Pellegrinaggio alla Salve Zone Valenza e Alessandria Cristo
At 8, 26-40; Gv 6, 44-51
Carissimi
Tra poco tempo terremo l’Assemblea Diocesana qui in cattedrale; essa vuole concludere l’anno pastorale e dare degli spunti al Vescovo che, rielaborandoli durante l’estate, scriverà la Lettera Pastorale che consegnerà all’inizio del nuovo anno. Immaginate che, durante questa assemblea, si decida di come evangelizzare Alessandria. Verrebbero fuori tante idee diverse, tanti contributi, tante visioni e avremmo tanto da parlare; scriveremmo poi un documento con delle indicazioni da mettere in pratica. Se dovessimo fare una simile Assemblea diocesana, nessuno di noi proporrebbe di evangelizzare Alessandria prendendo l’ultimo battezzato adulto, male istruito, e delegandogli questo compito. A nessuno verrebbe in mente una cosa del genere; cosa che invece è venuta in mente a Dio per l’Etiopia. La tradizione dice che l’Etiopia sia stata evangelizzata da questo eunuco di cui abbiamo sentito nella prima lettura: un funzionario della regina Candace, colui che sovrintendeva a tutti i suoi tesori, un uomo appena battezzato sulla via del ritorno da un pellegrinaggio a Gerusalemme, dopo una brevissima istruzione. Questi ha evangelizzato l’Etiopia. Proviamo a seguire Dio con il suo modo di ragionare! Un angelo del Signore appare a Filippo, un diacono – non ha scelto un apostolo, ma un diacono – e gli dice: “Alzati e va’ verso il mezzogiorno sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza, essa è deserta”. Gaza è sempre stata un po’ ribelle al potere di Israele e, anche oggi, non è esattamente il luogo filo ebraico per eccellenza. A Filippo viene chiesto di andare su questa strada: già la meta non è poi così interessante e rilevante, ma è particolare la motivazione: “Essa è deserta”. Ma chi è colui che si prenderebbe la briga di chiedere un favore ad un altro dicendo: “Per favore potresti andare un attimo sulla strada che scende da Gerusalemme verso Gaza”; e gli dai la motivazione; nel nostro caso: “Essa è deserta”. Che fa Filippo? “Si alzò e si mise in cammino”. Una strada assolata, al caldo, appare un carro, quello di questo uomo etiope, e lo Spirito dice a Filippo: “Va’ avanti e accostati a quel carro”. Abbiamo ascoltato il seguito di questo incontro: Filippo sente che quest’uomo sta leggendo il testo di Isaia, gli chiede se capisce quello che sta leggendo, l’eunuco risponde: “Come faccio a capire se nessuno me lo spiega”. Tante volte la nostra condizione leggendo la Sacra Scrittura è simile a quella dell’eunuco. Cari fratelli e sorelle una simile frase: “Come faccio a capire se nessuno me lo spiega” detta da uno che sta leggendo per sfizio la Bibbia e non frequenta la Chiesa, lo posso capire; ma che anche noi abbiamo lo stesso problema senza che ricorriamo all’aiuto dei nostri fratelli, questo non lo posso capire. È vero ci sono delle parti della Bibbia che non sono chiarissime, e anche il Nuovo Testamento presenta delle difficoltà: lo stesso san Pietro brontolava dicendo che san Paolo scriveva delle cose difficili, però san Paolo scriveva le sue lettere che venivano lette nelle comunità e non dagli esegeti. Dobbiamo registrarci su questo: la comunità e la condivisione passa anche attraverso il farci delle domande, il chiedere ad un altro o chiedere al prete un aiuto. È così che si cresce, non rimanendo nel silenzio. Filippo gli spiega il brano, di cosa si tratta, a chi si riferisce, e gli annuncia Gesù; e quando, continuando lungo la strada, giungono in un posto dove c’è dell’acqua, l’eunuco chiede il battesimo e Filippo lo battezza. Questo è il modo di fare di Dio, imperscrutabile; nessuno di