Funerale di don Angelo Vecchini
Non è un caso se siamo qui, il giorno della partenza per Lourdes, a celebrare il funerale a don Angelo. Ci teneva tanto a questo pellegrinaggio, vi partecipava sempre con gioia, con quello spirito lieto che lo contraddistingueva. Il Vangelo secondo Giovanni ci ha posto davanti a questa affermazione del Signore: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo, se invece muore produce molto frutto”. È l’invito di Gesù: “Se uno mi vuol seguire, mi segua e dove sono io là sarà anche il mio servitore”. Don Angelo era una persona molto semplice e di cui si percepiva una cosa fondamentale: la disponibilità al servizio, che è al cuore del sacerdozio. Credo che sia un grande insegnamento che ci portiamo dietro e che ci fa riflettere molto. Noi sacerdoti abbiamo tante cose da fare, oggi più che mai: siamo in pochi, il lavoro pastorale diventa sempre più articolato, raffinato e complesso, e talvolta capita che questo carico pastorale ci travolga. Don Angelo con il suo modo di vivere ci richiama alla semplicità del nostro sacerdozio; era già un po’ che non poteva più svolgerlo attivamente ma continuava a svolgerlo con il cuore. Al cuore del nostro sacerdozio ci sta non tanto ciò che facciamo, ma lo spirito con cui facciamo le cose, la profondità con cui cerchiamo di partecipare, a volte anche con la nostra inattività, al grande ministero di Cristo. Siamo sacerdoti per sempre, anche nell’al di là; anche il sacerdozio di don Angelo non viene meno, ma attinge ad una nuova dimensione fatta di intercessione e di amore come sempre per il sacerdozio. Oggi partiamo per Lourdes portandolo con noi, ma sappiamo che sarà lui a portare noi con la sua intercessione, con la sua preghiera e con il suo sacerdozio. Noi preghiamo per lui affinché il Signore lo purifichi completamente da ogni colpa e lo accolga nel suo regno di luce a celebrare la liturgia eterna nel regno dei cieli. Mi preme fare ancora una riflessione ed è sul nostro seminario: ogni sacerdote che ci lascia ci fa fare una riflessione sul futuro della nostra Chiesa alessandrina, e non credo che questa abbia un sacerdote di meno con la morte di don Angelo; in realtà, lo dico anche a nome di tutti i confratelli, continueremo a fare la nostra parte anche nell’al di là per la nostra Chiesa alessandrina. Ma questo richiamo alla semplicità del servizio capita a proposito nell’immediatezza di iniziare un seminario diocesano; una avventura strana e controcorrente ma della cui opportunità e utilità ne siamo pienamente convinti. Anche la morte di un seminarista, così scioccante, e adesso il passaggio alla casa del Padre di don Angelo ci fanno riflettere sul cuore del sacerdozio e sulla formazione sacerdotale. Cari confratelli, mi ha colpito molto quello che il santo Padre ha detto a noi Vescovi, alla Conferenza episcopale italiana, parlandoci dell’importanza della preghiera come primo compito del sacerdote. Chiediamo al Signore, per l’intercessione della Beata Vergine Maria, di fare tesoro della vita semplice e bella di questo nostro confratello, di essere capaci di portare nel cuore il suo insegnamento e la sua testimonianza, e di rinnovare il nostro servizio sacerdotale per essere sempre più portatori di bene per il popolo che ci è affidato. La Vergine Maria ci faccia desiderare di seguire sempre il suo Figlio con radicalità, con passione, sapendo che solo in lui troveremo forza e salvezza.
Sia lodato Gesù Cristo.