è fede. Credo nella presenza del Signore che mi sta guardando, mi sta accompagnando e mi sta dicendo: “Senti, fa’ di questa sofferenza una grazia”. Il Signore c’è ed è qua per questo. Ed è per questo che Stefano è passato attraverso la sua lapidazione, non l’ha sopportata ma l’ha vissuta come una offerta amorosa. Questa è la vita cristiana cari fratelli e sorelle, amare comunque, amare ad ogni costo, amare tutti; questa è la misericordia alla quale ci sta chiamando il Papa in questo anno: amare tutti. E abbiamo veramente misericordia se amiamo quando siamo colpiti, quando siamo nella sofferenza, quando siamo nella difficoltà: “Se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete?”. Ecco cari fratelli e sorelle, questo amore così grande, testimoniato dalla nostra Madonna della Salve, è un amore al quale siamo chiamati tutti. Lo so che sembra pazzesco, ma è l’unico che ci fa vivere felici, e non solo ci dà salvezza ma porta anche grazia a noi e a coloro che sono intorno a noi. Non facciamo mancare questa delizia né a noi né a quelli chi ci sono vicini. La Madonna interceda per noi perché riusciamo a vivere da cristiani in questo modo. Vogliamo continuare la celebrazione nel contemplare il mistero di questo amore che cambia il mondo: Gesù che offre la sua vita e cambia il corso della storia. I nostri cuori sappiano accoglierlo sotto l’intercessione di Maria.
Sia lodato Gesù Cristo.