La gioia di essere Chiesa

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La gioia di essere Chiesa

“La gioia di essere Chiesa” è la nuova Lettera pastorale di monsignor Guido Gallese, vescovo di Alessandria, indirizzata “al clero, ai consacrati, ai fedeli laici e a tutti i fratelli di buona volontà“.

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La gioia di essere Chiesa

Lettera pastorale 2024-2025

Guido Gallese,
successore degli apostoli
di Gesù Cristo
presso la Chiesa di Alessandria,
nell’850º anniversario
della sua erezione,
a chi è scoraggiato,
alle persone che soffrono,
a coloro che stanno cercando Dio,
a coloro che hanno ricevuto
il dono del Battesimo,
pace a voi!

1. Il giubileo della Diocesi di Alessandria

In concomitanza con il Giubileo Universale Ordinario, che si svolge ogni 25 anni a Roma, la nostra Diocesi celebra, come già detto, un Giubileo particolare per la ricorrenza degli 850 anni dell’erezione della Diocesi, avvenuta nel 1175. Che cos’è un giubileo? Nell’Antico Testamento era un anno di grazia che ricorreva dopo “sette settimane di anni”, ossia quarantanove anni (Lv 25,8-16); il cinquantesimo era un anno santo in cui ciascuno rientrava in possesso dei terreni che aveva venduto. Il giubileo prende il nome dallo jobel, il corno che veniva suonato per annunciarne l’inizio. Esso era talmente caratterizzato dalla gioia che in italiano ne è derivato il vocabolo “giubilo” per indicare un sentimento di gioia intensa ed intima.
La Chiesa Diocesana è l’unità fondamentale della Chiesa: la Chiesa Cattolica (cioè Universale) è costituita da tante Chiese (comunità) diocesane, ciascuna con un pastore: il vescovo. La Chiesa di Roma è quella il cui pastore, il Papa, è chiamato a sovrintendere alla comunione della Chiesa, con lo scopo di tenerla unita. Ogni comunità diocesana è costituita dai fedeli battezzati che formano in essa un solo corpo e che si riuniscono in comunità parrocchiali (territoriali) o elettive (gruppi, associazioni, movimenti). Le comunità si caratterizzano per essere un gruppo di battezzati perseveranti nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane (celebrazione eucaristica) e nelle preghiere. Questo per la parte istituzionale.
Nella vita concreta, però, la Chiesa Diocesana, voluta da Dio per santificare il suo popolo che abita nelle nostre terre alessandrine, è un mistero bellissimo e grandioso – da contemplare – che si svolge nella storia, lungo i secoli. Centinaia di migliaia di persone si sono avvicendate, abitando la nostra terra, fino ai nostri giorni, vivendo il mistero di Cristo, presentandogli le gioie e gli affanni del loro tempo, sforzandosi di vivere il suo Vangelo, affrontando i problemi della vita di tutti i giorni, le malattie, la povertà, le ingiustizie, la morte. Godendo anche delle risposte di Dio al suo popolo, della gioia che il Signore non fa mancare ai suoi fedeli, della presenza di tanti santi in mezzo al suo popolo. Tra questi, una piccola minoranza: i santi riconosciuti dalla Chiesa ufficialmente e canonizzati. Avendo coscienza che abbiamo in cielo tutti i santi della Diocesi nelle persone che già hanno compiuto il loro cammino terreno, vogliamo fare memoria in questo anno giubilare, in modo particolare, dei santi canonizzati, dei quali ci è stata tramandata qualche notizia. Considerando l’esito del loro tenore di vita, imitiamone la fede.

Durante questo anno si terranno numerose iniziative: il Giubileo della nostra Diocesi, che si sovrapporrà (ma non coinciderà) con quello universale, si svolgerà tra le due feste di San Baudolino del 2024 e 2025. In queste due date apriremo e chiuderemo la Porta Santa della Cattedrale che fungerà da richiamo per questo anno: essa indicherà la grazia che abbiamo di poter passare attraverso Cristo, porta di salvezza, e quindi di poter ottenere le indulgenze che la Chiesa ci concede ad ogni visita alla Cattedrale (una volta al giorno). Le condizioni per lucrare l’indulgenza sono: recitare il Credo, recitare un Pater, Ave e Gloria secondo le intenzioni del Sommo Pontefice, avere la disaffezione dai propri peccati anche veniali e completare queste opere con la Confessione e la Comunione entro gli otto giorni prima o dopo la visita (queste valgono anche per più indulgenze). Dalla Porta Santa, similmente al Giubileo della Misericordia, si snoderà un cammino che per tutto l’anno giubilare ci aiuterà a far sì che il nostro cuore si muova passo dopo passo verso Cristo: avrà la caratteristica di essere ripetibile con opzioni diverse e ci accompagnerà a conoscere i nostri santi e a chiedere la loro intercessione.
Non mancherà il pellegrinaggio della Diocesi a Roma per il Giubileo Universale Ordinario, dal 16 al 19 marzo 2025 (Ndr: potrai trovare tutte le iniziative per i festeggiamenti sul nostro sito diocesialessandria.it).

Alcuni spunti spirituali

Giubileo come GIUBILO
Il Giubileo è innanzitutto un tempo di gioia, un anno in cui si fa l’esperienza di un Dio che salva, che libera, che rompe la catena della schiavitù, che ti mette nuovamente in possesso dei tuoi beni. Se non godiamo di questa gioia, non ne viviamo lo spirito vero. Cristo è venuto realmente a donarci l’esperienza della gioia. Molte persone invece pensano che i santi siano persone tristi: a questo abbiamo ridotto il cristianesimo con la nostra “testimonianza”. Quest’anno sia un’esperienza di gioia!

1Pt 1,3-13
3Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, 4per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, 5che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo.
6Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, 7affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco – torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. 8Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, 9mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime.
10Su questa salvezza indagarono e scrutarono i profeti, che preannunciavano la grazia a voi destinata; 11essi cercavano di sapere quale momento o quali circostanze indicasse lo Spirito di Cristo che era in loro, quando prediceva le sofferenze destinate a Cristo e le glorie che le avrebbero seguite. 12A loro fu rivelato che, non per se stessi, ma per voi erano servitori di quelle cose che ora vi sono annunciate per mezzo di coloro che vi hanno portato il Vangelo mediante lo Spirito Santo, mandato dal cielo: cose nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo.
13Perciò, cingendo i fianchi della vostra mente e restando sobri, ponete tutta la vostra speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si manifesterà.

Giubileo come LIBERAZIONE
La gioia è principalmente una gioia di liberazione. Se vogliamo veramente provare gioia, liberiamoci! In realtà da soli non possiamo liberarci: lasciamoci liberare da chi può! Gesù ci ha insegnato a chiederlo nel Padre nostro: liberaci dal male.

