Salve Pellegrinaggio Alessandria centro

Pellegrinaggio alla Salve
Zona Alessandria Centro storico
At 7, 51 – 8, 1; Gv 6, 30-35
Carissimi fratelli e sorelle,
Stefano viene lapidato e la sua lapidazione è descritta in modo molto simile alla morte di Cristo. Abbiamo due frasi riportate: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”; “Padre nelle tue mani affido il mio spirito”. “Signore, non imputare loro questo peccato”; “Padre perdona perché non sanno quello che fanno”. Queste frasi sono volte a mettere il martirio di Stefano in stretta similitudine con quello di Gesù; la differenza grande che c’è tra il martirio di Santo Stefano e la passione del Signore è che mentre il Signore dice: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato” e sente il cielo chiuso, Stefano dice: “Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”. Questo ci fa pensare al fatto che qualcosa è cambiato da Gesù a Stefano; ora posto che Stefano non era più bravo di Gesù, e questo lo diamo tutti per scontato, vuol dire che in virtù di quello che ha fatto Gesù, Stefano vive in modo diverso il suo martirio. Gesù ha aperto i cieli; ci sono tanti quadri e raffigurazioni medioevali che ci presentano questo fatto, alcune per un certo periodo mettevano delle mani con le chiavi che uscivano dai bracci della croce e che aprivano le porte degli inferi e le porte del cielo, per dire che Gesù aveva aperto all’uomo le porte del cielo. Stefano contempla i cieli aperti. Noi viviamo con il cielo aperto; la nostra Cattedrale ce lo ricorda con questa sua volta con i colori azzurro e blu. La liturgia che noi celebriamo è una liturgia che si affaccia verso quella che è celebrata in cielo e che è descritta nell’Apocalisse di San Giovanni. Abbiamo i cieli aperti, ma possiamo anche non guardare in alto, possiamo anche non levare lo sguardo al cielo, e, per chi non leva lo sguardo al cielo, non fa differenza che questa cattedrale abbia la volta affrescata in oro e azzurro piuttosto che in viola e marrone, non perché cambi la questione, ma perché non alza lo sguardo. E se uno non alza lo sguardo non fa differenza neppure Gesù Cristo. Gesù ha cambiato la storia del mondo, ma per cambiare la mia storia è necessario che anch’io faccia qualcosa. Che cosa? Abbiamo bisogno di instaurare una relazione con Gesù. Ma che tipo di relazione? Il nostro modo istintivo di instaurare una relazione con Gesù è dire: “Ho capito, faccio quello che mi dici”. Questo è il nostro modo istintivo di impostare la relazione con Gesù; ascolto ed eseguo. Allora viene spontaneo chiedere: “Che cosa dobbiamo fare?”; e Gesù ci chiede di credere. “Che segni fai Signore perché io ti possa seguire?”. E Gesù ci chiede di credere. “Chi viene a me non avrà fame, chi crede in me non avrà sete, mai”. Dobbiamo credere. Credere come ha fatto Stefano, credere anche nel momento del martirio. Questa è la vera fede, quella che vince il mondo. La Madonna della Salve ci richiama proprio a questo, ci richiama al credere. Lei sotto la croce, era presente alla tortura fino alla morte del suo dolcissimo e amatissimo figlio; ma non era lì a sopportare, ma per amare credendo nella potenza redentiva del sacrificio di Cristo, un sacrificio che avrebbe cambiato il volto del mondo. Voglio arrivare a questo: il nostro modo istintivo di rapportarci a Dio è questo: “Dimmi. Cerco di farlo”. Salvo poi dire: “Senti Signore, questo è troppo complicato. Non chiedermi queste cose”. Tante volte glielo diciamo prima ancora di dirgli: “Dimmi”. E diciamo:“Senti non chiedermi cose strane, però dimmi”. Questo è istintivo; anch’io quando ho cominciato il mio percorso vocazionale, avevo detto: “Signore cosa vuoi che io faccia, tieni presente però che non voglio fare il prete”. Siamo fatti così. Questo non basta, non basta dirgli: “Dimmi e lo faccio”, perché quando ci mettiamo a fare ci rendiamo conto che non ce la facciamo, ma Gesù, attraverso i sacramenti, ci dà la forza per fare le cose che lui ci chiede, e principalmente la forza per amare. E’ un dono che ci fa a attraverso i sacramenti, e questi ci vengono attraverso la Chiesa e ci vengono dentro la comunità; non sono mai doni personali chiusi in se stessi in un rapporto uno a uno, ma si svolgono generalmente in un contesto comunitario. La confessione è opportuno che ognuno la faccia per conto suo, facciamo anche le liturgie penitenziali per aiutarci a confessare i nostri peccati al Signore, ma tutto il resto avviene in un contesto comunitario. Cari fratelli e sorelle, ecco il senso della Madonna della Salve: credere in Dio. Credere che il Signore Gesù ci dà una forza effettiva, che arriva a noi attraverso i sacramenti; questi non sono solo delle pie azioni, ma ci comunicano una forza speciale di grazia che si aggiunge e scavalca il nostro impegno, cosicché noi possiamo fare cose che nemmeno pensavamo possibili e raggiungibili. Per questo bisogna credere, altrimenti continuiamo a camminare senza guardare il soffitto e non sapremo mai se è azzurro e oro oppure viola e marrone. Questa è la vita, tocca a noi nel nostro cuore dire: “Signore credo al beneficio della tua grazia. O Maria voglio credere con te, nella forza e nella potenza dell’amore di Cristo che si rinnova ogni volta nei sacramenti”. E’ quello che vogliamo fare adesso; adesso la potenza di Cristo ci viene donata nel sacramento dell’Eucaristia, adesso partecipiamo all’evento di grazia del grande dono amoroso di Gesù. I nostri cuori sappiano accogliere questo dono, sappiano scorgerlo, sappiano credere veramente perché possiamo essere rivestiti della potenza di Cristo e dire: “Non sono io che vivo, ma Cristo vive in me”. La Vergine Maria, nostra Signora della Salve, ci faccia camminare alla scuola della croce.
Sia lodato Gesù Cristo.