Solennità dell’Immacolata Concezione
Consacrazione sacerdotale di don Andrea Alessio
Gen 3, 9-15.20; Ef 1, 3-6; Lc 1, 26-38
Perdonatemi se mi rivolgo a voi dall’ambone, ma voglio parlare in questa omelia in modo particolare con don Andrea. Vi ringrazio per la vostra presenza: ringrazio il Rettore del Pontificio Seminario Lombardo, il Rettore del Seminario Interdiocesano, la comunità educante, tutti i sacerdoti confratelli, tutti voi che siete qua presenti. Grazie di cuore per essere presenti a questo momento così importante. Caro don Andrea, sei qui oggi perché un evento drammatico è cominciato tanti anni fa, tanti, tanti anni fa di cui abbiamo sentito nella liturgia. Questo evento ci ricorda che l’uomo, a seguito del peccato originale, si è allontanato da Dio, si è nascosto da Dio, faticava ad avere una relazione franca e diretta con Dio. Il Signore lo aveva chiamato e gli aveva chiesto: “Dove sei?”; ma l’uomo aveva smarrito la relazione profonda con Dio, e questi gli aveva preannunciato conseguenze dolorose, purtroppo per l’uomo. Il peccato porta sempre conseguenze dolorose. E’ per questo che oggi sei seduto qui davanti a noi, è per questo che tra poco ti sdraierai per terra, è per questo che ti imporrò le mani, perché il Signore ti ha cercato, ti ha chiamato per aiutarlo in questa missione troppo più grande delle nostre possibilità e capacità umane che è quella di portare conforto e riconciliazione all’uomo che soffre e che scappa da Dio. Abbiamo ascoltato la via che Dio sceglie: manda un angelo ad una ragazza che abita nella periferia, nemmeno in Giudea dove vi erano i credenti puri, ma in Galilea dove anche si parlava l’ebraico con una inflessione dialettale, nemmeno quello puro; in un paese di poche centinaia di abitanti. “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?”. Ad una ragazza di circa quindici anni appare un angelo. Questo è lo stile di Dio, uno stile stranissimo; un angelo che si presenta con gioia annunciando: “Rallegrati piena di grazia, il Signore è con te”. Si presenta con la presenza di Dio e le dice delle cose enormi, molto più grandi di lei, alle quali risponde: “Ecco la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola”. Il momento dell’incarnazione di Dio che si fa uomo nel grembo di una donna, è il fondamento del sacerdozio che adesso riceverai, perché Gesù è colui che ricostruisce questa distanza creata dall’uomo nei confronti di Dio; è colui che ricolma questa distanza, che costruisce un ponte per colmare questa distanza, è il pontefice, il sommo pontefice, il ponte tra Dio e l’uomo perché è insieme vero Dio e vero uomo. Veniamo da una storia passata e, nella seconda lettura che abbiamo ascoltato, c’è un presente, un presente nell’ordine della grazia che è l’incarnazione; c’è un tempo escatologico, una predestinazione: siamo predestinati ad essere figli adottivi per un disegno d’amore che si svolgerà nel corso della storia fino al ritorno del Signore. Siamo scelti “prima della creazione del mondo per essere santi ed immacolati di fronte a Dio nella carità”. Ricordati, don Andrea, di questa chiamata, di questa liturgia della parola che segna l’inizio del tuo sacerdozio. Tu sei stato scelto prima della creazione del mondo per essere santo ed immacolato di fronte a Dio nella carità, nell’amore. Questa è la tua chiamata ed è in questo che si articolerà il tuo sacerdozio. Ci saranno tante cose da fare, lo sanno bene i tuoi cari confratelli – quante cose da fare e siamo sempre meno – ma l’humus, l’ambiente in cui tu vivrai tutte queste cose, sarà questa chiamata ad essere santo ed immacolato di fronte a Dio nella carità, nell’amore, perché questo avviene mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà; questa è la volontà del Padre. Andrea devi essere un professionista dell’amore; non è per niente facile, perché amare quelli che ci vogliono bene è facilissimo, amare quelli che in fondo dimostrano benevolenza o buona disposizione nei nostri confronti si fa senza problemi, ma Gesù ci indica che la risposta anche all’odio, alla persecuzione e alla violenza è l’amore. Bellissimo, tutti siamo dispostissimi a dire che è bellissimo, ma poi farlo … E tu dovrai farlo per insegnare al farlo. Dovrai eccellere in questo, perché per questa chiamata sacerdotale così grande hai bisogno di tre cose: la prima, la relazione con Dio. Devi