S. Messa con i giornalisti
Nostra Signora del Carmine
Carissimi.
S. Paolo diceva agli efesini che il suo compito è quello di “annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio”. Tutto questo è vero per la nostra fede cristiana, ma lo è anche per quanto riguarda la comunicazione. La comunicazione sociale ha il compito di rendere note delle cose, ha il compito di far conoscere; far conoscere le cose che se prima erano meccanismi misteriosi e nei quali non ci si addentrava con dimestichezza, grazie alla comunicazione sociale, diventano cose conosciute. C’è certamente una parte di divulgazione nella comunicazione: avete presente quando non siamo aggiornati su qualche argomento e andiamo a cercare l’articolo che ce lo spieghi, o anche quando ci imbattiamo in problemi di attualità che hanno meccanismi un po’ complessi e troviamo qualcuno con delle doti particolari che ci chiarisce il tutto. Fare comunicazione sociale vuol dire essere capaci di rendere facile ciò che è complesso, comunicarlo agli altri in modo che tutti possano capire alcune cose che, magari, non sono immediatamente scontate e non fanno parte del patrimonio comune. Il vangelo ci ha parlato del buon pastore; anche Francesco di Sales era un buon pastore, un pastore che ha fatto una vita dura: è stato vescovo di Ginevra, di fronte al calvinismo la sua vita non è stata una passeggiata: controversie, dibattiti, fatiche pastorali; eppure non ha mai abbandonato il suo gregge, e con la sua conoscenza e la sua chiarezza intellettuale ha aiutato tantissime persone. Questo richiamo ad essere pastore che non abbandona il gregge, a differenza di un mercenario, ci fa fare una riflessione nell’ambito della comunicazione, ed è la seconda riflessione. La prima riguardava il rendere semplici e note le cose più complesse, la seconda è avere il coraggio della verità anche quando è fatica. Tutto questo non è scontato perché portare la verità nel modo giusto, è impresa che richiede un grande lavoro interiore, perché la verità non va sbattuta in faccia come se fosse uno schiaffo o un guanto di sfida per poi andarsene sdegnati oppure combattere fino alla morte. Il Signore dice di dare la vita per le pecorelle, e dare la vita è farsi carico cercando di essere vicini alla gente senza particolari interessi e, in questo mondo della comunicazione, oggi non è scontato. Occorre preoccuparsi che i destinatari della comunicazione abbiamo una comunicazione vera, e anche questo non è scontato. Comunicare la verità con dolcezza e con fermezza, senza venir meno al contenuto veritativo, ma anche con la capacità di saper rendere la verità vicina anche alle persone che di per sé, per le loro situazioni culturali e storiche, resterebbero distanti. Sono compiti della comunicazione sociale molto belli molto interessanti, sono delle sfide avvincenti. S. Francesco di Sales è stato veramente maestro di tutte queste cose. Guardiamo alla vita di Gesù e di come abbia incarnato tutto questo: sul primo punto vediamo il suo stile tanto semplice: “Gli uccelli del cielo, i gigli del campo, la rete gettata nel mare, il seme seminato nella terra, il lievito nella pasta”, immagini molto semplici. Sull’altro punto vediamo un Gesù che annuncia la verità anche quando dà sconcerto. Gesù ha certamente uno scopo ulteriore rispetto al comunicatore sociale: diceva delle cose incomprensibili perché la gente aderisse a lui incondizionatamente e non perché colpita dalle cose straordinarie che faceva o da quelle che accarezzavano la loro mente o le loro orecchie. Ricordiamo il discorso del pane di vita, tanto per fare un esempio; con tutta la marea di gente che lo aveva seguito, dopo la moltiplicazione dei pani, Gesù fa un discorso assolutamente incomprensibile, perché voleva significare in chi credere. Gesù fa anche questo uso della comunicazione: dire la verità, comunicarla e annunciarla anche quando questa verità è faticosa e distante dal nostro vissuto o da quello che ci è sempre stato detto. Vi devo dire che, come pastore, io medito da tanti anni la parola di Gesù, vedo quale fatica faccio, io per primo, pur dedicandomi ad essa, ad accoglierla, ad assimilarne certi contenuti difficili nel contesto socio culturale odierno. Vogliamo chiedere al Signore la grazia per tutti noi, per tutti gli operatori della comunicazione sociale di essere capaci di vivere queste due dimensioni: comunicare le cose in modo molto semplice alle persone con questo gusto divulgativo di condivisione della conoscenza e di partecipazione delle notizie, e la capacità di non andare dietro alle false chimere di questo mondo, ma di saper esser vicini al gregge cioè alle persone destinatarie della nostra comunicazione sociale. L’intercessione della Beata Vergine Maria e di San Francesco di Sales ci accompagnino perché possiamo camminare su questa strada.