Gv 8,23-36
23E diceva loro: “Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. 24Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati”. 25Gli dissero allora: “Tu, chi sei?”. Gesù disse loro: “Proprio ciò che io vi dico. 26Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo”. 27Non capirono che egli parlava loro del Padre. 28Disse allora Gesù: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. 29Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite”.
30A queste sue parole, molti credettero in lui. 31Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: “Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; 32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. 33Gli risposero: “Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?”. 34Gesù rispose loro: “In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. 36Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero.

Giubileo come PERDONO
Al cuore del Giubileo sta il perdono: perché nel cristianesimo la gioia non viene dal trionfo sui nemici, ma dalla pace più profonda del perdono di coloro che riteniamo nostri nemici. La gioia della vita cristiana viene dal perdono di Cristo sancito con l’offerta sacerdotale di sé sulla croce. E così accadrà per tutta la storia attraverso le nostre battaglie spirituali che vinceremo nello stesso modo in cui Cristo ha vinto il male e vincerà la battaglia di Armaghedòn: quel giorno si presenterà alla testa delle schiere celesti su un cavallo bianco, come tutti, vestito di lino bianco, come tutti, indossando un mantello intriso di sangue, diversamente da tutti. Quel sangue sparso, il suo sangue sparso sulla croce, è il titolo della vittoria, che non avviene per lo spargimento del sangue altrui, ma per lo spargimento del proprio. La battaglia porta ad evidenza la verità già accaduta sul Calvario (furono uccisi dalla spada a due tagli che esce dalla bocca del Verbo di Dio). Ma questo perdono, il grande perdono di Dio, non si diffonde nel mondo e nella storia senza che a nostra volta perdoniamo: i sacramenti che donano il perdono, ciascuno a proprio titolo, e la nostra preghiera non rimangono confinati nell’ambito del sacro, ma si legano indissolubilmente ai rapporti reali tra le persone, per cui diventano veramente efficaci quando noi nella realtà perdoniamo. Gesù ce lo ha voluto insegnare nel Padre nostro: rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori!

Mc 11,24-25
24Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. 25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe”.

Eb 9,12-22
12Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. 13Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, 14quanto più il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente?
15Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa. 16Ora, dove c’è un testamento, è necessario che la morte del testatore sia dichiarata, 17perché un testamento ha valore solo dopo la morte e rimane senza effetto finché il testatore vive. 18Per questo neanche la prima alleanza fu inaugurata senza sangue. 19Infatti, dopo che tutti i comandamenti furono promulgati a tutto il popolo da Mosè, secondo la Legge, questi, preso il sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana scarlatta e issòpo, asperse il libro stesso e tutto il popolo, 20dicendo: Questo è il sangue dell’alleanza che Dio ha stabilito per voi. 21Alla stessa maniera con il sangue asperse anche la tenda e tutti gli arredi del culto. 22Secondo la Legge, infatti, quasi tutte le cose vengono purificate con il sangue, e senza spargimento di sangue non esiste perdono.

Ap 19,11-21
11Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava Fedele e Veritiero: egli giudica e combatte con giustizia.
12I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco, ha sul suo capo molti diademi; porta scritto un nome che nessuno conosce all’infuori di lui. 13È avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è: il Verbo di Dio. 14Gli eserciti del cielo lo seguono su cavalli bianchi, vestiti di lino bianco e puro. 15Dalla bocca gli esce una spada affilata, per colpire con essa le nazioni. Egli le governerà con scettro di ferro e pigerà nel tino il vino dell’ira furiosa di Dio, l’Onnipotente. 16Sul mantello e sul femore porta scritto un nome: Re dei re e Signore dei signori.
17Vidi poi un angelo, in piedi di fronte al sole, nell’alto del cielo, e gridava a gran voce a tutti gli uccelli che volano: 18”Venite, radunatevi al grande banchetto di Dio. Mangiate le carni dei re, le carni dei comandanti, le carni degli eroi, le carni dei cavalli e dei cavalieri e le carni di tutti gli uomini, liberi e schiavi, piccoli e grandi”.
19Vidi allora la bestia e i re della terra con i loro eserciti, radunati per muovere guerra contro colui che era seduto sul cavallo e contro il suo esercito. 20Ma la bestia fu catturata e con essa il falso profeta, che alla sua presenza aveva operato i prodigi con i quali aveva sedotto quanti avevano ricevuto il marchio della bestia e ne avevano adorato la statua. Ambedue furono gettati vivi nello stagno di fuoco, ardente di zolfo. 21Gli altri furono uccisi dalla spada che usciva dalla bocca del cavaliere; e tutti gli uccelli si saziarono delle loro carni.

Giubileo come CHIAMATA
Il corno risuona per la chiamata. Chiama alla gioia. Come del resto le trombe dell’Apocalisse chiamano alla gioia del ritorno del Signore. Il corno chiama e ci dice: “Gioisci! Il Signore è vicino!”. Il Giubileo è chiamata dell’Amore e chiamata all’Amore. Nell’anno giubilare viene mostrato il volto di Dio, Misericordia infinita (dunque amore), che chiama a Sé. Ri-chiama coloro che sono già parte del suo popolo, coloro che come il figliol prodigo si sentiranno invitati a tornare alla Casa del Padre (la Chiesa); chiama coloro che, attratti da questo Amore e dalla Chiesa – il cui movimento vedranno in questo anno di grazia – desidereranno entrare a far parte di essa. È una chiamata a essere figli e a riscoprire con meraviglia nuova l’essenza di questa figliolanza, per viverla veramente. Gesù ci ha insegnato nel Padre nostro a chiamare Dio col nome di “Padre”: Padre nostro! Che dolcezza questo nome sulle nostre labbra e nel nostro cuore: Padre, Dio è Padre! Non è distaccato o indifferente, ma ci segue con amore. Qualche volta ci lascia anche cadere, perché non è un padre invasivo, ma ci chiama e ci ri-chiama alla vita con Lui. La chiamata passa nella concretezza di una scelta da fare, come vediamo nell’invito di Gesù a prendere il largo dato a Pietro e nella chiamata di Matteo.

Lc 5,1-11.27-32
1 Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, 2vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. 3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. 5Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. 6Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. 7Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. 8Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore”. 9Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; 10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. 11E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
27Dopo questo egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi!”. 28Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
29Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e di altra gente, che erano con loro a tavola. 30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: “Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?”. 31Gesù rispose loro: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano”.

