Il messaggio in occasione della morte di papa Francesco di Monsignor Guido Gallese, Vescovo di Alessandria

Il messaggio in occasione della morte di papa Francesco di Monsignor Guido Gallese, Vescovo di Alessandria

Il messaggio in occasione della morte di papa Francesco di Monsignor Guido Gallese, Vescovo di Alessandria
A coloro che sono stati immersi nel mistero del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e fanno parte della Comunità di Alessandria: laici, religiosi, religiose, diaconi e sacerdoti. Mi trovo nella Basilica di San Pietro in Vaticano e sono appena stato a rendere omaggio alla salma di Papa Francesco, il Papa con il quale ho vissuto la quasi totalità del mio ministero episcopale. Sento il bisogno di scrivervi alcune cose per aiutarvi a vivere questo momento in spirito cristiano e non trasportati e indirizzati dai media.

L’importanza di rendere grazie

Innanzitutto rendo grazie a Dio Padre, creatore e provvidente, al Figlio, il Buon Pastore, e allo Spirito Santo che ispira e conduce la Chiesa per il dono che il nostro Papa è stato. È veramente cosa buona e giusta rendere grazie a Dio per lui e non passare oltre senza aver piegato nel nostro cuore le ginocchia, altrimenti non saremmo poi capaci di accorgerci degli altri doni che il Signore sta per farci. Cerchiamo di ritagliare in questi giorni qualche istante per ringraziare Dio.

“Non dimenticate di pregare per me”

Pregare per i defunti è un’opera importante: una volta si erigevano delle confraternite apposta, dedicate solo a quello, e si facevano celebrare delle Messe per i defunti, per aiutarli nel cammino di purificazione e farli comparire al più presto al cospetto di Dio nel Paradiso. Preghiamo per Papa Francesco: ora non può dircelo, ma dal momento che ogni volta che lo abbiamo incontrato lo ha sempre chiesto, ricordiamoci di pregare per lui, a maggior ragione ora.

“Anche il Papa sbaglia”

Forse questa è stata la frase più incoraggiante che io abbia ricevuto in vita mia. Papa Francesco me la disse quando dovevo prendere una decisione innovativa che mi pesava molto: “Sei giovane. Certe cose se non le fanno i giovani, chi mai le farà? E se poi sbaglierai, pazienza! Anche il Papa sbaglia”. A volte è più comodo, di fronte al peso delle scelte pastorali, spesso opinabili, lasciar stare, lasciar cadere, far andare avanti le cose così come sempre sono andate: assumersi le responsabilità vuol dire saper andare controcorrente e questo Papa Francesco ce l’ha insegnato con l’esempio. Proprio nel luogo dove è più facile stare nei comodi binari del clericalismo, la Curia Vaticana, Papa Francesco ha lottato contro una concezione burocratica, procedurale, della vita cristiana, per la quale la Chiesa rischia di essere più un’istituzione che una comunità viva di persone gioiose ed entusiaste che fremono per annunciare la gioia del Risorto.

Chiedere perdono

Come già detto nella Veglia di preghiera, credo che sia importante chiedere perdono, come Chiesa, della fatica che abbiamo fatto fare a Papa Francesco. La resistenza al cambiamento è comprensibile: convertirci è la cosa più faticosa che esista. Ma quando arriviamo a strutturare teorie assurde per contrapporci al cambiamento, le cose diventano brutte. Senza volerlo, senza accorgercene, veniamo a coincidere in modo sorprendente con l’atteggiamento dei persecutori di Cristo che si sono opposti a Lui perché convinti che le loro “giuste” dottrine lo evidenziassero come eretico.

