Omelia S. Messa festa S. Baudolino

Festa di San Baudolino
Sap 6, 12-16; 1Ts 4, 13-18; Mt 25, 1-13
Carissimi celebriamo oggi la solennità di San Baudolino, eremita, patrono della città; vogliamo, per questo, chiedere al Signore la grazia che interceda per noi e ci faccia vivere la nostra vita con profondità, così come la vissuta il nostro protettore, il nostro patrono che ha scelto una vita eremitica. Questa mattina parlavo della vita eremitica con un predicatore, un carmelitano scalzo, che sta predicando gli esercizi alle carmelitane del nostro monastero di Betania, e ci dicevamo che se qualcuno ritenesse la vita eremitica e la preghiera un rifugio, sbaglierebbe di grosso. Se qualcuno pensasse che la preghiera possa essere un rifugio, non ha mai conosciuto la preghiera, perché se c’é un luogo, per certi versi terrificante e, a tratti, destabilizzante, questo è la preghiera. La preghiera nella sua realtà è un evento, una esperienza destabilizzante perché ti porta fuori di te e ti costringe ad entrare nell’universo di Dio, ad aderire al pensiero di Dio; quindi ti fa faticare, ti fa fare un lavoro spirituale gravoso, tant’è vero che chi sperimenta la preghiera sa bene che è più faticoso di un lavoro fisico. San Baudolino era un eremita e quindi sapeva bene che cosa fosse la vita spirituale; gli alessandrini l’hanno scelto come patrono perché, evidentemente, avevano ritenuto che fosse significativo per la loro comunità. Ricordo un racconto dei padri del deserto nel quale si narra come la nostra omonima città di Alessandria nell’Egitto, fosse sorvegliata da un solo demone che se ne stava pigramente sdraiato sulle mura a controllare che gli uomini continuassero a fare quello che già stavano facendo, cioè ogni genere di cose sbagliate. E tutti gli altri demoni erano intorno alla cella di Antonio, un monaco eremita del deserto. Questo per dire che l’eremitaggio non è togliersi dai problemi, ma ficcarsi nei guai, sempre che lo si viva in modo vero, serio, e al di là dei problemi psicologici. Posta questa introduzione, ci chiediamo perché predicare sia così faticoso: infatti richiede un lavoro su noi stessi faticosissimo, scomodo; oggi predicare il vangelo è scomodo e, di fatto, non lo vuole fare nessuno. In questo mondo dove tutti dicono che puoi fare quello che ti pare, predicare qualcosa di diverso e molto ben configurato, è faticoso. Interessante ascoltare san Paolo che dice: “Tutto faccio per il vangelo, per poterne aver parte io stesso e per poter viverlo io stesso”. San Paolo ha speso la vita ad evangelizzare, senza far credere che lui fosse la sorgente del vangelo; il ministero che compie è il modo che ha per vivere il vangelo. Noi pastori siamo chiamati a vivere il vangelo, e, oltre alla fatica di viverlo, dobbiamo anche predicarlo. Non è per nulla comodo predicare una cosa che si fatica a vivere, perché sappiamo che il vangelo chiede delle cose forti. Mi viene in mente il vangelo di ieri: “Se uno viene dietro di me e non ama il padre, la madre, il figlio, la figlia, il fratello e la sorella meno di me non può essere mio discepolo”. “Se uno ti chiede la tunica, dagli anche il mantello”. “Amate i vostri nemici, pregate per i vostri persecutori”. Credo che se dovessimo far la cernita di chi riesce a vivere in interezza il vangelo, e scegliere solo quelli che lo fanno per evangelizzare, la nostra città e non solo non avrebbe clero. È scomodo predicare qualcosa che tu stesso sei chiamato a vivere in pienezza. Il segreto della predicazione sta nell’interiorità dell’adesione al Signore, nel desiderio di adesione a Dio. In questo modo la vita cristiana ci chiede un continuo metterci in discussione e un continuo progredire. Per questo il Signore chiede di pregare perché ci siano operai nella sua messe; e noi dobbiamo raccogliere questo invito di Gesù e metterlo in pratica. La nostra Chiesa ha bisogno di persone che abbiano il coraggio di dire “sì” alla chiamata di Dio, di seguire Gesù e di predicare il vangelo pur nella fragilità ma anche nella consolazione di essere là dove il Signore vuole. Vogliamo chiedere al Signore, per noi clero, la grazia della perseveranza in questo ministero, una perseveranza gioiosa e convinta che ci aiuti ad andare avanti nelle situazioni che oggi sono particolarmente faticose. Chiediamo la grazia di attingere alla profondità della vita spirituale per riuscire a sanare i nostri cuori e quelli delle persone che si avvicinano a noi. E chiediamo al Signore che tutta la nostra Chiesa alessandrina sappia seguire le orme e le impronte di questo nostro protettore, e che la vita spirituale e il rapporto interiore e profondo con Dio sia la radice di ogni suo agire. La Vergine Maria, Madonna della Salve, nostra celeste patrona, e San Baudolino intercedano per noi perché progrediamo su questa strada.
Sia lodato Gesù Cristo.