2. Battesimo

In ordine al vivere il Giubileo della Diocesi, l’aiuto più grande lo abbiamo dal Battesimo, il sacramento che ci rende membri della Chiesa. La Diocesi è un insieme di battezzati, un corpo, una Chiesa. In questa seconda sezione vogliamo ri-comprendere il Battesimo per essere in grado di ottenerne più grazia per la nostra vita quotidiana. Riportiamo sostanzialmente quanto detto dai prænotanda del Rito del Battesimo dei Bambini (da ora in avanti RBB) ai numeri dal 3 al 6, con qualche aggiunta per lo più dal Catechismo della Chiesa Cattolica.

Il battesimo, sacramento dell’iniziazione cristiana
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica, si parla del Battesimo nel contesto dei sacramenti e in particolare all’inizio dei sacramenti dell’Iniziazione Cristiana, dicendo che “il santo Battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana” (CCC 1213).
Sacramento: segno efficace della grazia di Dio. È un segno, ma diversamente da quei segni che per natura derivano dalla loro sostanza (es.: Il fumo segno di un fuoco, di una combustione), esso è un segno strano, perché invece “genera” (pone in atto) la sostanza di cui è segno. Di conseguenza il sacramento offre all’uomo un segno materiale per indicare che sta compiendosi un’azione spirituale; essa avviene esattamente nel momento in cui viene posto quel segno. Nel caso del sacramento del Battesimo, quando viene posto l’atto del ministro che infonde l’acqua sul battezzando (o immerge nell’acqua il battezzando) dicendo “Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, si genera nell’anima del fedele una modificazione permanente che la porta ad attingere ai benefici della salvezza offerta da Gesù con il suo sacrificio sulla Croce.
Battesimo: significa immersione. Già il fatto che l’inizio della vita cristiana sia chiamato “immersione” è molto significativo. Dobbiamo recuperare il senso profondo della vita cristiana che, prima di essere un agire, è un essere immersi in un Mistero.
Nome: nelle lingue semitiche il nome dice l’essenza stessa, il mistero della persona, al punto che quando ci si presentava a semplici conoscenti non si diceva il proprio vero nome, ma uno di uso comune. Essere battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo significa essere immersi nel Mistero del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana: sono tre, Battesimo, Cresima ed Eucaristia. Essi iniziano la vita cristiana in noi, attivano la dinamica essenziale della vita nello Spirito. Il Battesimo è in ordine alla nostra salvezza personale; la Cresima è il sacramento della testimonianza, perciò ci fa essere collaboratori della salvezza degli altri o, come dice San Paolo, collaboratori della loro gioia (cfr 1Cor 1,24); l’Eucaristia è il sacramento mediante il quale presentiamo al Signore l’ordinarietà della nostra vita quotidiana, e offrendola (attraverso il nostro sacerdozio battesimale) in spirito di ringraziamento (“Eucaristia” in greco significa “ringraziamento”) essa diviene evento di grazia e fonte di gioia per me e per i miei fratelli. Gesù ci ha insegnato come fare: la tragedia della sua tortura a morte è diventata salvezza per tutti e fonte di gioia per ogni uomo nella storia.

Che tipo di sacramento è il battesimo
“Il Battesimo produce un effetto permanente e definitivo, che dalla liturgia latina è posto in rilievo nel momento in cui i battezzati, alla presenza del popolo di Dio, ricevono l’unzione del crisma” (RBB 4).
Il crisma si usa in tre sacramenti: Battesimo, Cresima e Ordine. Esso indica che il sacramento non ha lo scopo principale di dare una grazia hic et nunc, qui e ora, ma di strutturare l’anima di chi lo riceve a svolgere una certa operazione. In teologia si dice: è un sacramento che dà un “carattere”, imprime un sigillo. Per questo il Battesimo non si ripete; una volta che una capacità ti è data, ti è data: non ha senso riceverla di nuovo. Nell’ebraismo si ungevano principalmente tre categorie di persone: i profeti, i sacerdoti e i re. L’unzione significava la consacrazione, indicava che Dio ti usava permanentemente per qualcosa. Il crisma ci rende partecipi del profetismo, del sacerdozio e della regalità di Cristo. Ma questo lo fa in modalità diverse a seconda del sacramento. Nel Battesimo è in ordine alla nostra salvezza (in latino: salus, che significa anche salute, benessere); per capirci, è come per le cure termali, le spa (acronimo di salus per aquam, ovvero salute attraverso l’acqua). Il Battesimo ci fa vivere bene in ordine al benessere spirituale. Nella Cresima la partecipazione ai tre doni profetici, sacerdotali e regali di Cristo avviene in ordine al benessere altrui, come abbiamo già detto. Nell’Ordine avviene per il benessere di una realtà ancora differente, la Chiesa, vista come Corpo mistico di Cristo, composto di diverse membra. Attraverso l’ordine vengono conferiti i sacramenti che fanno star bene questo Corpo mistico.

Cos’è il battesimo
“È anzitutto il sacramento di quella fede, con la quale gli uomini, illuminati dalla grazia dello Spirito Santo, rispondono al Vangelo di Cristo” (RBB 3).
Fede: atteggiamento tramite il quale l’uomo si relaziona a Dio con fiducia, abbandonandosi a Lui e consegnando a Lui la propria vita. Tramite la fede (che è comunque suscitata da Dio nell’uomo), l’uomo si fida di Dio e accoglie attraverso di essa quella salvezza che ci è stata ottenuta dal sangue di Cristo versato sulla croce. Questa azione gratuita di Dio è chiamata da S. Paolo “giustificazione” (atto per cui vieni reso giusto, cioè santo). Egli ci insegna che ciò che veramente ci rende santi non sono le nostre azioni compiute secondo la legge di Dio, ma quella fede, vera e profonda, per la quale noi veniamo santificati da Dio, arrivando anche a compiere le opere della fede.
Grazia: è una particolare azione dello Spirito Santo.
Spirito Santo: è la terza persona della Trinità. La missione di Gesù sulla terra ha lo scopo di donare lo Spirito Santo agli uomini. Gesù ascende alla destra del Padre da dove intercede per noi, ma lo Spirito Santo deve agire nel mondo perché “se uno non nasce da acqua e Spirito non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3,5); “Colui infatti che Dio ha mandato dice la parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito” (Gv 3,34); “viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità” (Gv 4,23-24). Lo Spirito Santo è il motore di tutta la vita cristiana, sia dei singoli fedeli, che della Chiesa, come corpo mistico.

Il Vangelo di Cristo: il Vangelo è il bell’annuncio che il Signore Gesù porta nel mondo, quello per cui all’uomo è data la possibilità di vivere la salvezza, di vivere in salute in questo mondo e di ottenere la vita eterna nell’altro, assieme a tutti gli angeli e i santi, al cospetto di Dio.