Fede contro dottrine

Questa richiesta di perdono per essere vera deve andare alla radice: la critica infatti nasce dal fatto che ho un’idea diversa e ritengo che quella espressa dal Papa sia sbagliata. Non riesco a rendermi conto che invece devo aver fede nel fatto che il Signore provvede alla sua Chiesa e non mancherà di farle avere gli aiuti necessari per condurla verso il Regno dei Cieli. Dobbiamo avere fede; e quando siamo in difficoltà perché non siamo d’accordo, dobbiamo pregare perché il Signore guidi le cose nella sua piena volontà. Dico queste cose perché sta per esserci donato un nuovo Papa e non vorrei che perpetuassimo questo atteggiamento erroneo di aderire al Papa di cui condividiamo il pensiero e osteggiare quello che non condividiamo. Questo è un atteggiamento mondano, mediato dal vivere civile: non così sia tra noi! Per tenerci sulla via di Dio dobbiamo tenere presente che, quando le dottrine ci portano a minare la fede che abbiamo nell’azione di Dio, stiamo andando fuori strada. Il Papa è lo strumento scelto da Dio per tenerci nella Sua volontà e viene prima delle nostre personali dottrine.

La gioia

Di fronte alla salma di Papa Francesco siamo chiamati a chiederci: la nostra gioia gode di buona salute? Ma lo dobbiamo fare veramente, dedicando a questo pensiero un congruo tempo. Sono gioioso? Sono contento? La mia vita, al di là dei comprensibili e talvolta abbondanti problemi che la costellano, è una vita piena? Sento regnare Cristo nella mia vita? Mi sento guidato dallo Spirito Santo? Vivo a gloria del Padre? Se la gioia non è il tono principale della mia vita devo coraggiosamente affrontare questo problema dalla radice e chiedermi se e quanto ho veramente incontrato Cristo. Perché la gioia non posso fabbricarmela da solo: è frutto dell’incontro con il Risorto. Non abbiate paura di chiedervelo, anche se avete un’età adulta e avete ricoperto incarichi importanti nella Chiesa! Noi siamo chiamati ad essere come bambini, perché il Regno dei Cieli è di chi è come loro: di quelli che si sanno mettere in discussione fino alla radice, di quelli che sanno cosa vuol dire cominciare (o ricominciare) a vivere.

La concezione della Chiesa

Per Papa Francesco la nostra Chiesa dev’essere una Chiesa “in uscita”, che evangelizza, che si mette a servire e a guarire: è un immenso ospedale da campo. Questo ci fa pensare al fatto che stiamo vivendo una guerra, come Cristo ha vissuto una guerra e l’ha vinta e sta per vincerla ancora. Ma è una guerra strana, in cui vince chi vuole amare così tanto al punto da perdere la vita: “Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1,21). Papa Francesco ci insegnava che dobbiamo “toccare nella carne dei poveri la carne ferita di Gesù” (Francesco al RnS, 1 giugno 2014). Per Francesco la Chiesa, nel suo cammino storico, deve avere un atteggiamento sinodale e vivere quattro coordinate: la perseveranza nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere (cfr At 2,42, Discorso ai pellegrini della Diocesi di Alessandria del 17 settembre 2022). L’azione della Chiesa prende le mosse da un discernimento comunitario a partire dalla Parola di Dio.

Il nuovo Papa

La Chiesa va avanti, solcando la storia. L’elezione del nuovo Papa è compito dello Spirito Santo che va invocato con forza e convinzione: non siamo noi che sappiamo di quale Papa ha bisogno la Chiesa oggi. Non date retta alle impostazioni mondane di cui i media cercano di intridervi in questi giorni in modo pervasivo: non si tratta di progressisti o conservatori, di etnie o culture o colore della pelle, non si tratta di correnti o gruppi. Si tratta dello Spirito Santo che dobbiamo invocare affinché gli uomini con le loro correnti, impostazioni o pensieri non ne intralcino l’azione.

Carissimi, mi fermo qui, anche se le cose da dire sarebbero tantissime. Affidiamo al Signore nelle esequie Papa Francesco attraverso le nostre preghiere e offerte sacerdotali. Stiamo uniti nella preghiera, rendiamo grazie per avere avuto il dono di questo Papa coraggioso. Il Signore vi benedica tutti!

Dalla Basilica di San Pietro in Vaticano, 25 aprile 2025 S. Marco Evangelista

✠ Guido Gallese Vescovo di Alessandria

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