Pontificale della notte di Natale
Is 9, 1-6; Tt 2, 11-14; Lc 2, 1-14
Carissimi, il profeta Isaia ci ha richiamata la bellezza, la potenza e il fascino della venuta del Signore nel mondo profetizzando: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce. Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”. Abbiamo ascoltato San Paolo che scrive a Tito: “Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio”. Notate questa espressione che sembra quasi una contraddizione: “È apparsa”, resa visibile, “la grazia di Dio” che di solito non la vediamo. Questa gloria che è apparsa, questa luce che rifulge nelle tenebre, in realtà, si presentano in un modo disarmante: un bambino nasce in un luogo dove venivano riparate le bestie, per emergenza, durate la notte in inverno; è avvolto in fasce ed è deposto in una mangiatoia. È nato in un luogo per bestie, deposto in un luogo dove mangiano le bestie! Non so chi tra noi ha avuto natali più umili di Dio fatto uomo. È nato in un modo silenzioso: nessuno sapeva nulla, non ci sono proclami; è nato fuori della sua casa e senza ottenere un posto decente perché “per loro non c’era posto”. La nascita di Dio fatto uomo è sconcertante. A dir la verità questo anonimato totale e assoluto, che se fosse stato tale fino alla fine non avremmo potuto conoscerlo, viene rotto da uno squarcio di soprannaturalità: un angelo del Signore si presenta a dei pastori che stanno pernottando all’aperto e li spaventa. Avvolti dalla luce della gloria del Signore: ecco l’evento straordinario che capita a dei pastori, a persone molto semplici e molto umili. Per loro c’è un annuncio, per loro viene sottolineata la straordinarietà di un evento che diversamente sarebbe stato solo un evento di ordinaria povertà: “Oggi nella città di Davide è nato un salvatore che è Cristo Signore”. Il segno è povero: “Troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”. Carissimi, le persone semplici sono quelle che riescono a vedere la realtà del Signore che si fa vicino all’uomo, ed è questo il primo insegnamento che vorrei sottolineare. Nella mia vita ho conosciuto tanti cristiani, ma spesso ho trovato in persone semplici e piccole una fede che qualche volta ho santamente invidiato: la fede di chi ha veramente preso coscienza e contatto con la presenza del Signore Gesù. Ieri abbiamo fatto il pranzo con i poveri; devo dirvi che mi ha colpito il numero delle persone bisognose della nostra città, eravamo troppi. Che bello se nei prossimi natali ci trovassimo solo una decina di persone a mangiare insieme; quest’anno eravamo centinaia, e questo deve farci riflettere sull’attenzione che dobbiamo avere per i fratelli che vivono vicino a noi, che conosciamo e che si trovano in difficoltà: non possiamo lasciarli soli nell’umiliazione. La seconda considerazione che volevo fare è questa: carissimi Dio si è fatto vicino all’uomo, godete di questa gioia e della sicurezza che questo evento ci dà. Se avete dei problemi, se siete tristi e depressi, se avete delle difficoltà, se state faticando, se nella vostra vita masticate amaro, se vi sembra di non riuscire a vedere la vita come un dono, se ci sono delle sofferenze che non vi sono andate giù e che non siete ancora riusciti ad assimilare, ricordate: il Signore vi è vicino, il Signore vi è vicino. Si è fatto vicino all’uomo non per fare un colpo di scena, non per fare spettacolo, ma per dirci: “Guarda che io sono vicino a ciascuno di voi, guarda che io sono vicino a te”. Dio lo può fare perché è Dio, il Signore dell’universo, vive nell’eternità e non ha i nostri limiti e non può occuparsi solo di un certo numero di persone: Dio è onnipotente. Dio ci è vicino e vuole aiutarci non nel modo che piacerebbe a noi e cioè togliendoci gli ostacoli e i problemi che abbiamo, ma vuole aiutarci a fare delle fatiche, dei dolori, delle sofferenze e degli ostacoli e dei problemi un evento di grazia. Così ha fatto lui: quando Gesù si è fatto uomo davanti a sé, fin dalla nascita, non ha trovato una strada spianata da percorrere in modo rilassato, ma ha trovato problemi da affrontare e da vivere con la serenità della grazia di Dio, con la certezza della presenza di Dio, lui che era la presenza di Dio su questa terra. Vogliamo allora chiedere al Signore la grazia di essere capaci anche noi di festeggiare con profondità questo Natale. Quando brinderemo sarà un brindisi ben diverso da quello di capodanno, totalmente diverso: è la gioia perché questo giorno, il natale, segna l’inizio di un capovolgimento delle prospettive dell’uomo; perché da questo giorno Dio, con il suo strano modo di fare silenzioso e perdente fino alla morte e alla morte di croce, capovolge le sorti dell’uomo aprendogli le strade della vita e la possibilità di vivere i problemi che incontra con la potenza della sua grazia. Ecco perché le parole che abbiamo ascoltato nelle prime due letture e che sembravano tagliassero un po’ di passaggi, ci hanno mostrato un Dio che ci è veramente vicino: questa è la nostra gioia!
Con cuore aperto, a tutti voi e in modo particolare a chi tra voi maggiormente soffre, dico: Buon Natale!
Sia lodato Gesù Cristo.