La sostanza del battesimo
Il Signore ci vuole comunicare la sua salvezza che è: liberazione dalla morte eterna, liberazione dalla schiavitù del peccato, vita in abbondanza. Libertà e gioia.
• liberazione dalla morte eterna: il diavolo vuole portare il mondo e gli uomini all’annientamento
• liberazione dalla schiavitù del peccato: il diavolo spinge l’uomo al peccato per realizzare il suo piano di annientamento
• vita in abbondanza: è la modalità di una vita piena e gioiosa, che ci porta in Cielo.

Come produce gli effetti il battesimo
“Il Battesimo, più efficace di ogni purificazione dell’antica legge, opera questi effetti in forza del mistero della passione e risurrezione del Signore. Infatti coloro che ricevono il Battesimo, segno sacramentale della morte di Cristo, con lui sono sepolti nella morte e con lui vivificati e risuscitati. Così si commemora e si attua il mistero pasquale, che è per gli uomini passaggio dalla morte del peccato alla vita” (RBB 6). Attraverso il Battesimo muoio con Cristo e risorgo con Lui: sono inserito nel mistero pasquale. Risorgere mi dà la vita nuova, che ha alcuni effetti particolari.
Rm 6,3-18
3O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? 4Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. 5Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione. 6Lo sappiamo: l’uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse reso inefficace questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. 7Infatti chi è morto, è liberato dal peccato. 8Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, 9sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. 10Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. 11Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù. 12Il peccato dunque non regni più nel vostro corpo mortale, così da sottomettervi ai suoi desideri. 13Non offrite al peccato le vostre membra come strumenti di ingiustizia, ma offrite voi stessi a Dio come viventi, ritornati dai morti, e le vostre membra a Dio come strumenti di giustizia. 14Il peccato infatti non dominerà su di voi, perché non siete sotto la Legge, ma sotto la grazia. 15Che dunque? Ci metteremo a peccare perché non siamo sotto la Legge, ma sotto la grazia? È assurdo! 16Non sapete che, se vi mettete a servizio di qualcuno come schiavi per obbedirgli, siete schiavi di colui al quale obbedite: sia del peccato che porta alla morte, sia dell’obbedienza che conduce alla giustizia? 17Rendiamo grazie a Dio, perché eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quella forma di insegnamento alla quale siete stati affidati. 18Così, liberati dal peccato, siete stati resi schiavi della giustizia.

Gli effetti del battesimo
Tra gli effetti ne ricordiamo cinque: “Il Battesimo è il sacramento che incorpora gli uomini alla Chiesa, li edifica come abitazione di Dio nello Spirito, li rende regale sacerdozio e popolo santo, ed è vincolo sacramentale di unità fra tutti quelli che lo ricevono” (RBB 4); “Il Battesimo, lavacro dell’acqua unito alla parola, rende gli uomini partecipi della vita di Dio e della adozione a suoi figli” (RBB 5).
1. Incorpora gli uomini alla Chiesa: la vita cristiana non è atto individuale ma azione di un Corpo nel quale io sono un membro, un organo. Le più grandi azioni nella vita di un cristiano si compiono in quanto Corpo mistico di Cristo, non a titolo personale, pur se siamo ispirati. I carismi (= doni gratuiti di Dio) nella Chiesa vengono dall’essere un solo corpo e i nostri ministeri (= servizi) nella nostra comunità, sono fondati sui carismi, che vanno riconosciuti dai pastori. Essi hanno, tra gli altri, questo compito in virtù del sacramento dell’Ordine.

Rm 12,4-8
4Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, 5così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. 6Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; 7chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all’insegnamento; 8chi esorta si dedichi all’esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.

1Cor 12,4-31
4Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; 6vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. 7A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: 8a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; 9a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; 10a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. 11Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole. 12Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. 13Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. 14E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. 15Se il piede dicesse: “Poiché non sono mano, non appartengo al corpo”, non per questo non farebbe parte del corpo. 16E se l’orecchio dicesse: “Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo”, non per questo non farebbe parte del corpo. 17Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato? 18Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. 19Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? 20Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. 21Non può l’occhio dire alla mano: “Non ho bisogno di te”; oppure la testa ai piedi: “Non ho bisogno di voi”. 22Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; 23e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, 24mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, 25perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. 26Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. 27Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. 28Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. 29Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? 30Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? 31Desiderate invece intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime.

2. Li edifica come abitazione di Dio nello Spirito: se sono abitazione di Dio, sono tempio di Dio, come Gesù diceva nel famoso brano della scacciata dei mercanti dal tempio. Come si rende culto a Dio? Facendo un commercio spirituale? Ci viene spontaneo dire: “io faccio questo, ma tu per favore fammi questa grazia”: è un commercio. L’anima è luogo di preghiera, non di commercio. E quando cerco di ottenere cose che non mi spettano, perché non desidero entrare in relazione vera con Dio, perché non mi fido (=non ho fede) ma ne ho paura, allora l’anima diventa una spelonca di ladri. Dunque, come si rende culto a Dio? Dio è spirito e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità, come dice Gesù alla donna Samaritana (Gv 4,24). Adorare il Padre in Spirito e Verità è una formula che coinvolge tutte e tre le persone della Trinità, che ci inabitano. E Dio cerca tali adoratori, come dice letteralmente il testo greco di San Giovanni (Gv 4,23). Tra le modalità di adorazione che discendono da questo brano, l’adorazione eucaristica è una delle preghiere più forti e sorprendenti nella Chiesa, perché in quel lungo silenzio il Signore parla, eccome! Sono arrivato in Alessandria con un sogno: vivere l’adorazione eucaristica perpetua in qualche luogo nella nostra Diocesi. C’è qualcuno, presbiteri e fedeli, che desidera provare questa magnifica avventura nella quale il Signore riversa le sue grazie su una Chiesa?

1Cor 6,19-20;
19Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. 20Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

Gv 4,19-24
19Gli replica la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. 21Gesù le dice: “Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità”.

3. Li rende regale sacerdozio e popolo santo; di alleanza con l’uomo: “Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Es 19,6). Abbiamo già parlato dal fatto che con il battesimo si riceve la partecipazione al dono profetico, sacerdotale e regale di Cristo. È il dinamismo base della vita cristiana, che si compie in un contesto di ringraziamento.

1Pt 2,1-10.19-25
1 Allontanate dunque ogni genere di cattiveria e di frode, ipocrisie, gelosie e ogni maldicenza. 2Come bambini appena nati desiderate avidamente il genuino latte spirituale, grazie al quale voi possiate crescere verso la salvezza, 3se davvero avete gustato che buono è il Signore. 4Avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, 5quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo.
6Si legge infatti nella Scrittura:

Ecco, io pongo in Sion
una pietra d’angolo, scelta, preziosa,
e chi crede in essa non resterà deluso.

7Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono

la pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata pietra d’angolo
8e sasso d’inciampo, pietra di scandalo.

Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. 9Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa. 10Un tempo voi eravate non-popolo, ora invece siete popolo di Dio; un tempo eravate esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia.
19Questa è grazia: subire afflizioni, soffrendo ingiustamente a causa della conoscenza di Dio; 20che gloria sarebbe, infatti, sopportare di essere percossi quando si è colpevoli? Ma se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio.
21A questo infatti siete stati chiamati, perché

anche Cristo patì per voi,
lasciandovi un esempio,
perché ne seguiate le orme:
22egli non commise peccato
e non si trovò inganno sulla sua bocca;
23insultato, non rispondeva con insulti,
maltrattato, non minacciava vendetta,
ma si affidava a colui
che giudica con giustizia.
24 Egli portò i nostri peccati nel suo corpo
sul legno della croce,
perché, non vivendo più per il peccato,
vivessimo per la giustizia;
dalle sue piaghe siete stati guariti.
25Eravate erranti come pecore,
ma ora siete stati ricondotti
al pastore e custode delle vostre anime.

Ap 5,6-10
6Poi vidi, in mezzo al trono, circondato dai quattro esseri viventi e dagli anziani, un Agnello, in piedi, come immolato; aveva sette corna e sette occhi, i quali sono i sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra.
5,6 Cristo-Agnello è una caratteristica dell’Apocalisse e della teologia giovannea (vedi Gv 1,29.36). L’Agnello appare con i segni del suo sacrificio redentore; sta in piedi a indicare Cristo risorto e glorificato, ma come immolato, con allusione alla passione. La pienezza di corna, di occhi e di spiriti simboleggia l’onnipotenza, l’onniscienza e la pienezza dello Spirito (vedi Is 11,1-2).
7Giunse e prese il libro dalla destra di Colui che sedeva sul trono. 8E quando l’ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all’Agnello, avendo ciascuno una cetra e coppe d’oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi, 9e cantavano un canto nuovo:

“Tu sei degno di prendere il libro
e di aprirne i sigilli,
perché sei stato immolato
e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue,
uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione,
10e hai fatto di loro, per il nostro Dio,
un regno e sacerdoti,
e regneranno sopra la terra”.

4. È vincolo sacramentale di unità fra tutti quelli che lo ricevono: l’unità della Chiesa è il bene sommo. Niente unità significa niente Chiesa e quindi niente grazie. Non è un caso che il Signore Gesù abbia fatto una bellissima preghiera per l’unità, la sera prima di morire (cfr Gv 17,20-26). La forza per mantenere questa unità viene dal sacramento del Battesimo.

Ef 4,1-6
1 Io dunque, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, 2con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, 3avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. 4Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; 5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. 6Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.

Gv 17,20-26
20Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: 21perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
22E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. 23Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
24Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
25Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. 26E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”.

5. Rende gli uomini partecipi della vita di Dio e della adozione a suoi figli: Se il Battesimo ci rende figli di Dio è perché possiamo vivere come il Figlio di Dio e ottenerne le prerogative. Gesù ci ha insegnato a chiamare Dio con l’appellativo di “Padre”.

Rm 8,1-21
1 Ora, dunque, non c’è nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. 2Perché la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. 3Infatti ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, 4perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito.
5Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. 6Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. 7Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. 8Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio.
9Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. 10Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. 11E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
12Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, 13perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete. 14Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. 15E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”. 16Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. 17E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
18Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. 19L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. 20La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza 21che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.

1Gv 3,1-11
1 Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. 2Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
3Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro. 4Chiunque commette il peccato, commette anche l’iniquità, perché il peccato è l’iniquità. 5Voi sapete che egli si manifestò per togliere i peccati e che in lui non vi è peccato. 6Chiunque rimane in lui non pecca; chiunque pecca non l’ha visto né l’ha conosciuto.
7Figlioli, nessuno v’inganni. Chi pratica la giustizia è giusto come egli è giusto. 8Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché da principio il diavolo è peccatore. Per questo si manifestò il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo. 9Chiunque è stato generato da Dio non commette peccato, perché un germe divino rimane in lui, e non può peccare perché è stato generato da Dio. 10In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il suo fratello.
11Poiché questo è il messaggio che avete udito da principio: che ci amiamo gli uni gli altri.

3. Riferimento biblico: Giàiro e l’emorroissa

Il Giubileo come evento ecclesiale ci ha dato l’opportunità di una riflessione di verifica della nostra esperienza cristiana che ha la sua origine sacramentale nel Battesimo. Possiamo trovare nelle storie evangeliche di Giàiro e dell’emorroissa due figure emblematiche, tra le tante, di come gli uomini, attratti dalla figura di Cristo, cerchino in lui la risposta ai propri bisogni fidandosi della sua potenza salvatrice. Così è nata gradualmente nel tempo la comunità di coloro che hanno sperimentato la potenza di Cristo, lo hanno seguito e sono stati rinnovati totalmente con la grazia del Battesimo. Solitamente gli uomini si aggregano per una finalità, perché desiderano realizzare qualcosa assieme. Nella Chiesa, invece, ci si aggrega perché si è fatta un’esperienza e si vuole viverci dentro, a prescindere da quello che accadrà. La caratteristica della vita cristiana diventa quindi più la gioia, da conservare e rinnovare, di qualsiasi altra considerazione.

40Al suo ritorno, Gesù fu accolto dalla folla, perché tutti erano in attesa di lui. 41Ed ecco, venne un uomo di nome Giàiro, che era capo della sinagoga: si gettò ai piedi di Gesù e lo pregava di recarsi a casa sua, 42perché l’unica figlia che aveva, di circa dodici anni, stava per morire.
Mentre Gesù vi si recava, le folle gli si accalcavano attorno. 43E una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, la quale, pur avendo speso tutti i suoi beni per i medici, non aveva potuto essere guarita da nessuno, 44gli si avvicinò da dietro, gli toccò il lembo del mantello e immediatamente l’emorragia si arrestò. 45Gesù disse: “Chi mi ha toccato?”. Tutti negavano. Pietro allora disse: “Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia”. 46Ma Gesù disse: “Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me”. 47Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, tremante, venne e si gettò ai suoi piedi e dichiarò davanti a tutto il popolo per quale motivo l’aveva toccato e come era stata guarita all’istante. 48Egli le disse: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace!”.
49Stava ancora parlando, quando arrivò uno dalla casa del capo della sinagoga e disse: “Tua figlia è morta, non disturbare più il maestro”. 50Ma Gesù, avendo udito, rispose: “Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata”. 51Giunto alla casa, non permise a nessuno di entrare con lui, fuorché a Pietro, Giovanni e Giacomo e al padre e alla madre della fanciulla. 52Tutti piangevano e facevano il lamento su di lei. Gesù disse: “Non piangete. Non è morta, ma dorme”. 53Essi lo deridevano, sapendo bene che era morta; 54ma egli le prese la mano e disse ad alta voce: “Fanciulla, àlzati!”.
55La vita ritornò in lei e si alzò all’istante. Egli ordinò di darle da mangiare. 56I genitori ne furono sbalorditi, ma egli ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto.

