Pellegrinaggio alla Salve Zona Alessandria Centro
At 7,51 – 8, 1; Gv 6, 30-35
Carissimi ieri sera sottolineavo come dobbiamo imparare a venire davanti alla Madonna, davanti a Dio secondo lo stile di Dio e della Madonna, e dicevo che spesso noi sbagliamo le domande, e Dio ci risponde in modo diverso rispetto alla nostra domanda e noi magari ce la prendiamo: “Guarda un po’ che il Signore non mi risponde”. Come nel vangelo di ieri: “Maestro quando sei venuto qui?”. “In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”. Non è esattamente la risposta alla domanda postagli dalla gente. Ma questo è lo stile di Dio, e il discorso che abbiamo cominciato ad ascoltare ieri continua allo stesso modo: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Gesù risponde: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”. Credere: sembra una risposta un po’ evanescente, noi crediamo e poi? Io ripenserei un attimo al nostro credere per scoprire che il “poi” è molto ricco. A questa risposta la gente pone questa ulteriore domanda: “Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo?”. Anche questa fa parte delle nostre domande sbagliate. L’ ordine preciso, secondo la nostra razionalità, è questo: “Signore tu fai un segno, noi lo guardiamo, lo prendiamo seriamente in considerazione, poi ti crediamo”. Vi ricordate quello che abbiamo ascoltato in questi giorni? “Tommaso perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”. L’idea che Gesù ha in testa è un po’ diversa. Qui dice che dobbiamo credere senza vedere anche perché, credere dopo aver visto, non è credere. Il mio rettore del seminario che diceva: “Io non credo alla Provvidenza, perché l’ho vista”. San Paolo dice infatti che quello che vediamo non lo crediamo. “Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Questa domanda era preceduta da un’altra: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”, alla quale Gesù aveva risposto: “Credere”. Noi siamo fissati con la concretezza e il realismo; io la chiamerei fissazione: siamo fissati con le cose, la nostra mania sono le cose da fare, mentre Dio si occupa di cuori. “Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Troppo semplice moltiplicare dei pani normali e dar da mangiare, con cinque pani, a cinquemila uomini senza contare le donne e i bambini! Troppo facile! Capite l’assurdità del nostro modo di ragionare. Questo è il nostro ragionamento: “Signore pensi di aver fatto un’opera per cui noi dobbiamo credere? Dar da mangiare a cinquemila persone con cinque pani non vale nulla!”. Vi rendete conto che questo modo di ragionare non è solo degli ascoltatori di Gesù, ma, se ci fate caso, è anche il nostro e pretendiamo sempre da Dio chissà che cosa. “Mosè ci ha dato il pane dal cielo”: al mattino si svegliavano e l’accampamento era ricoperto da questa cosa granulosa che raccoglievano e mangiavano. Alla sera non c’era nulla mentre, di nuovo, appariva al mattino: quello era un segno. E Gesù dice: “In verità, in verità io vi dico; non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero”. Il pane della moltiplicazione era pane normale, mentre la manna era il pane dal cielo; ma, al contrario, la manna era il pane per terra altro che il pane del cielo! “È il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”. Questa frase quando mai la potremo capire? “Il pane di Dio è colui che discende dal cielo”. Ora la domanda: “Come lo mangiamo questo pane?”