Diaconato permanente
Un ministero di servizio e carità
La Chiesa, sin dall’età apostolica, ha tenuto in grande venerazione l’ordine del diaconato e la tradizione vede l’inizio di questo ministero nell’episodio dell’istituzione dei “sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito Santo e di saggezza” (At 6, l-6), ai quali gli apostoli affidano l’incarico del servizio quotidiano della carità.
Ripristinato dal Concilio ecumenico Vaticano II (1962-1965), il diaconato permanente, come ogni ministero della Chiesa, ritrova la propria identità nella partecipazione e nella ripresentazione del ministero di Cristo, Signore e servo di tutti.
Nella Lumen gentium (n. 29), si precisa, che l’imposizione delle mani al diacono è infatti per il servizio. Questa indicazione delinea l’identità specifica del diacono: egli è nella Chiesa segno specifico di Cristo servo.
Insieme nella Chiesa
Nell’esercizio del loro servizio, i diaconi dipendono necessariamente dal Vescovo, primo responsabile della formazione e del ministero diaconale nella diocesi, e sono posti in una speciale relazione con i presbiteri, in comunione con i quali sono chiamati a servire la comunità. La spiritualità del diacono, poi, cresce in un contesto di unità di vita tra legami familiari, impegno professionale e servizio pastorale, cercando, in docilità allo Spirito, una integrazione armonica del ministero con lo stato di vita che hanno abbracciato e in cui rimangono pienamente immersi (diacono celibi, sposati o vedovi).
Alcuni tratti a partire dai quali esercitare un discernimento verso il diaconato permanente:
– Cammino personale di fede e inserimento in una comunità cristiana. Il diacono non è un semplice volontario, abile nell’organizzare: il terreno normale in cui sorge e si sviluppa una chiamata al diaconato è una esperienza di fede radicata e vissuta, specialmente in parrocchia.
– Maturità globale della persona all’interno delle proprie scelte di vita, familiari e professionali.
– Stile sobrio di vita e predilezione per i poveri e gli esclusi, attitudine a farsi prossimo, in modo particolare a chi è nel bisogno, a coloro che sono ultimi nella società.
– Disponibilità ad imparare. Ai candidanti al diaconato viene proposto un cammino di formazione esigente, che chiede loro di intraprendere percorsi di maturazione a livello umano, spirituale, intellettuale, pastorale.
È necessario perciò che chi è chiamato al diaconato mostri una chiara disponibilità alla formazione e abbia il desiderio di acquisire la competenza teologica essenziale per il ministero pastorale.
– L’età minima. I candidati celibi non possono essere ordinati prima dei 25 anni di età. Chi è sposato, deve aver compiuto i 35 anni di età, con il consenso della moglie e dopo almeno 5 anni di matrimonio.
Il cammino di discernimento e di formazione verso il diaconato prevede due tappe distinte:
Discernimento
Una prima fase di discernimento, compiuta con il proprio parroco e con il delegato vescovile per il diaconato permanente. Questo momento iniziale di accompagnamento spirituale dura circa un anno e conduce alla presentazione della domanda di accoglienza al percorso di formazione al diaconato permanente.
Formazione
Una seconda fase che avvia il cammino di formazione umana, spirituale, teologica e spirituale. Il periodo di formazione dura circa tre anni, con lezioni, ritiri spirituali, colloqui personali e incontri di formazione.
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