Questo brano ci chiama a metterci nei panni di due poveracci: il primo si trova con un figlia giovanissima morente, la seconda è una donna che è andata sul lastrico per curare inutilmente le perdite di sangue che la affliggono da dodici anni ed è ancora ammalata. Sono due storie parallele, una cominciata con la gioia della nascita di una figlia, dodici anni prima, l’altra cominciata con una tristezza dodici anni prima: una lunga malattia ha consumato le risorse interiori ed economiche della donna, una malattia sta improvvisamente portando via la gioia di Giàiro. Queste storie arrivano ad intrecciarsi con Gesù.
Cominciamo da Giàiro. Egli sta soffrendo in modo indicibile perché la sua figlia amata sta morendo. No, non è giusto: non può andare così! Ma come fare a vincere l’ineluttabilità degli eventi che accadono nella vita? Ci vorrebbe qualcuno che abbia potere sulla vita. Sì, Gesù. Lui ha già guarito tante persone. Detto, fatto. Giàiro si ritrova in cammino per andare a vedere Gesù e chiedergli il grande favore. Una folla immensa si stringe a Gesù e gli apostoli, lungi dall’essere oggetto delle attenzioni della folla, stanno fungendo semplicemente da guardia del corpo, una specie di buttafuori. Spinge finché non arriva alla sua presenza, si inginocchia ai suoi piedi e lo implora di venire a guarire la sua figlia. Gesù dice di sì: che gioia! Però ora bisogna arrivare a casa prima che muoia e il viaggio non sembra così facile. Ci sono tante altre persone che stanno cercando Gesù come lui ha fatto e lo rallentano, addirittura lo fermano.
Passiamo alla donna emorroissa. No, lei non ferma Gesù. Da dodici anni ha delle perdite di sangue che la riducono ad una debolezza difficile da sopportare. Per curarsi ha speso tutti i soldi che aveva, riducendosi sul lastrico. Avendo una perdita di sangue è considerata impura e questo, secondo la legge di Dio, le impedirebbe di stare a contatto fisico con altri esseri umani perché li renderebbe tutti impuri. Tuttavia ha dentro di sé una convinzione: “Solo Gesù può guarirmi! Mi basterebbe toccarlo… Ma se lo tocco lo rendo impuro, e questo non posso farlo! Però sono convinta che basterebbe toccare solo un lembo del mantello, per essere guarita”. E così si mette in cammino. Quando comincia ad avvicinarsi a Gesù si rende conto che c’è molta più gente di quanta si aspettasse. Questo vanifica il sogno di avvicinarsi senza toccare nessuno. Ma deve guarire, deve guarire! Pian piano si fa largo tra la folla, si avvicina da dietro e cerca di toccargli il mantello. Sì, lo tocca! Dentro sente qualcosa: Gesù mi ha guarito! Non fa tempo a pensarlo, che in quel parapiglia Gesù si ferma improvvisamente e si volta, chiedendo: “Chi mi ha toccato?”. Si sente scoperta, ma non ha il coraggio di rivelarsi: possibile che Gesù si sia accorto? Pietro interviene, con la sua solita rude concretezza: “Maestro, vedi tutta questa gente che ti stringe e ti schiaccia e dici «chi mi ha toccato»? Chiunque, qua attorno, ti ha toccato, Maestro!”. Gesù non si dà per vinto: continua ad incrociare gli sguardi delle persone attorno, rispondendo a Pietro: “Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me”. “Ah, beh, se è così…”, borbotta Pietro guardandosi attorno in modo poco convinto. Lo sguardo di Gesù incrocia quello della donna e si pianta su di lei. Ella sente il calore e la forza di quello sguardo, ma nel contempo ci si sente affogare perché sa che ha infranto la legge ed è stata scoperta. Però è guarita! Timorosa e tremante si inginocchia davanti a Gesù e dice: “Sono stata io…”, e racconta la sua storia, sperando di non avere una pesante reprimenda. Gesù, che non ha distolto un solo istante lo sguardo da lei, la ascolta, partecipa interiormente, si vede. Alla fine le dice: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace!”. Niente sgridata, niente penitenza, niente: grazie! Grazie, Signore! La donna se ne va con la gioia più grande mai provata nella sua vita. È sana e felice. È guarita nel corpo e nell’anima. Che bello! Il Signore ha visitato il suo popolo!
Torniamo a Giàiro. Sì, d’accordo, c’è tanta gente che rallenta e ferma il Signore, ma ora ci si mette anche Lui a fermarsi. E per giunta chiede chi lo ha toccato, in quello spingi spingi! A un certo punto una donna si fa avanti e racconta la sua storia. Bella storia. Ma la figlia di Giàiro sta morendo. Gesù sta licenziando la donna mentre Giàiro vede arrivare il suo servo: lo conosce bene. Guardandolo in faccia ha già capito perché sia venuto da lui: “Padrone, tua figlia purtroppo è morta. Non è più il caso che importuni il maestro. Vieni, torna a casa”. Ma Gesù ha sentito e si intromette prima che Giàiro possa rispondere: “Non temere, soltanto abbi fede e sarà salvata”. Giàiro rimane strabiliato: “Soltanto abbi fede?”. Forse non ha capito bene… eppure è inequivocabile. Gli ha chiesto di aver fede proprio adesso che sa con certezza che è morta. È per lo meno strano… Il gruppo si rimette in marcia. Arrivati alla casa, Gesù si ferma e ordina a tutti di stare fuori. Prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni ed entrano nel cortile assieme a Giàiro e al servo. Dentro sono già cominciati i lamenti funebri per sua figlia: una tristezza che ammazza il cuore. Giàiro si sente morire. “La fanciulla non è morta, ma dorme!”, tuona Gesù. I cantori lo deridono e il maestro li scaccia. Gesù prende i suoi tre e i genitori ed entra nella camera della fanciulla, si avvicina deciso, la prende per una mano e le dice: “Fanciulla, alzati!”. E lei, semplicemente, si alza. È un attimo indimenticabile. I genitori sono esterrefatti dallo stupore. Gioia, la gioia! Una così grande gioia che non si riesce nemmeno a descrivere né ad immaginare, pur avendola provata.
Ecco le due storie. Prova a usare la tua fantasia, come ho fatto io, per entrare in questa storia immedesimandoti in uno dei personaggi, di quello che ti viene più congeniale, con cui hai più similitudini. Prova a presentare a Gesù il tuo caso, supplicalo di intervenire a salvarti! Presentagli il problema che più ti angustia e chiedigli aiuto. E, soltanto, abbi fede.