essere di fronte Dio nella carità; questa opera è sopra le tue possibilità e devi tenere forte la relazione con Dio. Credo se tu ti mettessi a parlare con ciascuno di noi che abbiamo ricevuto il sacramento dell’ordine nel grado del presbiterato, potresti passarci delle giornate ad ascoltare la fatica che facciamo nell’avere veramente Gesù come fondamento unico e vero della nostra vita. Un po’ ci vergogniamo, ma se avessimo il coraggio di raccontartelo quanta fatica, quante lotte perché alle volte diciamo che Gesù è il nostro fondamento, poi ci accorgiamo che ci sono altre cose che se vengono meno ci fanno crollare. E ti chiedi: “Ma allora non è Gesù il mio fondamento”. Questa è un’opera che sarà sempre in corso d’opera, come la fabbrica di San Pietro. E’ così. Andrea ricordati: tu avrai sempre bisogno di Dio, e quindi prega, celebra vivendo la celebrazione con profondità, fa adorazione eucaristica, sta davanti al Signore, La seconda cosa di cui avrai bisogno è la relazione con gli altri. La prima con Dio, la seconda con gli altri. Prima di tutto vieni incorporato nell’ordine presbiterale, membro del presbiterio di Alessandria. Ricorda che anche noi abbiamo le nostre fatiche, ma senza questa comunione tra noi che chiede di amare anche quando hai la percezione che non ci sia questo grande amore; ma questa comunione tra noi è vitale per l’esercizio del tuo sacerdozio ovunque tu sia. La comunità, infatti, di coloro che sono chiamati a vivere il sacerdozio ministeriale, è fondamentale per la nostra missione, perché chi svolge questa missione è sempre una comunità. Non ti basare sulle tue forze, ricordati di cercare sempre la relazione con i confratelli. La relazione con gli altri, siamo sempre nel secondo punto, contempla anche la relazione con i fedeli laici. Ricorda che la parrocchia è un luogo dove si vive la relazione con i laici, e l’apostolato lo si fa insieme con i laici. Abbi cura di loro, sta con loro, condividi la loro vita, prega con loro, condividi anche le fatiche e le gioie, parla con loro di tutto questo e sentirai che la forza della comunità cristiana decuplicherà le tue forze. La terza relazione è con te stesso. Di queste tre relazioni è la più drammatica, perché noi stessi siamo la persona più insopportabile che incontriamo nel corso della nostra vita; e quando diventa insopportabile c’è da avere paura, perché vuol dire che ci stiamo nascondendo a noi stessi. La relazione con te stesso significa fare la verità di te davanti a Dio. Fare la verità di te. Come abbiamo cominciato la celebrazione? Carissimi fratelli e sorelle, dalla nostra verità davanti a Dio abbiamo riconosciuto che siamo dei poveri peccatori: “Signore abbiamo bisogno della tua salvezza, guarda al nostro peccato”. Chissà quanti di noi sono riusciti all’inizio di questa celebrazione a gridare veramente: “Signore perdona il mio peccato”. Noi facciamo fatica a fare la verità di noi stessi, è più facile distrarci. Così è la vita: Andrea, fa la verità davanti a Dio, Dio è la tua salvezza, non ti preoccupare di quello che sbaglierai; non aver paura dei tuoi errori; sappi che la Chiesa è sempre qui per abbracciarti, per aiutarti, per confortarti, per incoraggiarti. Non devi mai temere i tuoi errori e le tue fragilità, abbi solo cura di metterti nella verità davanti a Dio e vedrai che il Signore ti aiuterà sempre. E’ con grande gioia, allora, che noi proseguiamo questa celebrazione ricordandoti che oggi è il giorno dell’Immacolata; Maria, madre e immagine della Chiesa, sarà sempre per te aiuto e conforto. Lei che è madre e regna degli apostoli, la mamma nel cielo sia per te un aiuto in più. Ringrazio i tuoi genitori, in questa occasione, poiché sono sempre un grande aiuto e conforto, un appoggio e una forza, ma la Mamma del cielo, la Vergine Maria lo è ancora di più: confida in lei. A nome di tutto il presbiterio, caro don Andrea, ti dico che siamo felici di accoglierti tra noi; ti abbracceremo tra poco, lo faremo con gioia e con convinzione poiché siamo felici che il Signore ti abbia chiamato a condividere questo bellissimo ministero che ci prosciuga e ci rafforza, ci fa tribolare e ci dà delle gioia che non sono nemmeno comunicabili da quanto sono grandi. Il Signore ti accompagni sempre perché tu possa essere un suo sacerdote per sempre, con fedeltà e con gioia.
Sia lodato Gesù Cristo.