. Metaforicamente è una bella domanda; ma, posto che Gesù sia il pane di Dio che viene dal cielo, che cosa vuol dire mangiare il pane di Dio? Cosa vuol dire fare la comunione e che cosa succede? Semplicemente quel pane in realtà non è un pane ma il corpo, il sangue l’anima e la divinità di Cristo e noi preghiamo con Gesù dentro il nostro cuore. Ci si chiede: più di così che cosa può esserci? C’è, ad esempio, che questo pane del cielo, corpo, sangue, anima e divinità di nostro Signore Gesù Cristo è inserito in un contesto sacrificale e che, attraverso questo contesto, viviamo della forza di un sacrificio nel senso religioso del termine, e quindi ci inseriamo in questo sacrificio, vi partecipiamo e ne prendiamo il beneficio. Che cosa è questo sacrificio? Questo è il sacrificio che ci porta in comunione con il Padre attraverso l’offerta della vita di Cristo, che è la vittima sacrificale e nello stesso tempo il sacerdote. Noi prendiamo queste frasi come slogan pensando di viverle già, e pensiamo di aver capito ciò che ha detto Gesù. Coloro che ascoltavano Gesù non capivano quelle parole e chiesero: “Signore, dacci sempre questo pane”. Non hanno capito che “il pane di Dio è colui che discende dal cielo”. Gesù risponde: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”. La gente fatica a capire queste parole, perché sarà possibile comprenderle solo dopo che Gesù avrà istituito l’eucaristia. Questo discorso di Gesù suona alle loro orecchie come un discorso assurdo, impossibile da capire. Perché Gesù l’ha fatto? Perché Gesù parla alla gente con un discorso lungo su una cosa che nessuno poteva capire? Perché, dopo il segno dell’eucaristia che era la moltiplicazione dei pani, vuole che le persone lo seguano per fede non perché hanno mangiato di quei pani e si sono saziati. Questo, carissimi fratelli e sorelle, è il problema della nostra vita: la fede. La fede non quella che ci fa dire che crediamo, ma quella che interroga la nostra intelligenza e che bussa alla porta della nostra vita e si incarna in essa. La domenica recitiamo il nostro credo e ci sentiamo a posto; il credo è solo l’inizio di una serie di cose che riguardano Dio e che poi si sviluppano nel corso della nostra vita; tantissime volte ci fanno entrare in conflitto con le nostre convinzioni umane; uno scontro continuo. Il vero cristiano ben conosce questo stillicidio e il continuo conflitto tra il nostro modo di pensare umano, pur spirituale pur illuminato dal vangelo, e l’azione di Dio che segue un percorso al quale non sempre noi possiamo arrivare. Quindi ci è chiesta la fede, una fede intelligente, una fede ragionata, una fede dove poi quello che conta è ciò che Dio dice. Il che vuol dire che noi dobbiamo leggere la parola di Dio, commentarla, condividerla e pregarla: è questo che cerchiamo di fare come pastorale diocesana. Nella sua banale semplicità occorre leggere insieme la parola di Dio, condividerla, pregare insieme su di essa, renderci discepoli che la ascoltano. In questo cammino il mondo ci vede in un modo strano come è successo per Stefano, il quale però uscì da questa vita con grande pace vedendo i “cieli aperti e il Figlio dell’uomo seduto alla destra del Padre”. Carissimi fratelli e sorelle, venire ai piedi della Madonna della Salve significa venire ai piedi di una donna che sta soffrendo, perché vede il suo figlio, il Figlio di Dio fatto uomo, crocifisso, dopo che aveva predicato cose giuste, buone, salutari; dopo che aveva compiuto innumerevoli miracoli di guarigioni e portato del bene nel mondo. Ella si trova di fronte alla assurda situazione dove suo figlio viene ammazzato per tortura. Questa è la fede. Veniamo alla Madonna che soffre portando le nostre sofferenze; non guardiamo soltanto alle sofferenze di livello più basso, quando non stiamo bene a livello fisico o quando qualcuno dei nostri cari non sta bene. Dobbiamo essere almeno altrettanto preoccupati per la salute spirituale la quale è un po’ più indelebile di quella fisica e passerà radicalmente con la morte e la risurrezione; la salute spirituale ha infatti una rilevanza eterna. Continuiamo la nostra celebrazione, sotto lo sguardo di Maria, di fronte a questo mistero che nel tempo ci presenta l’evento eterno di Cristo che offre la vita per noi e per la nostra salvezza eterna. La Vergine Maria, ci aiuti ad entrare con vero e autentico spirito di fede in questa celebrazione e ce la faccia godere con profondità nella mente e nel cuore.
Sia lodato Gesù Cristo.