4. Spunti per la vita cristiana

Cosa bisogna fare per essere cristiani? Bisognerebbe interrogare Gesù. In realtà la domanda non è tanto originale: qualcuno lo ha già interrogato. Egli risponde che i comandamenti principali dell’Antico Testamento sono due: ama Dio e ama il prossimo (cfr Dt 6,4-5; Lv 19,18). Tuttavia la sera prima di morire ci dà un comandamento nuovo: “Che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Uno potrebbe dire: “Bene, io amo il prossimo: questa è la vita di santità! Sono a posto?”. Potrebbe anche essere di no, perché Gesù ci ha comandato di amarci gli uni gli altri come Lui ha amato noi! Quella specificazione non è casuale: dobbiamo amare con lo stesso amore di Cristo; San Paolo ci dice come sia possibile: “L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5). “L’amore del Cristo infatti ci possiede; […] se uno è in Cristo è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove” (2Cor 5,14.17). “Non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Gal 2,20). “Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1,21). Se Cristo vive in me, ho un forte rapporto con il Padre, come era per Gesù. E il mio amore è quello di Dio, ricevuto con i sacramenti dell’Iniziazione cristiana, segnatamente con il Battesimo e la Cresima: “L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato” (Rm 5,5). È vero: è più comodo seguire alcuni precetti, piuttosto che seguire le ispirazioni dello Spirito Santo con il rischio da una parte di sentire la mia voce autosuggestionante e dall’altra parte di trovarsi a fare cose umanamente assurde perché lo Spirito Santo non ha il senso della misura, nelle cose umane. Le richieste assurde fanno paura. Esempio: “Chi ama padre o madre più di me non è degno di me” (Mt 10,37).
Come fare allora per vivere la vita cristiana?
Il cristianesimo è una questione seria e personale. Non è uno studio accademico, non è una teoria, ma è un fatto, un evento, qualcosa che accade misteriosamente nella vita di ciascuno e diversamente dalla vita degli altri. Ti propongo qui di ripercorrere alcuni passi fondamentali della vita cristiana perché giova riprenderli con occhi nuovi. Queste non sono cose da leggere, ma da vivere. Il suggerimento è di farlo con calma, trovando qualcuno con cui percorrere insieme questi passi e con cui raccontarseli.
Voglio indicare solo alcune indicazioni molto semplici e molto concrete per muovere dei passi spirituali e riprendere ciò che, per gli accadimenti della vita, abbiamo perduto strada facendo o non siamo nemmeno mai riusciti a vivere. Non è uno schema rigido, ma esemplificativo.

Passo 1

Abbiamo veramente voglia di essere cristiani? Dobbiamo tutti chiedercelo, nessuno escluso, dal vescovo fino all’ultimo dei catecumeni. Il Signore è molto chiaro (e ci fa male) con questa pagina del Vangelo secondo Luca.

Lc 14,25-35
25Una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e disse loro: 26”Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. 28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo. 34Buona cosa è il sale, ma se anche il sale perde il sapore, con che cosa verrà salato? 35Non serve né per la terra né per il concime e così lo buttano via. Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti”.

Non possiamo pensare di vivere una vita cristiana obtorto collo, col collo storto, andando verso Dio e desiderando altre cose. Ci ritroveremmo in pieno farisaismo, cercando di rispettare un minimo di precetti per considerarci cristiani e cercando invece di conseguire altre cose. Questo modo di tenere i piedi in due scarpe è, in fondo, la scelta dell’albero della conoscenza del bene e del male.

Passo 2

Ho sentito un annuncio su Gesù? Se sì, torno con la memoria ai più forti annunci che ho sentito. Mi convincono ancora? Cosa mi convince? Perché? Come già detto, non sono obbligato a seguire Gesù. Ho voglia di considerare e sperimentare quello che mi insegna? Sono segnato da fallimenti passati? Negli anni sono emersi problemi che mi hanno frenato fermato o messo nella condizione di accantonare il problema della vita cristiana o non dargli troppo peso in quanto irrisolvibile, almeno nel mio caso? Ho qualche ostacolo interiore?

Passo 3

Quando ho incontrato il Signore per la prima volta? È una presenza che ho dato per scontato fin da giovane o c’è un momento in cui ho avuto modo di sperimentare la sua azione forte e inequivocabile in me o in qualche fratello o sorella?

Passo 4

Sono membro di un corpo (il Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa), quindi ho un senso, uno scopo dentro quel corpo. Uno scout aveva come motto: “Essere quello che si deve essere, là dove si è”. Voglio essere ciò che sono nella Chiesa, voglio mettermi a disposizione. Il sacramento di riferimento è la Cresima: esso mi dà il corredo di grazie per mettermi a servire gli altri. Ma prima devo rivedere il mio modo di vivere il Battesimo. Esso è la mia più importante forma di servizio e ministero: l’evangelizzazione infatti parte dal fatto che io abbia una vita bella e suscita negli altri il desiderio di capirne il segreto.

Passo 5

Sono stato battezzato molto probabilmente da piccolo. Torno a quel giorno nella mia mente e sto a contemplarlo. Chiedo al Signore di rendermi conscio della grande quantità di doni che mi ha offerto con il Battesimo. Ringrazio in modo particolare per un dono che ho vissuto e mi ha fatto apprezzare la gioia della vita cristiana. Poi chiedo con il cuore l’aiuto per imparare a vivere un dono che ritengo di non aver considerato abbastanza.

Passo 6

Sono figlio: figlio di Dio. Quanto tempo è che non gusto la dolcezza di questa cosa? Mi fermo a rifletterci sopra per assimilarla. Mi metto a recitare molto lentamente il Padre nostro, cercando di gustare la paternità di Dio. Ringrazio il Padre per il dono di essere suo figlio.

