Chiesa di San Giacomo della Vittoria
La costruzione della chiesa di S. Giacomo della Vittoria ricorda un fatto d’arme glorioso, la vittoria riportata alle porte di Alessandria il 25 luglio 1391, giorno di San Giacomo, dagli Alessandrini con le truppe viscontee agli ordini del condottiero veronese Jacopo Dal Verme, che sconfissero l’esercito francese guidato da Giovanni III d’Armagnac che aveva assalito la città. Il bottino fu utilizzato, in parte, per la costruzione della chiesa, che fu chiamata, appunto, della Vittoria.
L’intero complesso di San Giacomo della Vittoria è stato oggetto di interventi cospicui nel corso dei secoli che ne hanno snaturato l’originaria forma trecentesca. Infatti, le primitive strutture sono state inglobate nella trasformazione sette-ottocentesca.
La facciata, frutto di un restauro risalente al 1926, si articola in due registri tripartiti da sottili lesene scanalate ed è conclusa da un timpano triangolare in cui si inserisce l’emblema dei Frati Serviti che gestirono per lungo tempo l’edificio.
Il registro inferiore presenta un ordine dorico, impostato su alti plinti. La zona superiore, invece, separata dalla precedente da un attico profilato con una scritta che ricorda la vittoria del 1391, è scandita da un ordine ionico ed è aperta da un rosone centrale.
Il portale di accesso è inquadrato da due alte semicolonne che sostengono un architrave particolarmente modulato su cui si trova in altorilievo il cuore addolorato della Beata Vergine Maria. Infine, a metà altezza del prospetto si trovano due finte nicchie in cui si collocano due altorilievi raffiguranti San Giacomo Maggiore e San Cristoforo.
L’edificio primitivo iniziato nel 1392 dovette essere terminato all’inizio del sec. XV e dato agli agostiniani nel 1405 dopo breve officiatura dei preti secolari, così come il convento intitolato a San Cristoforo che sorse insieme alla chiesa, centro di attività caritative, culturali ed educative. Agli agostiniani si devono i lavori di riplasmazione architettonica e ridecorazione eseguiti fra i secoli XVIII-XIX.
Nel settembre del 1800 la Commissione nazionale per la vendita dei beni ecclesiastici mise in vendita i beni del convento, mentre l’edificio fu destinato dal municipio di Alessandria, che aveva acquistato il complesso, a caserma della gendarmeria e abbandonato poco dopo nel 1805. La chiesa e parte del convento furono acquistati nel 1814 dai padri Crociferi di Valenza e da costoro ceduti in proprietà ai Serviti nel 1850. Già nel 1854 il convento fu occupato e usato come lazzaretto, e in seguito alla soppressione degli ordini religiosi del 1855, la Cassa Ecclesiastica lo alienò. I Serviti mantennero invece la chiesa per intervento della curia diocesana. Chiesa che doveva rimanere aperta per permettere il culto della BV Addolorata, il cui simulacro è custodito nel tempio, devozione portata in Alessandria dai Serviti già dal 1280. I Serviti realizzano una serie di interventi soprattutto sulle decorazioni e sugli arredi mobili.
I serviti officiarono la chiesa con una interruzione solo negli anni 1872-1890, quando a officiare furono i frati cappuccini. La chiesa passa alla Diocesi di Alessandria nel 2003.
La chiesa oggi si presenta ad aula unica con volta a botte e abside poligonale mentre le pareti perimetrali sono scandite da tre archi per lato; il rivestimento marmoreo dei pilastri è riconducibile a un intervento novecentesco. La volta presenta motivi decorativi ad affresco e cornici in stucco dorato riconducibili agli anni ’50-’60 dell’Ottocento.
La chiesa di S. Giacomo della Vittoria è un gioiello storico-artistico, simbolo architettonico per la città di Alessandria dell’epoca rinascimentale.
Degno di nota è ciò che rimane dell’originaria decorazione trecentesca ad affresco: la Madonna del latte del 1395 attribuito al pittore lodigiano detto ‘Maestro di Ada Negri’.
Il frammento, serrato in una teca, si trova sul muro perimetrale destro ed è completato da un finto tendaggio tardo-ottocentesco. L’affresco è stato restaurato nel 2021 con particolare attenzione al recupero ed al fissaggio dei colori originari.
All’interno fulcro devozionale è la statua lignea della Madonna Addolorata, risalente al 1700, splendidamente intarsiata e dorata.
La devozione alla Vergine Addolorata si sviluppa a partire dalla fine dell’XI secolo, ma la sua storia ha un inizio preciso: il 15 agosto 1233, quando sette nobili fiorentini iscritti all’Arte dei Mercanti e poeti-attori della compagnia dei Laudesi, soliti esprimere il loro amore a Maria in laudi, la videro apparire addolorata e vestita a lutto per l’odio fratricida che divideva Firenze. Questi giovani gettarono le armi, istituirono la compagnia di Maria Addolorata, detta dei Serviti e si ritirarono in penitenza e preghiera sul Monte Senario. Lo stemma dell’Ordine, realizzato dalla sovrapposizione di “S” (Servi) e “M” (Maria), sovrastato da una corona composta da sette gigli, che indicano i sette santi fondatori
Tra il 1668 e il 1690 le iniziative di culto da parte dei Servi di Maria favorirono la diffusione del culto della Madonna dei Dolori. Inizialmente il culto dell’Addolorata era collegato alla Settimana Santa, poi è nata la sua festa, originariamente celebrata il venerdì prima della Settimana Santa o dopo la Pasqua ed infine a settembre. I simboli che meglio identificano questo tipo di immagine sono le sette spade conficcate nel cuore, il volto inclinato e rivolto a cielo, mani giunte con dita intrecciate.
Accanto Alla Madonna Addolorata, nella chiesa è conservato il Cristo Deposto, e un Crocifisso considerato Miracoloso, che fa della chiesa l’edificio sacro cittadino con più ex voto. Percorso devozionale di particolare rilievo è la Via Crucis realizzata su tavole in legno policromo con figure in altorilievo, con cui si ricostruisce e commemora il percorso doloroso di Cristo che si avvia alla crocifissione sul Golgota, associata alle raffigurazioni dei sette dolori di Maria, unica in Alessandria, oltre che le vetrate che rappresentano i sette santi fondatori dell’Ordine mendicante dei Serviti.
Sono inoltre presenti:
– una pinacoteca devozionale di circa 300 quadri (tra cui 35 quadri con 1500 rosari metà dei quali fatti a mano con semi di piante raccolti in tutto il mondo) a tema religioso nel corridoio antistante
– una collezione di circa 60 rosari capoletto esposti in sacrestia
– una biblioteca di un migliaio di libri antichi esposti in sacrestia
– una collezione di circa mille pezzi di oggetti di devozione popolare esposti in sacrestia
Per informazioni e visite guidate: