Omelia 2° Pontificale Salve

Pontificale della Salve
Carissimi fratelli e sorelle, la liturgia di quest’oggi ci presenta pagine ricche di significato anche per noi, qua ad Alessandria. In questa solennità particolare nella quale veneriamo con grande amore la Madonna della Salve come nostra patrona, dobbiamo chiederle con forza un aiuto per tutti i bisogni di Alessandria. In questi giorni sentivo crescere, e oggi in modo particolare, queste voci che salgono a Dio; mi veniva in mente in modo un po’ buffo e simpatico, quella scena del film “Una settimana da Dio”, in cui il protagonista, che vuole fare la parte di Dio, alla fine si ritrova realmente a fare questa parte. La prima cosa che lo colpisce è sentire tutte le preghiere della gente che gli giungono, e non sa come fare con tutte queste richieste che gli entrano nella testa. Sento dentro di me i bisogni e le necessità che le persone rivolgono a Dio, e come pastore, anch’io ho una grazia particolare, e credo sia mio dovere ma anche dovere di tutti, farci carico gli uni delle preghiere degli altri, implorare il Signore per i nostri fratelli, per quanti ai piedi della Madonna le manifestano segreti, bisogni o implorazioni. Oggi, in modo particolare, siamo qui a pregare la Madonna, la Madonna della Salve, colei che sotto la croce di Gesù, ha condiviso amorevolmente la sua sofferenza. Nella seconda lettura Pietro ci ha detto: “Egli portò i nostri peccati sul legno della croce, perché non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia”; giustizia è da intendersi come santità. “Dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime”. San Pietro ci dice che c’è qualcuno che si è fatto avanti di fronte al nostro bisogno: il Signore Gesù. Ecco perché la nostra supplica cristiana assume un tono diverso; c’è qualcuno che, ancor prima che noi incominciassimo a supplicare, si è fatto avanti ed è venuto incontro al nostro bisogno. Questo qualcuno è il pastore delle pecore, il Signore Gesù. Oggi si celebra anche la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, e credo proprio che uno dei bisogni della nostra amata Chiesa sia questo: ottenere dal Signore sante vocazioni. Gesù si definisce in modo particolare: “Io sono la porta delle pecore”, una definizione piuttosto singolare, a noi non verrebbe mai in mente di paragonarci ad una porta, ma Gesù ha una fantasia particolare e trova questa definizione. Gesù ci dice ancora: “Io sono la via la verità e la vita”; è un ulteriore modo particolare di definirsi quello di Gesù, sempre sostantivato nel senso che non è colui che ci insegna la via, che ci dona la verità o che ci porta la vita; ma è la via, è la verità, è la vita, è la porta, è il pastore. Chiediamo a Dio, insieme a tante vocazioni, che ci metta in relazione con Gesù che ci chiede di passare in lui, di camminare con lui, come dice San Paolo: “Camminate nel Signore Gesù Cristo”. Contrariamente ai nostri istinti religiosi che ci portano a fare, il nostro Dio non ci chiede di fare tante cose; Dio ci chiede, prima di tutto, di credere, di cambiare dentro; questa è la grande svolta: cambiare dentro. Anche la prima omelia di San Pietro ci riporta a questo; Pietro infatti, concludeva il suo discorso nel giorno di pentecoste dicendo: “Sappia con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo, quel Gesù che voi avete crocifisso”. Questo è l’annuncio di Pietro: “Dio ha costituito Signore e Messia, quel Gesù che voi avete crocifisso”. Di fronte a questa affermazione, le persone presenti si sentirono trafiggere il cuore e, tipico istinto umano, gli chiesero: “Che cosa dobbiamo fare fratelli”. Notate l’uso dello verbo ‘dovere’: noi facilmente releghiamo la religione tra i doveri e il fare. “Che cosa dobbiamo fare fratelli?”. Anche Gesù, prima del discorso del pane di vita, alla domanda: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”, aveva risposto: “Questa è l’opera di Dio: credere in colui che ha mandato”. Che cosa dobbiamo fare? Credere. E San Pietro è sulla medesima linea: “Che cosa dobbiamo fare fratelli?”. “Convertitevi. Credete veramente in Dio. Ciascuno di voi si faccia immergere, battezzare, nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei peccati e riceverete il dono dello Spirito Santo”. Perché è così strano questo messaggio? Ma allora non serve lavorare? Certo che necessario, ma è la conseguenza dell’impulso dello Spirito Santo che vive in noi, che abita in noi e che ci guida. Gesù, parlando con Nicodemo, paragona i cristiani al vento: “Come il vento soffia dove vuole e non sai dove né dove viene né dove va’, così è di coloro che sono guidati dallo Spirito di Dio”. Non sappiamo né dove andiamo né da dove veniamo, non sappiamo niente di noi, siamo guidati, siamo un po’ come il vento. Noi paragoniamo il vento allo Spirito santo, ma Gesù lo paragona al cristiano che è guidato dallo Spirito Santo. E allora, cari fratelli e sorelle, come Vescovo e pastore di questa Chiesa, vi chiedo di unire alle vostre suppliche una preghiera particolare perché nella nostra Chiesa di Alessandria si formino e si rafforzino comunità vive, che vivano la semplicità e la schiettezza del Vangelo, con condivisione, amore reciproco, fedeltà ai sacramenti e all’insegnamento degli Apostoli. Questo io chiedo alla Madonna e, in primis, lo chiedo per noi sacerdoti, per il nostro presbiterio e i diaconi, perché insieme possiamo formare una comunità cristiana forte. Mettiamo sicuramente davanti alla Madonna i bisogni della nostra Alessandria in questo momento di difficoltà e di crisi, in modo particolare le affidiamo le preoccupazioni per il lavoro, le situazioni di povertà e tutti i bisogni che ci sono nella nostra società oggi. La Madonna della Salve che tanto amiamo, che tanto si prende cura di noi, ascolti la nostra preghiera, la esaudisca, e faccia vivere nella pace e nell’amore la nostra Alessandria.
Sia lodato Gesù Cristo.