Pontificale Natale

Pontificale di Natale
Is 52, 7-10; Eb 1, 1-6; Gv 1, 1-18
Carissimi, abbiamo ascoltato la profezia di Isaia al capitolo 52 in cui si parla di una gioia: “Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme”. È una gioia quella di Dio che mostra la sua potenza e riscatta il suo popolo, lo risolleva dalle difficoltà, dalle sofferenze, dalle delusioni e dall’amarezza dell’esilio. Sono parole che danno grande coraggio. Anche la lettera agli Ebrei inizia in un modo molto profondo e molto bello: “Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio”. Aveva parlato per mezzo dei profeti ma adesso ha parlato per mezzo del Figlio “che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo”. Sono parole molto forti. Il Natale è carico di questi contenuti, contenuti che lasciano poco spazio al piccolo cabotaggio, contenuti che sono qualcosa di molto preciso, chiaro e definitivo. Ora, riascoltiamo l’inizio del Vangelo di Giovanni, così bello e così profondo, un inizio che riecheggia la Genesi: “In principio – come l’inizio della Genesi: “In principio Dio creò il cielo e la terra” –, qua Giovanni dice: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”. Genesi non ha un esplicito riferimento trinitario, ma implicito: Dio creò il cielo e la terra per mezzo del principio, così si potrebbe tradurre dall’ebraico, e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque. Nei primi due versetti la Trinità è appena accennata tra le righe, ma Giovanni lo esplicita: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio – un presso che è di fronte – il Verbo era Dio”. Questo è il modo con cui Giovanni esprime il mistero del Dio una sola sostanza e tre persone prima ancora che esistano le nostre categorie logiche, filosofiche e teologiche, che sono state create verso il terzo e quarto secolo. In questo modo Giovanni descrive la differenza tra la persona del Padre e la persona del Figlio, il Verbo che era presso Dio e che era Dio; e dice anche che tutto è stato fatto per mezzo del Verbo, del Figlio, come anche abbiamo ascoltato nella lettera agli Ebrei: “Mediante il quale ha fatto anche il mondo”. “Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste”. Anche qui abbiamo una qualificazione chiara, netta e precisa; ma tutte queste belle cose, tutti questi annunzi di gioia, dove vanno a parare? Concretamente per la nostra vita che cosa succede? Che cosa cambia con la venuta di Cristo? Cambiano alcuni riferimenti morali di comportamento? Cambia tutto, anche i riferimenti morali, perché cambia qualcosa di molto profondo, perché il Verbo “a chi lo ha accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Questo non si era mai sentito: diventare figli di Dio come il Verbo, il Figlio eterno del Padre; assomigliare al Verbo di Dio non per natura ma per elezione, per dono. Questo diventare figli di Dio è qualche cosa che viene dato a “quanti lo hanno accolto”: la vera partita della vita cristiana si gioca sulla accoglienza o meno nella nostra vita di Gesù Cristo, il Figlio di Dio benedetto. Uno potrebbe dire: “Ma io lo accolgo”. Attenti perché sul Verbo di Dio possiamo permetterci tante belle espressioni molto forti e molto nette, ma quando si tratta di noi vi invito alla prudenza. Siamo sicuri che lo accogliamo veramente? Siamo sicuri che nel mio cuore il posto principale, assoluto è riservato al Figlio di Dio? Io posso accogliere nella mia vita qualche elemento sottovalutandolo, ma quella non è vera accoglienza; se io accolgo una persona nella mia vita e la tratto come una bestia, non è accoglienza. Quando io accolgo Gesù nella mia vita bisogna che lo accolga come Dio, come la cosa suprema dell’universo delle mie cose, come quella che di conseguenza riordina tutto con molta semplicità e naturalezza; tutto questo non perché mi ricostringo a riordinare il tutto, ma perché capisco che Gesù è la cosa più importante, e tutto deve passare in secondo piano rispetto a lui. Se non si inizia in questo modo, se pensiamo di essere capaci da soli di riordinare il tutto, il cristianesimo diventa una trappola asfissiante. Fuggitene! Questa è una trappola, perché vuol dire che non abbiamo accolto Gesù come Figlio di Dio e ci stiamo comportando come se lo avessimo fatto; e facciamo una vita asfissiante, noiosa, triste nella quale il nostro cuore in fondo vuole altro e lo costringiamo, con una bieca sottomissione schiavistica, a fare qualcosa che non vuole. Gesù non è venuto per questo, non ci ha chiamati ad una schiavitù. Gesù ci ha chiamati alla libertà e questa libertà la può recepire e vivere solo chi veramente l’ha accolto come Figlio di Dio nella propria vita. Il primo passo della vita cristiana è quello più importante di tutti: l’accoglienza del Signore. Questo passo viene fatto attraverso un atto divino: “Il potere di diventare figli di Dio è dato a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne – l’adesione a Dio non è una questione fisica, non è una questione di volontà: faccio il mio calcolo mentale dico che Dio è più importante di tutti e allora voglio riordinare la mia vita mettendo Dio al primo posto senza averlo messo nel cuore – né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati”. Questa generazione avviene per pura grazia di Dio per coloro che accolgono Gesù, il Signore, come Dio nella loro vita. Ho studiato tanto e tante discipline diverse, ma dopo aver tanto studiato mi sono sempre accorto che le cose più difficili stanno all’inizio delle discipline, e la comprensione delle cose che sono all’inizio delle discipline del sapere è la più difficile di tutte; così è anche per la vita cristiana: l’accoglienza di Gesù come Signore nella nostra vita e nel nostro cuore è la cosa più difficile di tutte. Carissimi, festeggiare il Natale vuol dire mettere a fuoco il mistero di un Dio che entra nella storia senza fare pressione, senza mettersi su un piedistallo: entra dalla porta di servizio, e lo fa anche nelle nostre vite. L’intercessione della Beata Vergine Maria, che lo generato nel suo grembo e lo ha dato alla luce, ci accompagni affinché anche noi siamo capaci di concepire questa nuova vita, questo essere generati da Dio, e perché accogliamo, mediante la fede, il Signore Gesù nel profondo dei nostri cuori. Lo chiediamo in questa eucaristia, celebrazione del riscatto e della redenzione operata dal Signore.
Sia lodato Gesù Cristo.