Pellegrinaggio alla Salve del clero
At 8, 1-8; Gv 19, 25-27
Carissimi fratelli e sorelle, abbiamo ascoltato questo vangelo che fa parte della liturgia di questa celebrazione di Maria Vergine Regina degli apostoli, ed è esattamente il vangelo della nostra Madonna della Salve. La Madonna è sotto la croce e Gesù le dice: “Donna ecco il tuo figlio”; poi, rivolto al discepolo: “Ecco la tua madre”. E’ come se Gesù lo dicesse ancora adesso guardando noi: “Ecco i tuoi figli”. Lo dice di noi che siamo i discepoli di Gesù, di noi che abbiamo questo ministero come vocazione, così bello, così profondo: “Ecco i tuoi figli, i tuoi figli sacerdoti”. E a noi Gesù ripete: “Ecco vostra madre”. Maria nostra madre; ma Maria è anche immagine e modello della Chiesa, la Chiesa nostra madre. Infatti nel salmo abbiamo cantato: “Di te si dicono cose stupende città di Dio”. La città di Dio è la Chiesa; che bella la Chiesa con il suo mistero! La Chiesa vive nel mondo, ma non è del mondo; la bellezza della Chiesa è proprio la sua fragilità nella quale si manifesta in pienezza la potenza di Dio. Carissimi confratelli chi meglio di noi può capire questo mistero? Svegliarsi tutti i giorni, avere a che fare con le proprie fragilità, e nello stesso tempo credere che siamo chiamati a questo ministero incredibile di salvezza. Ecco la quotidianità della nostra vita nella quale non è per niente facile non cedere ad un versante spiritualista – sono un sacerdote e quindi va tutto bene, sono una specie di superman e non è così – o ad un versante terreno dove emergono queste fragilità che mettono in cattiva luce il mio ministero. Per me questa è la bellezza della Chiesa, nella quale anche nella fragilità risplende l’azione di grazia di Dio. Quanta fatica nel costruire una comunione che dovrebbe essere il nostro pane quotidiano; ma è bello così, è bello che lottiamo per questo, è bello che lottiamo per portare il bene ed incarnarlo nella nostra Chiesa. Io sono convinto che, per quanto per certi versi i nostri fedeli abbiano bisogno di un modello, in realtà il modello più bello che trovano è quello di noi che lottiamo come dei poveretti, come tutti gli altri. Questo dà forza: vedere un fratello, un padre che sta lottando con fiducia. Ecco il mistero della Chiesa, ecco il mistero del nostro sacerdozio che affidiamo a Maria. E, come lei, siamo chiamati a trasfigurare le nostre fragilità e le nostre fatiche, le nostre croci, i nostri problemi e farne un grande dono d’amore. Non vengono cancellati i problemi o le sofferenze, ma vengono trasfigurati quando noi abbiamo la forza per farne un dono d’amore; anche Maria che ha vissuto la sua sofferenza sotto la croce, non l’ha cancellata, ma trasfigurata. Il suo essere sotto la croce non era semplicemente un atto di sopportazione, ma la certezza di una salvezza che si stava attuando proprio in quel momento. Maria aveva questa fede, questa grande fede di una salvezza che si stava attuando. Ecco il suo essere sotto la croce di Gesù amando, ecco l’essere di Gesù sulla croce amando: “Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Non un atto di sopportazione come un fachiro che cerca di non sentire il dolore dei chiodi o dei carboni ardenti, ma un atto positivo di salvezza: l’amore che sopravanza di gran lunga la parte negativa del dolore, della sofferenza e della fatica. Questa è la bellezza del nostro ministero, queste cose sono impossibili e incredibili nell’ordine umano, ed è quello che siamo chiamati a vivere. Ecco perché il nostro ministero è una benedizione e dobbiamo farne una continua benedizione come quella che ascoltavamo: “Di te si dicono cose stupende”. La benedizione è dire cose stupende. Il nostro ministero è una benedizione, ma abbiamo bisogno di aiutarci gli uni gli altri per viverlo come tale, perché potrebbe anche trasformarsi in una maledizione quando diventa una fatica. E allora in quel momento abbiamo bisogno di un fratello che ci si avvicina e ci dice: “Coraggio, il Signore ha un dono per te in questo momento di sofferenza. Ama: è l’unica salvezza contro il male, contro la morte, contro la cattiveria, contro le cose brutte, contro i tuoi stessi difetti. Ama. Ama scriteriatamente, ama a prescindere, ama gratuitamente, ama insistentemente, ostinatamente, ama”. L’amore fa di ogni attimo della nostra vita un dono. Grazie per tutte le volte che lo fate con me, spero di essere capace di farlo con voi. Scusate per tutte le volte che non lo faccio e che non sono capace di farlo. Grazie al Signore per questa esperienza del sacerdozio. La Vergine Maria, nostra Signora della Salve, regni su di noi e impronti la nostra vita alla sua capacità di amare, perché possiamo diventare sempre più simili a Gesù, e perché nella nostra debolezza si manifesti in pienezza la potenza di Dio. E’ quello che sperimentiamo ora nella celebrazione dell’eucaristia nella quale il Signore Gesù rinnova la sua opera di salvezza nella semplicità di questi segni che poniamo.
Sia lodato Gesù Cristo.