noi avrebbe pensato di evangelizzare un popolo in questo modo, e se questi l’ha fatto vuol dire che è stato illuminato dalla grazia di Dio; vuol dire che la grazia di Dio ha agito in lui e gli ha dato tutto quello che lui non aveva per istruzione, per formazione, per tradizione. Adesso guardiamo alla nostra Madonna della Salve, siamo qua per lei; è lì nella sofferenza, perché la Madonna ha dovuto soffrire e soffrire tanto. Eppure non solo non era stata toccata dal peccato originale, ma non aveva commesso peccati. Maria si è trovata di fronte al fatto che il suo Figlio, di cui era certa che fosse il Figlio di Dio e di cui lei aveva piena coscienza che fosse suo e di Dio, quel suo figlio che aveva predicato dicendo con forza delle cose straordinarie, – “parlava con autorità, non come gli scribi e i farisei” –; quel figlio che aveva insegnato delle cose importantissime con profondità; quel figlio che aveva ridato la vista ai ciechi, guarito i lebbrosi, fatti udire di nuovo i sordi, parlare muti, risuscitato i morti, che non aveva fatto nulla di male; quel figlio, il figlio di Dio lei lo vede morire per tortura davanti agli occhi su una croce. È da impazzire, perché non solo tocca negli affetti, ma insieme agli affetti tocca nelle convinzioni della vita. Avrebbe potuto chiedersi: “Ma allora, non è il Figlio di Dio? Come mai? Che succede?”. È solo con la fede che riesce a vivere quel momento. Carissimi, la Madonna della Salve è lì a dirci che non esiste situazione, nemmeno la più allucinante, e francamente fatico ad immaginare una situazione più allucinante di quella vissuta dalla Madonna al momento della morte di Gesù – non riesco ad immaginarne una peggiore: il dolore di una madre che vede morire per tortura un figlio non può avere uno uguale – che non trovi in Dio un senso. Senso che noi non capiamo perché di fronte a Dio noi non capiamo, fatichiamo, non riusciamo a stargli dietro. Questo è l’annuncio di Cristo Gesù: tutto recupera un senso quando noi viviamo insieme a lui e quando lo viviamo con amore. La Madonna della Salve ci dice questo: l’unica cosa che ci può salvare è la fede. San Paolo poi ce lo ripeterà allo sfinimento. Tocca a noi credere in quello che il Signore Gesù ci dice, e che abbiamo ascoltato nel vangelo: “Chi crede ha la vita eterna”, e anche: “Tutti saranno istruiti da Dio”. Dio, infatti, ha un disegno su di noi, sulla nostra Alessandria, sulle nostre vite, sulle nostre famiglie; ha un disegno che noi non capiamo. A volte intravediamo qualcosa ma poi è nebbia, ma dobbiamo credere che Dio non manca di istruirci al momento opportuno. Dobbiamo credere che la strada seguita dalla Madonna, di fronte al figlio che moriva, è la strada giusta. Lei indica sempre la strada giusta e ci porta a Gesù. Ed è quello che viviamo adesso: quel Gesù che è morto sulla croce, adesso ci fa partecipare al memoriale, al momento in cui quell’evento si attualizza qui e questa sera, e, attraverso la sua offerta amorosa, Gesù riempie tutti di salvezza, accoglie in sé le nostre vite, le nostre storie, i nostri dolori e li guarisce. Se riuscissimo in una sola messa a fare questo saremmo felici; ma sappiamo che tutto questo chiede un percorso interiore, una vita di comunità, un pregare insieme, un accogliere Gesù, ascoltarlo e portarlo nel cuore; e la qualità della nostra vita migliorerà sempre di più. Carissimi, chiedo al Signore che riusciate a vivere in questo modo l’insegnamento della Madonna; la nostra amatissima Madonna della Salve porti a ciascuno di noi quella fede che ci consente di vivere nella vita con gioia e con pace nonostante ciò che di negativo potrà capitare.
Sia lodato Gesù Cristo.