Salve apertura

Madonna della Salve
Santa Messa di Esposizione
At 6, 1-7; Gv 6, 16-21
Carissimi fratelli e sorelle siamo giunti a festeggiare la Madonna della Salve; sono i giorni in cui la nostra città, la nostra Chiesa alessandrina dà il suo tributo di affetto e d’amore alla Madonna. Vogliamo rendere grazie a Dio ed essere riconoscenti nei confronti di Maria per tutti i benefici che otteniamo dalla sua intercessione e dalla sua presenza tra noi. Gli apostoli che si riunivano insieme alla Madonna ci fa pensare alla Chiesa con una connotazione ben precisa: questa connotazione è di collegialità, di comunione. Il riferimento alla madre di Gesù mostra come, nella comunità cristiana primitiva, aveva acquisito un ruolo particolare, perché Gesù, appena prima di morire, dalla croce le aveva affidato il suo discepolo; era rimasto solo Giovanni a rappresentare tutti noi; e sua madre l’aveva affidata al discepolo che egli amava. Questo rapporto è un rapporto profondo: la nostra Madonna della Salve è Maria sotto la croce con Giovanni, e deve essere un imprinting per la nostra Chiesa alessandrina, poiché ci richiama questa relazione, una relazione che noi abbiamo con Maria ma che intende e sottintende ciò che Maria rappresenta ovvero la Chiesa. Questa relazione profonda ci chiede, ci invita, ci chiama; ci chiede, nella nostra docilità di fede, di fare dei passi avanti nel riconoscere la Chiesa come madre; ci chiede attenzione e cura per la Chiesa nostra madre. Una madre ha cura dei figli, ma anche i figli hanno cura della madre. Voi sapete che le fasi della Chiesa sono tante: vi è questa relazione reciproca nella quale dobbiamo vivere, ma quello che conta è che, alla fine di questa storia, il legame tra Maria e Giovanni, tra la Chiesa e i suoi figli è un legame d’amore. Questo è quello che noi vogliamo vivere: un legame di profondo amore. Maria sotto la croce ama. Credo che nel cuore di Maria ci fosse lo stesso amore che era nel cuore di Gesù; lo stesso amore che ha fatto dire a Gesù: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno”, lo ha detto dei suoi crocifissori. L’amore a cui siamo chiamati è un amore che non tiene conto del torto ricevuto, fosse anche una crocifissione: questo è il compito che ci viene affidato, cari fratelli e sorelle, e non voglio sentire esoneri. Un professore può dire: “Una volta potete giustificarvi e non vi interrogo”. Io sento tante volte la gente che si giustifica dicendo: “Ma questo è troppo per me”. Poche storie, poche scuse, dobbiamo metterci di fronte a questo grande compito di amare comunque, a prescindere. Certo, è chiaro che quando si è toccati nel cuore, nei sentimenti, nella carne si fatica, si hanno delle reazioni istintive, lo sappiamo bene poiché siamo tutti uomini, ma dobbiamo avere piantato nel profondo della nostra anima il desiderio di amare, di amare comunque, di amare gratuitamente, perché questo è l’insegnamento di Gesù e di Maria al momento della grande offerta d’amore sulla croce. Questo deve essere l’imprinting della nostra Chiesa; una Chiesa che sa amare, una Chiesa per cui la misericordia non è una parolina bella da spendersi al momento opportuno, ma qualcosa che si vive, sul quale lottiamo palmo a palmo; qualcosa in cui crediamo, che vogliamo vivere e, crediamo, che si possa realizzare con tutte le nostre debolezze nella nostra Chiesa. Carissimi io desidero, in questi giorni in cui in modo particolare festeggiamo la Madonna, che ci soffermiamo sulla misericordia: Maria è la madre di misericordia è il tema di questo ottavario della Salve, e vorrei che partissimo, da questa settimana, con l’impegno preciso di amare sempre e comunque, ad ogni costo, e di fronte ad ogni difficoltà, rialzarci e ripartire ad amare. Questo farà sì che la nostra Chiesa sia una Chiesa nella quale si vive la gioia. La Vergine Maria, nostra Signora della Salve, ci accompagni su questa strada, e ci porti a gustare la dolcezza del Signore risorto che ora celebriamo nel sacramento.
Sia lodato Gesù Cristo.