Pellegrinaggio alla Salve II Pontificale
At 4, 8-12; 1Gv 3, 1-2; Gv 10, 11-18
Carissimi fratelli e sorelle
Carissime autorità civili e militari
È bello stringerci attorno alla nostra Madonna della Salve che è per noi veramente un simbolo di riferimento perché è stata una persona reale che ha vissuto una vita reale in un modo molto profondo. Vorrei però prima partire dalla liturgia della parola di quest’oggi, di questa domenica del buon Pastore, che ci introduce su un punto centrale: in che cosa Maria è stata speciale. Io credo che la nostra raffigurazione della Madonna colga un momento centrale della sua vita perché è stato un momento centrale della vita di Cristo, il momento culminante perché terminale: l’offerta della propria vita sulla croce. Maria come madre si trova di fronte a Gesù, il suo figlio che dà la vita. Ora che Gesù desse la vita era una cosa che interiormente e soggettivamente poteva essere percepita, ma dal punto di vista delle autorità della società di allora non era percepita in questo modo, per questi era solo un togliergli la vita. Negli atti degli Apostoli, nel brano che abbiamo ascoltato, Pietro cita un salmo nel quale si dice: “La pietra scartata dai costruttori è diventata la pietra d’angolo”, e afferma: “Gesù è la pietra che scartata da voi costruttori è divenuta pietra d’angolo”. Questo è il punto sconcertante di Gesù. Ora non costruiamo più le case con le pietre, le tecniche di costruzione sono cambiate, ma una volta funzionava in questo modo: quando si costruiva una casa, si cercava di mettere nei muri delle pietre buone perché non si voleva che la casa crollasse, perciò le pietre friabili ritenute deboli venivano scartate e messe in un muro secondario; le pietre più forti e robuste, inoltre, venivano messe all’angolo perché in quel punto si raccoglie la spinta di due muri. Il Salmo ci dice che “la pietra che è stata scartata dai costruttori”, perché ritenuta friabile e fragile, non adatta a far parte di una costruzione, non solo è stata presa, ma addirittura scelta come pietra angolare, quella che regge la spinta più forte. Che cosa vuol dire? Gesù offrendo la sua vita, in quel momento sembrava uno sconfitto, umanamente un perdente. Se, infatti, dovessimo valutarlo con i nostri criteri di efficienza, Gesù non raggiungerebbe sicuramente la sufficienza: primo perché è stato sconfitto, secondo perché i frutti della sua fatica e azione, nel corso della sua vita, sono stati abbastanza deboli. Ma sappiamo bene che non è stato un fallimento. Mettiamoci ora nei panni dei suoi apostoli e di coloro che hanno seguito Gesù e hanno creduto nel suo essere messianico: avevano un sguardo molto umano e ritenevano che Gesù fosse il messia, il discendente di Davide che aveva il compito di restaurare la monarchia e sedersi sul trono di Davide, lui e i suoi discendenti. In effetti la domenica prima della morte di Gesù le cose sembravano volgere in questo modo, e probabilmente molti degli apostolo avranno pensato: “Guarda che sta prendendo la piega della sovranità”; l’immagine era molto suggestiva, secondo una profezia: “Gerusalemme ecco il tuo re, egli è umile e cavalca un puledro, figlio di asina”. Ora questa profezia sembra realizzarsi: Gesù entra in Gerusalemme a dorso di un mulo, su un asinello, e la gente stende i mantelli al passaggio di questo asinello con sopra Gesù e agita le palme e fanno festa; una grande folla lo circonda in questo ingresso trionfale. Gesù viene veramente accolto come il messia. Sembrava che effettivamente le profezie dell’antico Testamento trovassero la loro realizzazione in Gesù e che di lì a poco venisse destinato a diventare re. Ma dopo cinque giorni lo hanno ammazzato. La Madonna, sotto la croce, assiste a questa sconfitta umana, ma ciò che conta è avere la fede che il Signore sta compiendo il suo piano attraverso quella morte. Carissimi fratelli e sorelle, la Madonna della Salve, che è il nostro simbolo, è qui ad invitarci su questa strada, la strada che è stata subito insegnata nella Chiesa. I primi