Oggetti preziosi
Nelle cattedrali di antiche tradizioni, generalmente si ha pure un reparto comunemente detto “del tesoro”, destinato a custodire oggetti preziosi per valore o per motivi artistici e storici.
La cattedrale di Alessandria pur non avendo un locale specifico, non manca di un patrimonio veramente rilevante. Forse è per questo che non se ne ha una percezione e cognizione adeguata. L’elenco che finora si è fatto di quadri, sculture, marmi, lampade, epigrafi … formano già un rilevante tesoro, del quale può andare orgogliosa la nostra cattedrale. Vi sono però altri oggetti dei quali mancò l’occasione di parlarne: a questi dedichiamo il presente capitolo. Tra i numerosi calici d’argento dei sec. XVI, XVII e XVIII ve ne sono due che meritano speciale descrizione.
Il primo è in stile gotico italiano (alt. Cm. 31). Nella coppa divisa in quattro scomparti vi sono le figure di 4 apostoli incise a niello. Nel nodo del piedestallo si alternano per 6 volte lo stemma di Alessandria e quello di S. Pio V. Sul piede ottagono, sempre a niello, sono rappresentati gli altri 8 apostoli. Questo calice di rara bellezza e preziosità lo si usa nelle funzioni del giovedì santo.
Il secondo calice d’argento fu donato dall’imperatore Napoleone III, completo del servizio di ampolline: è in stile gotico bizantino di carattere francese. Oltre le diciture: “Donné par S. M. l’empereur Napoleon III 1859” e “Sepulchrum Christi viventis”, si ammirano sulla coppa e sul piede del calice le seguenti figure: consegna delle chiavi a S. Pietro; l’ultima cena; Gesù in croce; S. Giuseppe; S. Stefano; la Madonna Regina. Tra le figure del piede si succedono lo stemma in oro dell’imperatore, la corona di spine di Gesù intrecciata con i chiodi della passione, due flagelli della passione con canna. Anche la patena è finemente lavorata nel suo rovescio. L’ornato quadrilobato con grappoli, foglie di vite e smalti, porta nel centro la figura dell’agnello con scritta circolare: “Agnus Dei – Panis vivus”. Le due ampolle con piattello sono dello stesso stile. Nel centro del piatto vi è l’aquila imperiale tra scudetti in smalto. Le ampolle sono ornate con pietre preziose: un rubino ed un onice.
I due ostensori di proprietà della cattedrale, ambedue in argento, appartengono rispettivamente al sec. XVII e XIX. Il primo è un finissimo lavoro di cesello con pietre preziose tra gli ornati.
Anche tra i reliquiari vi sono oggetti di valore artistico e storico.
Già è stato detto dei reliquiari di S. Croce e della Sacra Spina.
Ricordiamo ora quelli di S. Pio V, S. Valerio, S. Francesco da Paola, S. Sebastiano, S. Baudolino.
Il primo che racchiude le reliquie di AS. Pio V, alto cm. 75, è un bellissimo barocco lavorato a cesello.
Il reliquiario contenente uno stinco di S. Valerio, risale al secolo XVI. È in argento a forma d’ostensorio ambrosiano sormontato dalla figurina del Santo (alt. cm. 73).
Il reliquiario di S. Francesco da Paola è pure del 1500 (alt. cm. 73). Proviene dall’antica chiesa omonima, ora S. Rocco. È in bronzo argentato e dorato con contorno di rose d’argento. Sul piede triangolare poggia un angelo che a sua volta sostiene la raggiera ornata di due rubini e cinque smalti. Venne donato alla città di Alessandria come ex voto e fu eseguito a Roma per cura del card. Tomaso Ghilini, allora commendatario dell’antico priorato degli umiliati di S. Giovanni del Cappuccio.
Il reliquiario di S. Sebastiano è in lamina d’argento (alt. cm. 52). Ha la forma di braccio umano ed è lavorato a cesello. Il tutto posa su di una base triangolare portante lo scudo della città di Alessandria con la dicitura: “Ex voto civitatis Alexandriae”. È del secolo XVI.
Infine il reliquiario in argento di S. Baudolino (sec. XVI). Fatto a forma di ostensorio ambrosiano, porta sul cappello superiore la statuetta di S. Baudolino con le oche (alt. cm. 69).
La pace
Con questo nome si indicavano quei quadretti che in antico si facevano passare da un fedele all’altro dopo l’Agnus Dei della messa solenne, mentre il clero si scambiava l’abbraccio di pace. Ognuno baciava l’immagine riprodotta sul quadretto, partecipando così all’augurio formulato dal sacerdote celebrante con le parole “Pax Domini sit semper vobiscum”.
La pace conservata nell’archivio capitolare è un finissimo lavoro in argento cesellato della prima metà del 1500. È un quadretto con timpano (0,18 x 1,25). Nel primo è cesellata la deposizione di Cristo nel sepolcro; ai lati vi sono la Maddalena, S. Giovanni, le due Marie, Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea. Nel timpano campeggia il busto del Padre Eterno con le braccia distese. Il tutto è sormontato da un fiordaliso e sorretto da due zampe di leone.
Croci e candelieri
Tra gli oggetti preziosi vanno pure ricordati una croce processionale ed un vago crocifisso su croce di ebano. La croce processionale è in lamina d’argento tutta lavorata a sbalzo e cesello. Di scuola milanese del 1500 riporta nel retro lo stemma d’Alessandria e la figura di S. Pietro a mezzo rilievo. Sotto il crocifisso vi è un altro stemma con queste parole: “Gest. XOM desir” di difficile identificazione.
La croce in ebano con ornati d’argento e crocifisso pure d’argento appartiene al secolo XVII. In stile schiettamente genovese è arricchito sul piedestallo con pietrine orientali e con rametti di foglie e rose d’argento.
Di pregiato valore sono infine la croce ed i dodici candelieri che formano l’ornato festivo dell’altare maggiore. Risalgono al sec. XVIII: sono in lastra di rame argentato con bellissimo lavoro di cesello. Furono acquistati con l’eredità lasciata alla cattedrale dal vescovo di Alessandria mons. Alberto Mugiasca O. P. (1680-1694).
A questi oggetti preziosi si devono aggiungere un calice ed una pisside dono del card. Pio T. Baggiani (illustre figlio della diocesi, nato il 19 gennaio 1863 a Boscomarengo e morto a Roma il 26 febbraio 1942): dono fatto il 4 settembre 1939; sono in argento dorato finemente cesellati e ornati con lapislazzuli e perle orientali.
Tra i paramenti sacri della cattedrale ve ne sono non pochi veramente pregiati, sia per la ricchezza di tessuto che per antichità di fattura.
Ricordiamo n. 7 pianete verdi in broccato e damasco del sec. XVII; n. 7 su tela bianca con ricami vari, pure del ‘600.
Una pianeta non meno preziosa è in damasco violaceo.
Una pianeta bianca con stolone: essa è del 1700, tutta con ricamo d’oro, offerta alla Madonna della Salve dal vescovo mons. Colli.
Un ternario completo in tela d’argento fu donato nel 1704 dal vescovo mons. C. Ottaviano Guasco.
Vi sono poi due servizi pontificali di colore rosso, ambedue in damasco con fiorami d’oro: il primo veniva donato da mons. D’Angennes, vescovo di Alessandria, per sopperire alla deficienza causata dal periodo napoleonico. Il dono, annunziato con lettera dell11 dicembre 1827, giungeva il 23 maggio 1828.
Il secondo lo donava S. M. il re Carlo Alberto a mezzo del vescovo mons. Dionigi Pasio, in onore della Madonna della Salve.
Vi sono poi parecchi servizi completi per le maggiori solennità: quella proprio della festa del Corpus Domini fu tessuto a Milano ed è formato da n. 6 piviali, n. 4 tunicelle e n. 14 pianete, in broccato oro su fondo bianco. Questo servizio lo acquistò nel 1694, sempre con i fondi dell0’eredità di mons. Mugiasca.
Il servizio pontificale in tela d’argento con ricchi ricami in seta risale alla prima metà del 1800, procurato in occasione della incoronazione della Madonna della Salve.
Un altro parato pontificale completo venne donato dal card. Baggiani: è tutto intessuto in lamine d’argento con ricchi ricami a parato oro, foderati in seta ermesino bianco e guarnito con merletti oro fino.