Passo 7

La prima cosa da fare è riprendere possesso della mia anima: è un processo lungo, che inizia con la presa di coscienza. In quali momenti sento che non riesco a fare quello che in realtà voglio? Quando seguo semplicemente degli input che vengono dall’esterno, dalle mie voglie, da pensieri alla rinfusa? In quale situazione mi accorgo che non riesco a dominare i miei pensieri e i miei desideri? Presento a Dio il problema, cercando di capirne le cause. Gli chiedo il dono della guarigione. Quando l’ho scandagliato a sufficienza prendo la risoluzione di presentare il mio problema al mio padre spirituale. Per riprendere possesso della mia anima avrò bisogno della Grazia di Dio che mi viene incontro principalmente attraverso i sacramenti: sia quelli che mi strutturano per alcune operazioni spirituali (Battesimo e Cresima), sia quelli che mi danno una grazia attuale come la Rinconciliazione e l’Eucaristia. Di fatto si tratta di esercitare in modo ricorsivo i doni profetici, sacerdotali e regali che discendono dal Battesimo.

Passo 8

Il dono profetico mi è partecipato dal Signore Gesù con il Battesimo. Esso fa sì che io possa interpretare la Parola di Dio per la mia vita. Il mio processo di scelta delle azioni da compiere come si snoda? Qual è lo spazio per l’intervento di Dio? Quale lo spazio per il discernimento alla luce della Parola di Dio? Agisco solo con le mie risorse umane o c’è lo spazio per cui io agisca rivestito “di potenza dall’alto”? (Cfr Lc 24,49).

Lc 24,36-49
36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho”. 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
44Poi disse: “Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: “Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto”.

1Cor 2,1-4
1Anch’io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. 2Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. 3Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. 4La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza

Passo 9

Il dono sacerdotale mi è partecipato dal Signore Gesù con il Battesimo. Esso fa sì che io possa vivere la realtà così com’è, senza condizioni. L’uomo solitamente cerca di togliere i problemi per vivere bene la realtà. Il cristiano la vive a prescindere dai problemi, adattandosi a essi. Il segreto è quello di unirsi a Cristo nell’offerta amorosa di ciò che mi capita qui, oggi. Mi lamento delle cose negative che mi capitano? Oppure le offro? I miei fallimenti e tutto ciò che di negativo mi accade: mi limito a considerarli una sconfitta o ne faccio l’occasione nella quale si rafforza l’azione di Dio nella mia vita?

Col 1,21-24
21Un tempo anche voi eravate stranieri e nemici, con la mente intenta alle opere cattive; 22ora egli vi ha riconciliati nel corpo della sua carne mediante la morte, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili dinanzi a lui; 23purché restiate fondati e fermi nella fede, irremovibili nella speranza del Vangelo che avete ascoltato, il quale è stato annunciato in tutta la creazione che è sotto il cielo, e del quale io, Paolo, sono diventato ministro.
24Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa.

Passo 10

Il dono regale mi è partecipato dal Signore Gesù con il Battesimo. Esso fa sì che io possa vivere la regalità che Gesù Cristo mi ha partecipato. La regalità, tuttavia, non è sinonimo di vittoria in questa vita terrena, non mi porta ad avere una corona normale, ma una di spine. Tuttavia in questo modo io regno realmente con Cristo già in questa vita, in attesa della manifestazione della gloria eterna. Il frutto della regalità è la progressiva presa di possesso dell’anima di cui si ragionava sopra. È diventare padroni delle situazioni perché si accetta di perderle di mano e di affidarle a Dio. Come dice efficacemente San Giovanni della Croce: poiché non cercavo nulla mi è stato dato tutto. Sono determinato a essere perseverante e paziente nell’amore?

Gv 18,33-40
33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Sei tu il re dei Giudei?”. 34Gesù rispose: “Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?”. 35Pilato disse: “Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?”. 36Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. 37Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”. 38Gli dice Pilato: “Che cos’è la verità?”.
E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: “Io non trovo in lui colpa alcuna. 39Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?”. 40Allora essi gridarono di nuovo: “Non costui, ma Barabba!”. Barabba era un brigante.

Passo 11

Più io vivo il profetismo e ascolto la Parola di Dio lasciandomi sorprendere da essa, più mi dispongo a vivere il sacerdozio facendo dell’accettazione della realtà un’offerta. Più faccio questo, più vivo la regalità, dando alla mia vita una direzione tanto sicura quanto inaspettata. L’iterazione di questi tre passaggi, vissuti in comunità, nella preghiera, e con la forza e la grazia dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione, crea il miracolo della vita: il passaggio dalla morte alla vita, che è tipico del Battesimo e si realizza nel corso della vita. E così camminando nel Signore Gesù Cristo (cfr Col 2,6) che è via (Re, che guida il suo popolo verso il Regno dei Cieli), verità (profeta che ammaestra il suo popolo lungo il cammino) e vita (sacerdote che dona la salvezza al suo popolo), noi possiamo vivere la vita nuova di cui parlano i santi, l’illuminazione di cui parlavano i padri della Chiesa.

Passo 12

Il mio essere parte del corpo mistico di Cristo, cioè della Chiesa, fa sì che io abbia un ruolo dentro il corpo. Questo ruolo ha a che vedere con i carismi, dono di Dio agli uomini a beneficio della comunità. Ho qualche dono da Dio? Mi è stato fatto presente dai fratelli e sorelle della comunità? Lo coltivo? Me ne vanto? Lo metto a frutto a favore della comunità? I ministeri sono il passaggio conseguente al riconoscimento di un carisma: la comunità mi affida un certo servizio.

5. Conclusione

Dopo aver visto queste cose rimangono alcune sottolineature concrete:
• Ricordiamoci che l’adorazione eucaristica – e in particolare l’adorazione perpetua – sono una grande forza nel compiere il grande viaggio della santità che è alla base della vita cristiana. Incoraggio tutti coloro che avranno il desiderio di partecipare all’iniziativa di istituire un’adorazione perpetua, giorno e notte, nella nostra Diocesi.
• Durante questo anno pastorale avvieremo un percorso di formazione ai ministeri, che sono sommamente utili alla vita della Chiesa. Stiamo dialogando per valutare l’opportunità di aggiungere ancora qualche ministero a quelli di catechista, accolito e lettore.
• Andiamo avanti con l’avviamento delle unità pastorali e il sinodo a esse collegato: la perseveranza deve essere la nostra forza perché i grandi cambiamenti richiedono tanto tempo e molta pazienza.
• I santi alessandrini ci accompagneranno in questo anno affinché riusciamo a considerare l’esito del loro tenore di vita e imitarne la fede.
• Continuiamo a portare avanti i cambiamenti che abbiamo introdotto l’anno scorso sia nella Quaresima che nell’ottavario della Madonna della Salve, con lo scopo di rivitalizzare la nostra devozione alla Vergine Maria, nostra celeste patrona.
La Madonna tenga i suoi occhi fissi su di noi e ci aiuti a crescere nell’amore, con fedeltà, giorno dopo giorno.