La Cappella e il Simulacro

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Tratto da:
La diocesi di Alessandria nel Cinquecento
Maurilio Guasco – Roberto Livraghi

La Cappella in Cattedrale

L’attuale cappella risale ai restauri del 1874-1879. Sullo stesso luogo per circa una sessantina di anni vi fu la bellissima cappella ideata dall’Arch. Cristoforo Valizzone e minutamente descritta dall’Ansaldi. Le decorazioni originali (maggio-ottobre 1877) erano di Carlo Costa e le figure del cav. Gamba; vi provvidero le gentildonne alessandrine riunitesi in Comitato per il restauro della cappella stessa e per la lotteria a favore di tutti i lavori della Cattedrale. Per opera del cav. Gussoni di Torino, la cappella venne rivestita in marmo bianco da terra al cornicione e di marmo venne fatto il pavimento e l’Altare. Questo, di stile bramantesco, fu consacrato il 26 aprile 1879 dal vescovo di Cuneo monsignor Andrea Formica; sul fianco dell’altare una iscrizione ricorda il donatore, Conte Giulio di Gropello: “AD. ARAM. VIRGINIS. ET. INSTAURANDUM. TEMPLI. A. MDCCCLXXIX JULIUS. GROPELLI. COMES CONTULIT. LIBELLAS. ITAL. DECEM. MILLIA M.E.P.”. L’incorniciatura della nicchia è in legno scolpito e dorato, su disegno del conte Mella. Nel 1930 a completamento dei restauri generali del Duomo, venne affidata al prof. Boasso il rifacimento della decorazione, con la clausola di conservare della precedente la linea e la impostazione. Nella cupola si hanno otto figure allusive ad altrettanti episodi della vita di Maria e cioè: lo Sposalizio, l’Annunciazione, la Visita ad Elisabetta, la nascita di Gesù, il riposo in Egitto, Maria sul Calvario, l’assunzione al Cielo, Maria SS. Immacolata. Ai lati delle finestre sono dipinti otto angeli in atteggiamenti corrispondenti a ciascuno dei misteri sopra rappresentati. Così sotto la scena della nascita di Gesù, due angeli stanno suonando; sotto il Calvario i due angeli sono immersi in profondo dolore; sotto l’Assunzione vediamo due angeli festosi e sotto l’Incoronazione di Maria, i due angeli sono in atteggiamento di venerazione. Nei quattro paducci della cupola abbiamo Davide e Daniele, Isaia e Geremia che ebbero accenni profetici sulla Madre dell’Uomo-Dio. Nonostante le condizioni stabilite, il prof. Boasso modificò alquanto la precedente decorazione del Costa, ed il prof. Morgari nel rinfrescare i dipinti del Gamba tolse tutti i fondi panoramici, sostituendoli con un informe fondo oro a mosaico. Nell’icona di questa cappella si custodisce il miracoloso simulacro che rappresenta la Vergine sostenuta da san Giovanni Evangelista ai piedi della Croce.

La custodia del Simulacro

Dapprima era in legno, ricca di intagli, di dorature e di cristalli. Nel 1761, poichè “non pareva più corrispondere all’intensità dell’affetto, all’altezza della riconoscenza che gli alessandrini nutrivano verso la pietosa loro Madre Divina”, si pose mano alla costruzione di una cassa, tutta di finissimo argento disteso in lamine e con vaghissima arte, in varie parti dorata, la quale riuscì un vero capolavoro d’opera d’oreficeria. Era di stile barocco, lavorato a volute, a fiorami, a modiglioni, a scanalature, con una precisione e maestria veramente meravigliosa, uscita dall’officina dell’ing, Ceresa di Alessandria. Al globo d’argento dorato che sovrastava la cassa fu, nel 1792, sostituita da una corona reale, rialzata su vaghe modanature, alla quale, quasi a sostenerla, s’aggiunsero ai lati, nel 1828, due grossi putti d’argento massiccio. Questo prezioso e ricchissimo lavoro fu gravemente danneggiato dall’incendio del 1876. Scoppiò nella notte tra il 29 e il 30 aprile, durante l’ottavario solenne della B.V. della Salve che si svolgeva nella chiesa della SS. Trinità. Il fuoco appiccatosi alla immensa quantità di cera offerta dai fedeli, alla circostante balaustra di legno, ad un vicino confessionale, al pulpito, alla tappezzeria, avviluppò tra i suoi vortici la preziosa immagine. Per vero miracolo, il simulacro di legno antichissimo, fra il liquefarsi dei cristalli ed il disfarsi della stessa cassa rivestita d’argento, che la chiudeva, si conservò in modo che i guasti patiti poterono essere agevolmente riparati. Il 18 maggio seguente, il celebre statuario savonese cav. Antonio Brilla ridonava agli alessandrini l’effigie della Salve compietosamente restaurata. La ricostruzione della cassa venne invece affidata all’orefice alessandrino Antonio Testore il quale, basandosi sugli antichi modelli la rifece rendendola ancor più squisitamente artistica: fu ultimata nel 1877 e venne a costare £. 21.000. Degne di nota sono le lampade che stanno ai lati del simulacro. Le due in argento, stile impero, fatte da Maurizio Ceresa su disegno dell’arch. Valizzone, furono donate dal Municipio nel 1837 in esecuzione del voto della città per la grazia ottenuto della preservazione dal colera nel 1835. Sono a forma di vaso antico su base triangolare e poggiate su tre grifi collegati dallo stemma della città. Le altre due lampade d’argento appese a catenelle, furono offerte da re Carlo Alberto per la solenne imposizione della corona vaticana alla B.V. della Salve fatta dal vescovo Andrea Pasio il 28 maggio 1843; alle grandiosi feste partecipò lo stesso re con la sua famiglia. Su ogni lampada si notano tre scudetti con le seguenti lettere incrociate: CCR – DDD – BMV. In questa cappella sono conservate anche due insigni reliquie della Passione di Gesù Cristo.