giorni, infatti, dopo il dono dello Spirito Santo, Pietro dice: “Gesù Cristo il Nazareno è stato crocifisso da voi e Dio lo ha risuscitato dai morti”: questo è il disegno e il modo di agire di Dio. E la Madonna della Salve ci ricorda questo: il Signore compie il suo disegno tra di noi, ma non lo compie in virtù delle nostre grandi e straordinarie capacità, non in virtù dei nostri raffinati piani, ma lo compie quando la nostra fede ci aiuta a vedere il disegno di Dio al di là delle sconfitte Forse oggi questo lo si potrebbe chiamare laicamente resilienza, ma è un concetto molto inferiore rispetto al concetto della fede; essa infatti oltre a far vedere che c’è un progetto di Dio, è qualcosa di decisamente più attiva, qualcosa che ci spinge ad andare sempre avanti non con la visione della sconfitta di fronte alla quale si reagisce in un modo buono, ma con la visione che la sconfitta non è più una sconfitta: è una azione di Qualcuno che ci vuole bene e che si prende cura di noi. La Madonna della Salve ben ce lo ricorda perché per ogni alessandrino è un riferimento di salvezza. Sapete che ho scritto sulla “Voce” un articolo con un titolo provocante annunziando la bella notizia che chiudiamo il Seminario interdiocesano; è scritto in questa ottica, con questa prospettiva che ha guidato anche la Madonna della Salve; ella che di fronte alla morte del suo figlio, il Dio fatto uomo, di cui aveva ben coscienza che fosse il figlio di Dio e non di un uomo, ucciso per tortura dagli uomini avendo fatto nulla di male, avendo predicato cose buone, avendo operato grandi miracoli, segni e prodigi, di fronte a tutto questo lei crede nel piano di Dio, crede nel disegno di Dio. Noi siamo qui a credere che anche le svolte faticose delle nostre vite personali, della nostra comunità cristiana e della nostra città siano momenti di grazia. Questo è un passaggio che chiede una fatica di adesione interiore profonda nel momento in cui, umanamente, siamo scossi da qualcosa che colpisce il cuore come una sconfitta. Siamo convinti che, con questa giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, il Signore ci stia chiamando ad una salto di qualità nel concepire le vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata e al matrimonio. Stiamo facendo anche un lavoro per le famiglie in difficoltà e dal quale speriamo di capire quali siano le malattie affettive di oggi, quali i rimedi e quale il modo per evitarle. Ecco carissimi fratelli e sorelle, quando Gesù dice di essere il buon pastore: “Il buon pastore che dà la vita per le pecore”, sta dicendo di nuovo qualcosa che umanamente è fuori dal concepibile. Sapete benissimo che nessuno rimprovererebbe un pastore per aver abbandonato il gregge nel momento in cui poteva rischiare la sua vita, è più importante la vita del pastore che quella del gregge. Ma Gesù ci dà una immagine diversa: il buon pastore dà la vita per le pecore. Questa visione di amore, di generosità, di offerta della vita anche di fronte alle difficoltà, di persistenza amorosa nel bene, è il messaggio che ci lascia questa domenica e questa festa della Madonna della Salve. Chiediamo al Signore la grazia di percorrere questa strada nella quale troveremo sicuramente il benessere personale e comunitario. Chiediamo al Signore di essere in grado di vivere la fatica di questa adesione profonda che mette alla prova la nostra intelligenza umana perché va contro di essa, e di saper godere del premio che il Signore dà a coloro che credono in lui. La Vergine Maria nostra dolcissima patrona, continui ad intercedere per tutti noi, continui ad effondere le grazie di Dio sul suo popolo. Recentemente abbiamo parlato delle lampade che sono state offerte dall’amministrazione tanti anni fa in occasione della peste: rappresentano la gratitudine della città alla Madonna. Sono un simbolo molto bello che ci ricordano la nostra riconoscenza alla Madonna perché, come mamma, possa sempre guidarci e accompagnarci con la sua dolcezza e con la sua tenerezza in questo cammino.
Sia lodato Gesù Cristo.